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Tag: progetti culturali

Disabilità e inclusione: la strada che passa dai diritti

Conoscere per capire

Il 3 dicembre ricorre ogni anno la giornata internazionale delle persone con disabilità. Secondo le Nazioni Unite, quasi un miliardo e mezzo di persone, di cui 87 milioni in Europa,  una persona su sei nel mondo, soffre di una forma di disabilità.

Il tema della disabilità è complesso e, per riuscire ad affrontarlo anche solo parzialmente, è necessario capire che non esiste un solo tipo di disabilità ma ce ne sono molte, più o meno visibili.  Oltre alla disabilità fisica, stanno ricevendo sempre maggior riconoscimento le disabilità cognitive, quelle legate alla salute mentale e quelle definite “invisibili”, come le malattie croniche. La disabilità, in qualsiasi sua forma, è una realtà intrinseca nella natura umana; quello che può realmente fare la differenza è come la disabilità viene integrata e inclusa nella società.

Nothing About Us Without Us”, niente su di noi senza di noi. Questo famoso motto del movimento globale per i diritti delle persone con disabilità sottolinea l’importanza imprescindibile della partecipazione, rappresentazione e inclusione affinché le misure, le politiche e le iniziative rivolte alle persone con disabilità siano concepite, sviluppate e attuate insieme e dalle stesse persone con disabilità. È un cambiamento di prospettiva importante, perché la disabilità non è più un problema da sistemare, ma una realtà di vita, piena e complessa come tutte le altre.

Una delle priorità globali nell’agenda della disabilità dell’ONU è proprio l’avanzamento della capacità di leadership, ovvero di guidare e di decidere, delle persone con disabilità. Come farlo? Adottando un approccio inclusivo alla disabilità ogni volta che si deve affrontare un tema di interesse per le persone con disabilità, per esempio attraverso azioni di consultazione, raccolta dati, advocacy.

Iniziative nazionali ed europee

Nel corso degli anni sempre più iniziative, a livello internazionale, europeo e nazionale hanno preso avvio, in un’ottica di inclusione e di avanzamento dei diritti delle persone con disabilità.

Uno dei capisaldi nella legislazione sulla disabilità è la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) che stabilisce  standard minimi per i diritti delle persone con disabilità. La CRDP è stata anche la prima convenzione sui diritti umani firmata dall’Unione Europea come contraente.

In Europa il tema della disabilità è chiave, come emerge dai finanziamenti a disposizione (fondi strutturali e programma CERV) ma anche dallo sviluppo di politiche sempre più inclusive, dai trasporti (come il regolamento sui passeggeri con ridotta mobilità) al web ( come la Web Accessibility Directive, che prevede l’obbligo per gli uffici pubblici di rendere i propri siti e le proprie app accessibili) al pacchetto di misure per l’impiego delle persone con disabilità che prevede, fra le altre cose, accessibilità al posto di lavoro e il mantenimento del posto di lavoro per le persone che abbiano malattie croniche o acquisiscano disabilità sul luogo di lavoro.

Per sottolineare l’importanza dell’accessibilità degli spazi per tutti, in particolare per le persone con disabilità, l’Unione Europea ha istituito nel 2010 l’Access City Award, un premio che riconosce e valorizza le città che hanno posto l’accessibilità al centro delle proprie priorità. Una città è accessibile quando, per esempio, sono prese misure perché le persone con disabilità possano prendere autonomamente i mezzi pubblici, usare spazi pubblici come parchi e aree verdi, aver accesso e usare pienamente servizi come le biblioteche, i servizi comunali, le aree sportive.  Quest’anno il premio è stato vinto da Vienna.

In Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) include, all’interno della Missione 5 “Inclusione e coesione”, l’attuazione della riforma della legge quadro della disabilità, che mira a incentivare l’autonomia delle persone con disabilità attraverso una serie di misure e finanziamenti.

Passi avanti

Nonostante la strada sia ancora molto lunga, grazie a una nuova consapevolezza e una maggiore conoscenza, accompagnate da importanti investimenti, qualcosa sta cambiando in molti settori. Nell’ambito dell’istruzione, sono sempre di più le iniziative dedicate a rendere gli ambienti didattici più inclusivi e adattativi. Analogamente, anche gli ambienti di lavoro si stanno attrezzando, non solo rimuovendo barriere architettoniche ma creando ambienti più accessibili e modalità di lavoro più flessibili.

Un settore chiave che ha contribuito a rappresentare una nuova visione della disabilità è senza dubbio lo sport. Le Paralimpiadi, in particolare, rappresentano un momento fondamentale per celebrare tutte le discipline sportive, dove atleti e atlete con disabilità diverse competono con lo stesso spirito di determinazione e sfida.

Anche la tecnologia contribuisce al cambiamento. Diverse tecnologie, sia mediche che assistive, possono offrire un supporto fondamentale alle persone con disabilità in svariati ambiti della vita quotidiana, dall’istruzione al lavoro, fino alla vita sociale e alla salute. Tuttavia, è fondamentale che queste tecnologie vengano progettate e sviluppate in collaborazione diretta con le persone con disabilità, tenendo conto delle loro esigenze specifiche e della loro esperienza diretta.

Dalla teoria alla pratica

Alcuni progetti ci danno l’esempio di come un approccio più inclusivo e più attento a necessità diverse possa portare non solo a importanti risultati, ma anche ad innovazioni e nuove vie di sviluppo.

È il caso dei progetti VIBE e Beam up, in ambito artistico e museale, finanziati dal programma Europa Creativa, che hanno visto l’elaborazione di programmi di visite a mostre di arte contemporanea accessibili ai non vedenti.

Il Progetto Erasmus + IRENE – Increase the empoweRment of adults and migrants with spEcific learNing disordErs, +, coordinato dall’ente piemontese En.A.I.P., è invece rivolto a adulti e migranti tra i 18 e i 35 anni con difficoltà di apprendimento, spesso scoraggiati nell’apprendere una lingua straniera. Il progetto offre loro un’opportunità, al di fuori dei tradizionali percorsi scolastici, sfruttando tecnologie virtuali e strumenti di realtà digitale per facilitare l’apprendimento.

Sempre in Piemonte, il progetto Moon Climbers, guidato dalla Società Cooperativa Sociale “Il Sogno di una Cosa” O.N.L.U.S. di Collegno (TO),  ha offerto a più di 40 adulti con disabilità intellettiva un percorso di accompagnamento verso l’autonomia e autodeterminazione.

O ancora, il progetto Autonomia e Disabilità, realizzato da Fondazione CRC e conclusosi recentemente, è dedicato a promuovere una comunità inclusiva su base provinciale attraverso percorsi di accompagnamento alle famiglie, iniziative formative per gli operatori della rete dei servizi e sperimentazioni a livello territoriale. L’obiettivo principale del progetto è stato favorire azioni per aumentare l’autonomia e la piena inclusione sociale, abitativa, lavorativa e culturale delle persone con disabilità.

È importante ricordare anche il Buono Servizi Lavoro per le persone con disabilità messo a disposizione da Regione Piemonte. Il buono permette alle persone con disabilità di essere accompagnate da un esperto nella ricerca di un impiego, e alle aziende di usufruire di incentivi per l’inserimento lavorativo.

La via per l’inclusione è ancora lunga, ma solo un dialogo aperto e costruttivo sulla disabilità potrà portare ad un vero cambiamento e a nuove soluzioni, politiche e iniziative efficaci, inclusive e capaci di migliorare concretamente la qualità della vita delle persone, con o senza disabilità.

Più autonomia per una maggiore inclusione: il progetto Aiutami a fare da solo

“La grande sfida è diventare tutto ciò che hai la possibilità di diventare”. Questa è la prima frase che emerge del sito web della Cooperativa In Volo di Manta (CN) e riassume la missione di questa organizzazione, anticipando gli obiettivi del progetto di cui raccontiamo oggi: Aiutami a fare da solo.

A fronte di una crescente richiesta di aiuto e supporto, il progetto racconta di un’esperienza che ha permesso di riflettere sui modi nei quali viene vissuta la disabilità, sia da chi la vive in prima persona, sia da chi se ne fa carico tutti i giorni. Aiutami a fare da solo porta a riflettere sulle opportunità di una vita migliore per le persone con disabilità cognitive e autismo, senza negare le difficoltà e gli ostacoli quotidiani, ma mettendo in luce tutto quanto è possibile realizzare.

Due realtà, un obiettivo: aiutare a farcela da soli

Per le persone con disabilità il passaggio graduale verso una vita con maggiore autonomia e indipendenza non è sempre facile. Spesso attività come vivere in una casa da soli o con qualcuno che non sia della propria famiglia di provenienza, cercare e mantenere un lavoro e gestire le proprie attività quotidiane richiede uno sforzo aggiuntivo. In questi casi arrivare a fine giornata diventa un traguardo.

Per realizzare il proprio progetto di vita sono necessari il sostegno e l’aiuto che gli operatori dei servizi per la disabilità offrono quotidianamente, creando un rapporto di fiducia con le persone e le loro famiglie e attuando interventi che, passo dopo passo, promuovono l’inclusione nella società.

Aiutami a fare da solo è un progetto Erasmus plus cofinanziato dall’Unione Europea e realizzato con il contributo della Fondazione CRC. L’attività prende vita dalla collaborazione tra due realtà, la Cooperativa in Volo (Italia) e la Fundación Autisme Mas Casadevall (Spagna), unite dall’obiettivo di rafforzare le proprie competenze e condividere buone pratiche per offrire un sostegno più efficace alle persone con disabilità nel loro cammino verso l’autonomia e l’indipendenza.

Nonostante le differenze di ambiente e contesto le due organizzazioni si sono subito trovate in linea con gli obiettivi e le attività.

Insegnare l’indipendenza

Le attività del progetto si sono articolate in due ambiti principali: da un lato, un percorso formativo e uno scambio di esperienze tra gli operatori degli enti; dall’altro, l’elaborazione di training e di esperienze formative dedicate all’apprendimento e alla socializzazione degli adulti coinvolti.

Nel dettaglio, le due organizzazioni hanno partecipato a una formazione dedicata, mirata all’acquisizione di nuove metodologie e strategie di intervento, nonché al rafforzamento delle competenze necessarie per supportare i giovani adulti con disabilità cognitive nel costruire una vita più autonoma e più integrata nel contesto sociale. Attraverso gli incontri e lo scambio di buone pratiche, i due enti hanno avuto l’opportunità di condividere le proprie conoscenze e sviluppare soluzioni innovative per educare all’indipendenza, con l’obiettivo di generare un impatto positivo sulla qualità della vita delle persone coinvolte.

I partecipanti al progetto (gruppi di adulti italiani e spagnoli con disabilità cognitive e autismo) hanno poi intrapreso un’attività di formazione e di co-creazione, pensata per offrire loro uno spazio in cui poter esprimere le proprie esigenze e condividere i desideri per una vita più indipendente.

Il viaggio e l’incontro

Un momento importantissimo per i partecipanti al progetto è stato il viaggio della delegazione della Cooperativa in Volo in Spagna, durante il quale gli operatori della Cooperativa hanno accompagnato alcuni ragazzi a Serinyà, in Catalogna, dove ha sede l’associazione Fundación Autisme Mas Casadevall.

Durante il soggiorno, sia gli operatori che i ragazzi hanno partecipato a una serie di escursioni sul territorio e a laboratori proposti dalla Fondazione spagnola, dall’orto alla lavorazione della ceramica e alla produzione delle candele. I ragazzi si sono messi in gioco in un ambiente nuovo, lontano dal contesto famigliare e abitativo usuale e, con il supporto degli operatori, hanno potuto vivere un’esperienza di autonomia.

Vita da progettista

Le progettiste e le esperte delle Cooperativa In Volo raccontano: “Le attività di gestione di un progetto possono essere complesse, sia da un punto di vista amministrativo che da quello linguistico, ma con pazienza, impegno, e soprattutto la collaborazione dei Partner è possibile gestire con successo tutte le attività e soddisfare le richieste amministrative e di reportistica”.

E ancora: “Questo tipo di lavoro non è semplice, spesso per ogni passo avanti se ne fa uno indietro, ma vedere i ragazzi vivere con orgoglio la loro esperienza di viaggio, lontani dalla realtà quotidiana, e capaci di adeguarsi e apprezzare un nuovo contesto è un motivo di grande orgoglio e di ispirazione, e ci dà tutta la motivazione per proseguire su questo percorso”.

 

Informazioni tecniche

TITOLO DEL PROGETTO

ADU IN! AIUTAMI A FARE DA SOLO – EDUCARE ALL’INDIPENDENZA!

CORDINATORE E PARTENARIATO 

Capofila: IN VOLO SOC. COOP. SOCIALE ONLUS
Partner: FUNDACIO AUTISME MAS CASADEVALL

NOME DELLA CALL 

ERASMUS+ KA210-ADU – Small-scale partnerships inn adult education

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • 60.000,00 €  BUDGET TOTALE
  • 60.000,00 €  CONTRIBUTO

DURATA

1 ottobre 2022 – 31 marzo 2024

Il digitale per la cultura: le esperienze di Kalatà e di Casa do Menor

I progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale sono diventati fondamentali per preservare, valorizzare e rendere accessibili opere e conoscenze. La digitalizzazione non ha solo cambiato il modo in cui accediamo alla cultura, ma ha influenzato profondamente il mondo del lavoro nel settore culturale. In questo articolo presentiamo due esperienze diverse, ma unite dallo stesso obiettivo: adottare soluzioni digitali per un’offerta culturale più ampia e più accessibile.

Kalatà: uscire dagli schemi per vivere l’arte

Kalatà è un’impresa culturale, con sede a Mondovì ma attiva in tutta Italia. Nata dalla passione per la cultura e dall’idea che l’arte debba essere accessibile a tutti, Kalatà è una realtà che si dedica a valorizzare il patrimonio culturale, dando una nuova luce ai tesori architettonici italiani, proponendo percorsi che offrano la possibilità di imparare, di divertirsi, di unire profondità e leggerezza. Fondata nel 2014, nel corso degli anni Kalatà ha intrapreso un percorso di trasformazione. In un panorama di offerte turistiche tradizionali, con guide che illustrano e visitatori che ascoltano, Kalatà ha deciso di cambiare prospettiva, proponendo esperienze di visita molto più immersive, anche grazie ad un linguaggio più accessibile e coinvolgente.

Gestire processi complessi come prenotazioni, organizzazione dei gruppi e fidelizzazione dei clienti, non è stato semplice; se l’intenzione era quella di focalizzarsi su un’offerta nuova, più moderna e più competitiva, era necessario anche un cambiamento che consentisse di ottimizzare questi processi. È stato dunque grazie all’impegno, e ai contributi del PNRR e della Fondazione CRC, che Kalatà ha potuto intraprendere la strada verso una maggiore digitalizzazione, introducendo numerosi cambiamenti. Fra i principali un sito internet più completo, in cui le opzioni di visita sono più chiare, un sistema di prenotazione online semplificato, la possibilità di creare pacchetti di esperienze personalizzate, l’accesso a promozioni e sconti, e l’opzione di coinvolgere amici e lasciare feedback. La digitalizzazione di alcuni processi ha permesso di gestire più facilmente i visitatori, favorendo un processo di fidelizzazione, i cui risultati sono evidenti: fra giugno e settembre, Kalatà ha registrato un incremento di più del 20% dei clienti.

Kalatà ha affrontato un significativo cambiamento organizzativo, superando anche alcune resistenze legate ad un turismo più tradizionale.  L’energia e la determinazione nell’adottare nuove tecnologie, unite alla volontà di “far vivere una storia”, oltre alla semplice visita, hanno spinto Kalatà verso un percorso di crescita e di creazione di un nuovo modello di fruizione del patrimonio.

Casa do Menor: un viaggio dal Brasile al Piemonte, passando per l’arte e l’incontro

La storia di Casa do Menor parte dal Piemonte nel 1978, quando Padre Renato Chiera dalla Diocesi di Mondovì si sposta in quella di Nova Iguaçu, nella periferia di Rio de Janeiro. Fin da subito, il Parroco si impegna nell’aiutare i ragazzi e le famiglie del luogo, soprattutto quelle più in difficoltà, fino alla creazione delle Casa do Menor nel 1986, nome scelto dagli stessi bambini che lì avevano trovato una casa. Casa do Menor “ritorna” in Italia nel 1996, con l’obiettivo di sviluppare progetti per la cooperazione allo sviluppo, mantenendo uno stretto legame con il Brasile. Dal 2020, la sua casa è il Monastero di San Biagio.

Il Monastero non è solo la sede dell’associazione, ma un luogo di grande rilevanza per il territorio, che attira numerosi visitatori grazie alla sua storia e alle iniziative culturali. Eventi come la rassegna Tessere, i festival medievali e il Festival della Leggerezza sono solo alcuni degli appuntamenti che rendono questo luogo vivace e attrattivo. Il fatto di avere un Monastero per sede ha un forte impatto sulla missione e sulla visione culturale di Casa do Menor: così come il Monastero ha attraversato i secoli, raccogliendo storie passate e presenti, anche l’arte che custodisce deve essere capace di intrecciare le narrazioni del passato con le voci contemporanee. È dalla convinzione che l’antico e il moderno si fondano, e che le immagini sacre medievali possano ancora parlarci e trasmettere un messaggio, che nasce la volontà di Casa do Menor di offrire un nuovo approccio all’esperienza del patrimonio culturale.

Attraverso un’intensa fase di progettazione, resa possibile grazie ai finanziamenti del bando Attrazione Risorse della Fondazione CRC e ai contributi del PNRR, è stato avviato un percorso di innovazione digitale e tecnologica per rendere le visite al Monastero più complete, autonome e accessibili. Fra le innovazioni previste vi sono una bacheca multimediale che spieghi l’arte e gli affreschi della Chiesa, due video divulgativi e un tavolo interattivo che permetterà di approfondire la storia e i progetti di Casa do Menor. Inoltre, è in fase di sviluppo un’app che offrirà un percorso di visita autonomo, raccontando la storia e l’arte dell’Abbazia. In collaborazione con un’associazione per non vedenti, si sta lavorando anche a una modalità di visita per chi ha difficoltà visive, per garantire un’esperienza inclusiva per tutti.

Lo scopo ultimo di queste attività è far conoscere il Monastero ed il territorio circostante come luogo di storia e cultura, in cui realtà culturali, sociali e spirituali si incontrano.

Vita da progettista

Nonostante le differenze fra le realtà e i progetti, le esperienze di Kalatà e di Casa do Menor si incontrano su un punto: la digitalizzazione ha liberato il tempo, prima dedicato ad attività di routine, permettendo di impiegarlo in attività più complesse e focalizzate. Questo ha reso possibile offrire un servizio più diversificato e interessante, migliorando l’esperienza complessiva per i visitatori.

Nicola Facciotto, CEO di Kalata, spiega: “In passato, oltre a seguire e gestire le numerose attività di Kalatà, parte del nostro staff doveva dedicare molto tempo a rispondere a chiamate per fornire orari, gestire prenotazioni o modificare appuntamenti. Ora, grazie alla digitalizzazione e all’ottimizzazione di alcuni processi, il nostro team può concentrarsi maggiormente sulla creazione di nuovi percorsi di visita e sul miglioramento dell’offerta esistente, continuando comunque a garantire un servizio di assistenza clienti efficiente e puntuale”.

Le parole di Marco Giusta, Responsabile Monastero di San Biagio, sede di Casa do Menor Italia, in qualche modo gli fanno eco: “una delle ragioni che ci ha spinto a sviluppare un percorso di visita più autonomo e coinvolgente è stata la necessità di ridurre le interruzioni al nostro team da parte dei visitatori in cerca di informazioni. In passato, le richieste frequenti rallentavano il nostro lavoro e, a causa di tempi e spazi limitati, le risposte che potevamo offrire erano inevitabilmente parziali. Questo sistema non soddisfaceva pienamente i visitatori né ci permetteva di concentrarci sulle nostre attività. Ora, con il nuovo approccio, possiamo dedicarci al nostro lavoro, mentre i visitatori possono godere di un’esperienza più ricca e completa, gestendo i loro tempi in autonomia”.

Gli esempi di Kalatà e Casa do Menor dimostrano chiaramente come il digitale possa essere una leva fondamentale per ridefinire l’esperienza culturale, offrendo un nuovo paradigma di fruizione del patrimonio che sia più completo, immersivo e inclusivo.

 


Informazioni tecniche 

TITOLO DEL PROGETTO

Piattaforma digitale Kalatà

PARTENARIATO 

Kalatà (unico beneficiario)

NOME DELLA CALL 

PNRR: M1C3 3.3.2 Sostegno ai settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione digitale

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • BUDGET PNRR 75.000 €
  • BUDGET FONDAZIONE CRC 6.000 €

DURATA

In corso


TITOLO DEL PROGETTO

Priorato San Biagio – Rigenerazione Spazi Espositivi

PARTENARIATO 

Casa do Menor (unico beneficiario)

NOME DELLA CALL 

PNRR: M1C3 3.3.2 Sostegno ai settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione digitale

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • BUDGET PNRR 75.000 €
  • BUDGET FONDAZIONE CRC 6.000 €

DURATA

In corso

 

La cultura diventa digitale: nuove modalità per preservare, promuovere e diffondere il patrimonio culturale

Negli ultimi anni, le tecnologie digitali hanno aperto nuove opportunità alla cultura. Musei, gallerie d’arte, teatri e biblioteche hanno iniziato a utilizzare le tecnologie digitali per preservare, rendere più accessibile e innovare il patrimonio culturale, creando nuove esperienze per i visitatori e nuove opportunità per gli operatori del settore.

Proteggere e condividere il patrimonio culturale

Uno dei principali vantaggi della digitalizzazione nel settore culturale è la possibilità di conservare e rendere accessibile il patrimonio, condividendolo con un pubblico più ampio, attraverso modalità innovative. Sono numerosi, in Italia e in Europa, i musei che hanno aumentato la loro presenza online, offrendo visite virtuali, esposizioni interattive e archivi digitali. Questo

cambiamento, accelerato durante e dopo il 2020, ha permesso a milioni di persone in tutto il mondo di visitare mostre e musei, ascoltare concerti e assistere a spettacoli teatrali senza muoversi dalla propria abitazione.

In Piemonte, un esempio arriva dal Museo Egizio di Torino che offre diverse possibilità di tour virtuali anche con specifici percorsi per ragazze e ragazzi. In Europa, il museo Louvre di Parigi ha, da una parte, digitalizzato una vasta parte delle sue collezioni, permettendo ai visitatori di esplorare opere d’arte tramite tour virtuali ad alta definizione e, dall’altra, ha creato percorsi multimediali, podcast e video per conoscere più approfonditamente l’arte esposta. A Madrid, il Museo del Prado, ha creato dieci itinerari virtuali per esplorare le opere e conoscere gli artisti. Un’attenzione particolare va poi a Google, che ha una sezione dedicata all’arte e cultura grazie alla quale è possibile esplorare numerose collezioni d’arte di tutto il mondo.

Innovazione, competenze e nuove risorse

Cosa comporta investire nella digitalizzazione della cultura?

Per quanto le risorse finanziarie siano essenziali, investire nella digitalizzazione della cultura non significa soltanto impegnare fondi nella trasformazione digitale ma, anche e soprattutto, cambiare prospettiva su cosa significhi visitare un museo, assistere a un concerto o a uno spettacolo teatrale. Se l’esperienza “in persona” regala emozioni uniche, la distanza, i costi e – a volte – le barriere architettoniche hanno creato ostacoli raramente sormontabili, rendendo parti importanti del patrimonio culturale difficilmente raggiungibile per molti.

Grazie ai nuovi strumenti digitali (virtual tour, video, podcast, e spettacoli “on demand”) la cultura può essere più accessibile, ma quello che appare semplice dietro un click richiede uno sforzo economico e un impegno di risorse notevole. Per esempio, un museo che voglia ampliare la propria offerta culturale attraverso il digitale, dovrà garantire che il suo personale possieda le competenze adeguate. Saranno infatti richiesti professionisti della digitalizzazione per rendere le sale accessibili da remoto, sviluppatori di applicazioni per facilitare l’esperienza dei visitatori online e specialisti di marketing digitale per promuovere l’offerta e comprendere le abitudini del nuovo pubblico.

L’Unione Europea, attraverso programmi come Horizon Europe e Europa Creativa, mette a disposizione diverse opportunità di finanziamento in ambito culturale, dalla letteratura all’architettura fino alla cooperazione internazionale. I fondi europei sono dedicati a finanziare progetti che migliorino l’accesso e la conservazione del patrimonio culturale tramite l’uso di nuove tecnologie. Inoltre, una parte dei finanziamenti è dedicata anche alla mobilità e lo scambio di esperienze fra artisti e operatori del settore culturale.

Cultura 4.0: uno sguardo all’Italia

L’Italia è il Paese che può contare sul numero più alto di siti UNESCO  e su alcuni dei musei più visitati nel mondo. Se spesso si lamenta una scarsità di risorse per proteggere e promuovere un patrimonio così grande, è pur vero che grazie anche alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia le cose stanno cambiando. In particolare, nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sono previsti specifici fondi per promuovere la digitalizzazione del settore culturale. Sulla base del concetto della “Cultura 4.0, il PNRR prevede importanti investimenti per rilanciare il patrimonio culturale italiano, anche in chiave digitale, favorendo lo sviluppo di nuovi servizi che migliorano l’attrattività, l’accessibilità (sia fisica che digitale) e la sicurezza.

Nuove connessioni culturali: quando unire cultura e digitale è una scelta vincente

La digitalizzazione non solo migliora la conservazione e l’accesso ai patrimoni culturali, ma crea anche nuove forme di connessione culturale; le piattaforme digitali vanno ben oltre i confini nazionali, e avvicinano Paesi e culture. Alcuni progetti, resi possibili dai finanziamenti europei, sono chiave per capire cosa stia succedendo.

Per esempio, l’European Heritage Hub, un progetto con più di 20 partner, mira a mettere in comune le risorse per creare il più grande movimento mai realizzato in Europa a favore del patrimonio culturale, favorendo le sinergie e la cooperazione fra attori del mondo della cultura.

Il progetto Europeana, ha permesso la creazione di una piattaforma che raccoglie milioni di immagini, testi, video e registrazioni audio dal patrimonio culturale europeo, facilmente accessibili online.

Da segnalare anche il progetto INDICES, dedicato principalmente alle politiche e alla governance europea del patrimonio culturale. Rivolgendosi ai decisori politici e agli operatori culturali, l’obiettivo di INDICES è far comprendere appieno l’impatto sociale ed economico della digitalizzazione nel settore culturale, favorendo un (ri)uso innovativo dei beni culturali.

E in Italia? Il progetto I.Pac, Infrastruttura e Servizi Digitali per il Patrimonio Culturale, punta a creare una piattaforma digitale per la conservazione, valorizzazione e accesso ai beni culturali italiani, integrando tecnologie avanzate per rendere i dati culturali più fruibili e interoperabili.

L’infrastruttura di ricerca DARIAH, Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities, supporta la ricerca nelle arti e nelle scienze umanistiche, offrendo strumenti digitali, risorse e servizi per facilitare la collaborazione, l’accesso ai dati e la condivisione di metodologie digitali tra ricercatori.

Prossimi passi

La digitalizzazione sta trasformando il mondo della cultura aprendo nuove opportunità per la condivisione e l’innovazione del patrimonio culturale. Gli investimenti di oggi (come Horizon Europe, Next Generation EU, il PNRR o il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale) e le risorse dedicate alla digitalizzazione della cultura, avranno un ruolo centrale per la salvaguardia del patrimonio del passato e per proiettarlo verso il futuro, per una ricchezza culturale condivisa.

L’inclusione fa canestro: l’esperienza del progetto STREETBALL4INCLUSION

A volte basta una partita di basket, un tre contro tre, a cambiare una realtà. Anzi, due. Da questo punto di partenza è nata l’idea di STREETBALL4INCLUSION, un progetto Erasmus+ guidato dalla scuola spagnola Colegio Santiago Apóstol che vede fra i suoi partner l’associazione sportiva Streetball Patacona, di Valencia, e la società sportiva B.C. Gators, di Savigliano (CN).

Due realtà, una italiana e una spagnola, lontane geograficamente ma vicine per valori, obiettivi, e passione: quella della pallacanestro.

Sport è partecipazione

Il progetto STREETBALL4INCLUSION vuole offrire a ragazzi che arrivano da situazioni di svantaggio socioeconomico la possibilità di giocare a basket, nella versione 3-contro-3, in uno spazio sicuro e sotto la guida di coach esperti. In Spagna, i ragazzi provengono principalmente da famiglie gitane, spesso esposte a elevati rischi di esclusione sociale, discriminazione e con una significativa incidenza di problemi di salute. In Italia, invece, i giovani devono far fronte prevalentemente a difficoltà economiche e sociali.

L’obiettivo principale del progetto è quindi quello di utilizzare lo sport come un potente mezzo per lottare contro le discriminazioni e l’esclusione e dare, al contempo, opportunità di incontro, socializzazione e scambio.

Sia a Valencia che a Savigliano, i ragazzi e le ragazze non solo si sono allenati con impegno costante, ma hanno anche partecipato attivamente all’ideazione e alla gestione degli allenamenti, con il supporto dei coach e l’uso di strumenti informatici. I risultati, a volte molto creativi, hanno permesso loro di sentirsi coinvolti e responsabili delle attività sportive, imparando inoltre a utilizzare alcuni strumenti digitali anche per il progetto stesso, ad esempio occupandosi della realizzazione di foto e video da inserire nel sito internet.

Allenare il corpo per nutrire la mente

Grazie agli allenamenti, i ragazzi hanno potuto svolgere con regolarità un’attività sportiva, cosa non sempre facile, ed hanno avuto l’occasione di imparare, grazie a seminari specifici, elementi importanti riguardanti il cibo sano ed una corretta alimentazione- temi cruciali per una fascia di popolazione in cui l’obesità raggiunge livelli significativi.

Spagna Italia-Italia Spagna: cambio di campo

Un aspetto importante del progetto è quello della mobilità e degli scambi fra Paesi. Oltre ai meeting di coordinamento, che hanno visto i Partner visitare i reciproci Paesi, il progetto STREETBALL4INCLUSION ha permesso a delegazioni di giovanissimi giocatori di andare a visitare i campi dei propri “colleghi” europei.

Con il primo scambio alcuni ragazzi di Savigliano, accompagnati dai coach e da rappresentanti di B. C. Gators, sono stati a Valencia, durante la settimana dello sport. Oltre ad aver conosciuto e giocato con gli altri ragazzi, la delegazione piemontese ha ricevuto anche una sorpresa: la visita di un rappresentante della Commissione Europea, venuto a conoscere più da vicino la realtà del progetto.

Durante la seconda mobilità, la delegazione spagnola ha visitato il Piemonte, dove presso il centro sportivo PalaTorre di Torre San Giorgio si sono svolti allenamenti e partite di basket. È importante sottolineare che, grazie ai fondi del progetto, è stato possibile installare nel centro sportivo un campo da basket con materiali ecologici e sostenibili.

In questa visita è stata coinvolta anche l’associazione Oasi Giovani, che collabora con B. C. Gators in un progetto, “Oasi Gioco & Basket”, in cui vengono organizzati corsi di basket gratuiti ai ragazzi che vengano da contesti difficili.

Vita da progettista

“È bellissimo vedere ragazzi di Paesi diversi incontrarsi, fare amicizia e organizzare prossime occasioni per rivedersi. Questo progetto ha davvero creato un’opportunità unica per combinare sport, ospitalità e inclusione”, racconta Daniele Scotta, il Vice-Presidente della società B. C. Gators.  “Anche se uno degli obiettivi era imparare l’inglese, almeno l’inglese tecnico del gioco, i ragazzi hanno praticato soprattutto l’itagnolo, un bel mix di italiano e spagnolo, ma è stato fantastico anche così”.

“Questo progetto ci ha portato a lavorare anche su nuove proposte progettuali, ma è innegabile che l’amministrazione dietro questi bandi non sia semplice e richieda molto tempo. È stata comunque una buona esperienza e ci ha permesso di imparare molto -ora siamo più preparati e pronti a lavorare come coordinatori”.

Per saperne di più

Informazioni tecniche 

TITOLO DEL PROGETTO

STREETBALL4INCLUSION – Basketball to fight social exclusion

PARTENARIATO 

Capofila

Colegio Santiago Apóstol (Valencia)

Altri Beneficiari

  • ASD B.C. Gators (Savigliano)
  • Streetball Patacona (Valencia)

NOME DELLA CALL 

Erasmus KA210-SPORT project no. 101087614

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • BUDGET ERASMUS 60.000 €
  • BUDGET FONDAZIONE CRC 4.000 €

DURATA

1.12.2022 – 30.11.2024

L’educazione alla cittadinanza globale che passa per la protezione dell’ambiente: il progetto Lungo le Vie Dell’acqua

“L’acqua è una parte fondamentale di ogni aspetto della nostra vita”: questo è l’incipit della Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2023 e le cose non potrebbero essere diverse. Fiumi, laghi e torrenti sono fonti di energia, di sostentamento, di biodiversità e di bellezza, ma sono anche una risorsa preziosa e limitata. Ogni giorno osserviamo gli effetti del cambiamento climatico. Un problema globale, certo, ma con impatti diversi su luoghi e Paesi: non si tratta (più) solo dei nostri territori, ma anche di quelli più lontani, perché tanto lontani alla fine non sono.

È necessario che il nostro sguardo all’ambiente cambi, diventando più ampio, più consapevole e solidale: è così che nasce il progetto “Lungo le Vie dell’Acqua: Ambiente, Cultura, Qualità di Vita per Educare alla Cittadinanza Globale”.

Una strategia nazionale per un obiettivo globale

Facciamo un passo indietro: nel 2017, il Consiglio Nazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo ha richiesto la costituzione di un gruppo di lavoro, composto da diversi attori, per elaborare una Strategia Nazionale per l’Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG), mirata ad aumentare la comprensione e la consapevolezza delle connessioni tra i livelli locale e globale, e, di conseguenza, a rafforzare il dialogo tra istituzioni, scuole, società civile, media e mondo del lavoro su temi come cittadinanza, pace, diritti, diversità e sostenibilità. L’idea è quella di sviluppare un nuovo concetto di cittadinanza, vista come appartenenza a una comunità globale con uguali diritti, e quindi come responsabilità verso un mondo più sostenibile e giusto. In questo contesto l’educazione e l’istruzione giocano un ruolo fondamentale: secondo una dichiarazione del Ministero dell’Istruzione, del lontano 2012 ma ancora valida, la scuola deve formare cittadini italiani che siano nello stesso tempo cittadini dell’Europa e del mondo, come un’unica comunità di destino planetaria. Una cittadinanza globale non può non includere il tema delle risorse naturali e della protezione delle stesse, e l’acqua è la più preziosa.

Lungo le vie dell’acqua: gruppi di lavoro per rafforzare consapevolezza e educare

Il progetto “Lungo le vie dell’acqua” coinvolge tre territori: Rovereto, Mantova e Cuneo. In ciascuno di essi sono state create comunità educanti e gruppi di lavoro dedicati alla lotta contro il cambiamento climatico, alla tutela dell’ambiente e alla gestione sostenibile dell’acqua, con un approccio sia locale che globale e inclusivo.

Il progetto si articola intorno a due grandi obiettivi:

  •  la formazione multilivello sui temi dell’ECG per amministratori e funzionari, operatori culturali e del terzo settore, esperti tecnici e insegnanti. Tramite una serie di attività, fra cui scambi di esperienze e visite studio, creazione di laboratori nelle scuole e ideazione di campagne di sensibilizzazione, l’obiettivo è quello di diffondere i principi dell’educazione alla cittadinanza globale ed inserirli nei programmi e nelle politiche locali;
  • il coinvolgimento della cittadinanza: attraverso campagne di sensibilizzazione ed eventi, i cittadini sono invitati a partecipare e diventare loro stessi attori attivi nella protezione delle risorse naturali e nella gestione responsabile dell’acqua, come risorsa locale, nazionale e globale.

I gruppi di lavoro, uno per ciascun Comune coinvolto, sono costituiti da diversi rappresentanti di enti e realtà, tra cui enti locali, operatori culturali, terzo settore, scuole, imprese e giornalisti. I membri dei gruppi sono chiamati a sviluppare un piano comunale e linee guida per i presìdi ECG. Il Piano comunale di Educazione alla Cittadinanza Globale è un documento programmatico che include un compendio di risorse, iniziative e buone pratiche locali, ovvero tutte quelle pratiche che contribuiscono alla strategia ECG a livello territoriale. I presìdi di educazione alla cittadinanza globale sono luoghi di attivazione culturale e civica aperti a tutti, con un focus sulla sostenibilità. Promuovono azioni comunitarie e affrontano temi legati alle sfide globali, favorendo la partecipazione della società civile al dibattito pubblico e alla formulazione di politiche per ridurre l’impatto ambientale e favorire l’inclusione.

Ad ogni città il suo tema

L’attenzione al territorio, la cura dell’ambiente e la protezione delle risorse naturali sono al cuore delle attività di Fondazione CRC e della città di Cuneo. Per attuare pienamente la Strategia Nazionale per l’Educazione alla Cittadinanza Globale a livello locale, sono state elaborate azioni di formazione e progettazione culturale che valorizzano le peculiarità e le competenze di ciascun territorio: a Mantova il focus è la cultura, a Rovereto la promozione della città della Pace, e a Cuneo la tutela ambientale.

Lungo le vie dell’acqua a Cuneo

Una cittadinanza globale passa dalla consapevolezza e dall’impegno di ciascuno. Gli eventi e le attività organizzate nel contesto del progetto dalla Città di Cuneo vanno proprio in questo senso.

Qualche esempio? Quest’anno, per la prima volta a Cuneo, si è tenuta la Settimana Civica, rinominata “Globalmente”. Si tratta di un evento che ha visto l’organizzazione di incontri, workshop, dibattiti, laboratori e passeggiate in centro, dedicati a coinvolgere i cittadini sui temi della sostenibilità e della partecipazione democratica. All’interno della manifestazione si è tenuta anche la mostra “Archeoplastica”, che racconta del viaggio della plastica dal mare alla terra. Un incontro al cinema, Dal viaggio alla scienza, ciò che vediamo, ciò che accade, è stato organizzato per discutere di ambiente, passando dalla scienza allo sport, con gli studenti delle scuole secondarie di ambiente. Ancora, il Parco fluviale Gesso e Stura ha organizzato la formazione, “Le valigie del cambiamento”, aperta alle scuole primarie, per approfondire il cambiamento climatico con attività interattive. Infine, il talk Lungo le vie dell’acqua ha dato l’opportunità di parlare dell’acqua e del clima nel territorio che abbraccia le Alpi Marittime e la pianura cuneese con alcuni esperti del settore.

Vita da Progettista

Attraverso le attività di formazione e di sensibilizzazione abbiamo l’opportunità di parlare, coinvolgere e connettere diversi attori locali, dalle organizzazioni ambientali a quelle culturali, dalle scuole agli enti del terzo settore– ci racconta l’Ufficio Sportello Europa del Comune di Cuneo- ed è questa la cosa importante: aumentare la partecipazione sui temi della cittadinanza globale, perché siano davvero integrati nelle azioni e nelle attività. Solo questo determinerà il successo del progetto.

Tutti i progetti richiedono collaborazione. Come si lavora con i partner?

Lavorare insieme a realtà simili ma in territori diversi ci permette di venire a conoscenza di pratiche e attività che possono trasformarsi in soluzioni di problemi comuni. Le buone pratiche altrui possono diventare anche le nostre? Come possiamo adattarle nostro territorio? E che cosa, invece, possiamo insegnare noi? Questo dà origine a uno scambio di idee, opinioni e conoscenze che rafforza la collaborazione con i partner e contribuisce al successo del progetto”.

Per saperne di più

 

Informazioni tecniche 

TITOLO DEL PROGETTO

Lungo le vie dell’ACQUA: Ambiente, Cultura, QUAlità di vita per Educare alla Cittadinanza Globale (ACQUA)

PARTENARIATO 

Capofila

Città di Rovereto, Soggetto Proponente

Altri beneficiari

  • Comune di Cuneo, rappresentato dell’Ufficio Sportello Europa, dal Settore Promozione e Sviluppo Sostenibile del Territorio ed in qualità di Ente gestore del Parco fluviale Gesso e Stura;
  • Comune di Mantova;
  • Centro per la Cooperazione Internazionale (CCI);
  • ARCI;
  • Mantova Aps;
  • Mantova Festival;
  • Internazionali;
  • Ma. Mantova;
  • InCo – Interculturalità & Comunicazione;
  • Filoalto SrL.

NOME DELLA CALL 

Bando 2021 dell’agenzia Italiana Per La Cooperazione Allo Sviluppo per iniziative di sensibilizzazione ed educazione alla cittadinanza globale– (Codice AID 012618/01/7 – CUP B23I23000030005)

BUDGET TOTALE 

Contributo finanziario complessivo pari ad Euro 747.673,46

Comune di Cuneo Euro 162.650,00

DURATA

15.02.2023 – 14.02.2025

Le proposte per la partecipazione e il territorio nei progetti Esprimere futuri e Comunità giocanti

Un progetto per l’infanzia, e uno per chi cerca la sua strada: che cosa possono avere in comune? Molto, se la base di partenza è la stessa: dare risposta a un bisogno locale di partecipazione, di iniziative, di comunità.

Oggi vi parliamo di due progetti, Comunità giocanti ed Esprimere futuri. Il primo è dedicato ai più piccoli, ai loro spazi e al loro diritto al gioco. Il secondo ai ragazzi, che possono vedere nella cultura una proposta di impegno, rete, e lavoro. Ma andiamo in ordine.

 

 

 

Il diritto al gioco: un diritto non scontato

Quante volte, soprattutto negli anni passati, ci siamo fermati a riflettere sui bambini e i ragazzi più giovani, e abbiamo provato a capire come hanno vissuto gli anni in cui la solitudine era la norma? E tuttora, quante volte, nell’organizzazione di sagre, di eventi, o in generale degli spazi pubblici, viene considerato uno spazio per loro?

Da queste domande è nato il progetto Comunità giocanti, partendo da un principio tanto semplice quanto prezioso: il diritto al gioco.

Comunità Giocanti, guidato dall’associazione B612 Lab APS, si rivolge ai bambini dai 6 ai 12 anni, residenti nelle aree montane della valle Po, Varaita, Bronda e Infernotto. Alcuni studi sul territorio hanno infatti mostrato come in queste aree siano molto scarse le associazioni che si occupino di infanzia o di supporto alla famiglia, e ancora meno siano le attività disponibili per i bambini oltre l’orario scolastico.

Il progetto si inserisce in questo contesto. L’idea alla base è coinvolgere i bambini, le famiglie, le associazioni ma anche le scuole e gli enti pubblici in un progetto che, partendo da attività di gioco, riesca a rafforzare i legami fra gli abitanti del territorio, renda più forte la consapevolezza del ruolo del gioco nell’infanzia e porti ad un ripensamento, più inclusivo, degli spazi pubblici.

Il progetto inizia con una fase di coinvolgimento di enti culturali, amministrativi e sociali del territorio attraverso tavoli di coordinamento, durante i quali vengono analizzati i bisogni della comunità.

Successivamente, si passa alla fase di co-realizzazione, dove scuole ed enti culturali collaborano per offrire una proposta di laboratorio di giochi, resa successivamente accessibile a tutta la comunità. Questa fase è importantissima, perché prevede che diverse organizzazioni locali lavorino insieme nel definire le attività, aumentando così l’attenzione sui temi del gioco, dell’infanzia e delle famiglie e rafforzando la rete degli attori locali.

Segue poi il momento di “restituzione” al territorio, con l’organizzazione di una serie di attività ludiche e laboratori per bambini, molti dei quali si svolgono durante eventi pubblici.

L’obiettivo a lungo termine del progetto è far comprendere sempre di più alla comunità locale l’importanza di investire nelle politiche sociali per l’infanzia e l’adolescenza, in un’ottica di sviluppo del territorio.

Scuola, diploma, laurea…e poi?

Il secondo progetto che raccontiamo, Esprimere futuri, riguarda invece i giovani dai 14 ai 25 anni.

Si tratta di giovani che, durante la scuola, hanno difficoltà a proseguire nel percorso educativo perché non vedono dei chiari sbocchi professionali o giovani che, una volta laureati in città più grandi, tornano a casa e non trovano le opportunità di lavoro che vorrebbero, soprattutto in ambito culturale.

Da una parte, quindi, il rischio di dispersione scolastica è molto alto, e dall’altro, la possibilità di uno svuotamento dei paesi e dei territori è molto concreto.

L’offerta culturale, e la creazione di cultura, sono le chiavi di avvio del progetto.

“Come si fa un video? E un blog? Che lavoro è l’operatore culturale? Che cos’è un linguaggio artistico?” a queste domande l’associazione Ratatoj, coordinatrice di progetto, risponde con u

na serie di attività formative, di seminari e hackathon, laboratori di progettazione artistica e culturale.

Anche in questo caso, il punto di partenza sono tavoli di coordinamento con i soggetti culturali, sociali ed amministrativi del territorio, che si riuniscono per discutere delle reali necessità a cui rispondere.

In seguito, vengono organizzate una serie di attività tematiche. Queste attività spaziano dalla progettazione artistica per l’arredamento dello spazio al design, al disegno e …ai manga. Inoltre, si trattano argomenti come la storia del teatro, la gestione di uno spazio culturale e l’uso delle nuove tecnologie.

Alcuni laboratori prevedono la partecipazione di professionisti esterni come formatori, ciascuno specializzato in un linguaggio artistico specifico (musica, video, disegno, ecc.).  In occasione di questi laboratori, l’opportunità è doppia: non solo chi partecipa i seminari impara a conoscere realtà e opportunità diverse, ma anche i formatori invitati scoprono un territorio, e un gruppo di persone, con moltissime potenzialità.

L’obiettivo è presentare la cultura non solo come un bene in sé, ma anche come una possibile scelta professionale, fornendo la formazione necessaria per intraprendere questa carriera.

Grazie alla collaborazione con enti culturali e istituzioni, i giovani avranno anche opportunità occupazionali, lavorando nell’organizzazione di eventi, nella comunicazione delle iniziative territoriali e nel supporto logistico e amministrativo.

Vita da progettista

Gabriele Pappalardo, di Ratatoj, sta seguendo entrambi i progetti.

“Al momento siamo felici della positiva risposta del territorio. Entrambi i progetti sono ancora in corso, ma l’avvio delle attività è senz’altro promettente. Con il progetto Comunità Giocanti ci siamo resi conto di quanto sia importante non dimenticare il ruolo dell’infanzia nelle politiche di un territorio. Il diritto al gioco, la possibilità di fruire di spazi pubblici…non sono sempre diritti scontati. Eppure, i bambini sono cittadini, esattamente come tutti”.

“Durante la pandemia, i parchi giochi sono stati chiusi e le scuole nel nostro Paese sono state tra le ultime a riaprire al termine dell’emergenza. Sebbene fosse necessario, quel periodo ha rappresentato grande sacrificio per i più giovani. È proprio mettendo il gioco al centro di un processo partecipativo che vogliamo riportare l’attenzione sull’infanzia.”

Risposta positiva anche per il progetto Esprimere futuri?

“Sì, anche in questo caso. In questo tipo di progetti spesso la vera difficoltà è affrontare il senso di sconforto, purtroppo molto comune fra i giovani, verso il futuro. Ma organizzare seminari e vedere gruppi di 50, 60 ragazzi, interessati e impegnati, non solo è indicativo del successo dell’iniziativa da soprattutto della possibilità di cambiare le cose, in meglio”.

Per saperne di più:

Informazioni tecniche 

TITOLO DEL PROGETTO

Comunità giocanti: Diritto al gioco per i minori in territori montani

PARTENARIATO 

Capofila

B612 Lab APS

Altri beneficiari

  • Insieme Per ODV, Via Bianco n. 2, Barge (CN)
  • Terzo Tempo ASD, Via Busca 5 Costigliole Saluzzo (CN)
  • Luogo Comune APS, Piazza G. Marconi n. 3, Melle (CN)
  • Urca APS, Via Salita al Castello n. 26 (CN)
  • Comune di Barge, Piazza Garibaldi n. 11 – 12032 Barge (CN)
  • Comune di Costigliole Saluzzo , Via Vittorio Veneto, 59 – 12024 Costigliole Saluzzo (CN),
  • Comune di Isasca, Piazza del Municipio, 5 – 12020 Isasca (CN)
  • Comune di Melle, Piazza Marconi, 1 – 12020 Melle (CN)
  • Comune di Ostana, Piazza Caduti per la Libertà, 49 – 12030 Ostana (CN)
  • Comune di Paesana, Via Barge, 6 – 12034 Paesana (CN)
  • Comune di Revello, Piazza Denina 212036 Revello (CN)
  • Comune di Rifreddo, Via Vittorio Emanuele II, 1 – 12030 Rifreddo (CN)
  • Comune di Venasca, Via G. Marconi, 19 – 12020 Venasca (CN)
  • Comune di Verzuolo, Piazza Martiri della Libertà, 1 – 12039 Verzuolo (CN)
  • Istituto Comprensivo Sanfront Paesana, Corso Marconi n.22 – Sanfront (CN)
  • Istituto Comprensivo di Barge, Viale Mazzini, 2 – 12032 BARGE (CN)
  • Ameno SNC, Piaza Martiri della Libertà, Venasca (CN)
  • CSV – Centro Servizi Volontariato Società Solidale ets csv, Piazzale Croce Rossa Italiana 1, 12100 Cuneo (CN)

NOME DELLA CALL 

Sostegno a progetti di rilevanza locale promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del Terzo Settore: Bando 7

BUDGET TOTALE 

Budget Totale: € 71.500

Contributo Regionale: € 50.000

Contributo  Fondazione CRC: € 2.000

DURATA

15.11.2023 – 26.03.2025

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TITOLO DEL PROGETTO

Esprimere futuri: Pratiche culturali per riattivare la fiducia dei giovani e per prevenire il rischio della dispersione scolastica

PARTENARIATO 

Capofila

Ratatoj APS

Altri beneficiari

  • Società Cooperativa Sociale Armonia srl Impresa Sociale ONLUS, Via U. Pedrini, 11 – 12036 Revello
  • Società Cooperativa Sociale Caracol, Via Santuario, 3D – 12084 Mondovì (CN)
  • Comune di Rifreddo, Via Vittorio Emanuele II, 1 – 12030 Rifreddo (CN)
  • Comune di Revello, Piazza Denina, n.2 – 13036 Revello (CN)
  • Comune di Verzuolo, Piazza Martiri della Libertà, 1 – 12039 Verzuolo (CN)
  • Comune di Ostana, Piazza Caduti per la Libertà, 49 – 12030 Ostana (CN)
  • Comune di Paesana, Via Barge, 6 – 12034 Paesana (CN)
  • Comune di Melle, Piazza Marconi, 1 – 12020 Melle (CN)
  • Comune di Costigliole Saluzzo , Via Vittorio Veneto, 59 – 12024 Costigliole Saluzzo (CN)
  • Comune di Isasca, Piazza del Municipio, 5 – 12020 Isasca (CN)
  • Comune di Venasca, Via G. Marconi, 19 – 12020 Venasca (CN)
  • Consorzio Monviso Solidale, Corso Trento, 4 – 12045 Fossano (CN)
  • Istituto di Istruzione Superiore Soleri-Bertoni, Via traversa del quartiere, 2 – 12037 Saluzzo (CN)
  • CSV – Centro Servizi Volontariato Società Solidale ets csv, Piazzale Croce Rossa Italiana 1, 12100 Cuneo (CN)

NOME DELLA CALL 

Sostegno a progetti di rilevanza locale promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del Terzo Settore: Bando 7

BUDGET TOTALE 

Budget Totale: € 71.500

Contributo Regionale: € 49.000

Contributo Fondazione CRC: € 10.000

DURATA

15.11.2023 – 26.03.2025

Giovani, partecipazione e cittadinanza attiva. Idee e iniziative dall’Europa e dal territorio

Negli ultimi anni, la partecipazione e la cittadinanza attiva dei giovani sono diventate temi rilevanti sia a livello locale che europeo. I giovani rappresentano una risorsa fondamentale per lo sviluppo delle comunità e la costruzione di una società più inclusiva. Grazie a iniziative locali e programmi europei ci sono sempre più opportunità per i ragazzi di viaggiare e partecipare attivamente alla vita civile e sociale.

Chi sono i giovani Europei?

Iniziamo da qualche numero. Nel 2020, una persona su 6 in Europa aveva un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, pari a 73,6 milioni di persone su un totale di circa 447 milioni, la popolazione totale dell’UE. Si tratta del 16% della popolazione.

Nel 2023, circa l’ 11.2 % dei giovani fra i 15-29 dell’Unione Europea (UE) si trovava ad essere NEET, dall’inglese neither in employment nor in education or training, ovvero senza un impiego e non coinvolto in percorsi di studio o di formazione. Questo dato va letto tenendo presenti le grandi diversità fra i Paesi dell’UE, con un tasso di NEET del 19% in Romania e del 5% in Olanda.  Situazione non rosea per l’Italia, che vede il tasso dei NEET attestarsi intorno al 16%. Un dato alto, ma in miglioramento rispetto agli anni precedenti.

Al contempo, la popolazione laureata fra i più giovani non è mai stata così alta: nel 2023, più del 40 % delle persone fra i 25-34 anni ha raggiunto un livello di istruzione terziaria (università o equivalente).

Sempre più giovani europei sono attivamente coinvolti in attività di volontariato (circa il 25%) e in altre attività associative in settori che riguardano l’educazione, la salute, lo sport e l’ambiente.

Alzi la mano chi non conosce i Fridays For Future, le iniziative di protesta ispirate da Greta Thunberg per sollevare l’attenzione dei governi sul cambiamento climatico.

Partecipazione e cittadinanza attiva: molte sfide, moltissime opportunità

Gli anni passati sono stati una sfida per molti, soprattutto per i più giovani. Le scuole chiuse, la solitudine, un uso eccessivo dei social media; o ancora, un mercato del lavoro complesso in un mondo ancora più complesso, per fenomeni che vanno ben oltre il potere o la volontà del singolo. Eppure, in uno scenario che non sembrerebbe dei migliori, le possibilità per un cambiamento reale esistono, e non sono mai state così accessibili.

Cosa propone l’Europa?

Parlando di opportunità, in questo articolo non potevamo che iniziare dall’Europa. Avevamo già trattato il tema dell’Erasmus+, uno dei più grandi programmi europei per i giovani, dedicato alla formazione, all’apprendimento lungo l’arco della vita, e alla mobilità. Ma le iniziative europee non si fermano qui.

Il Corpo europeo di solidarietà (fino al 2018 Servizio di Volontariato Europeo), è un programma aperto a tutti i giovani fra i 18 e i 30 anni che offre opportunità per attività di volontariato, partecipazione a progetti locali di solidarietà e supporto nel settore degli aiuti umanitari. Si tratta di una delle più grandi iniziative di volontariato, che ha permesso a moltissimi giovani non solo di svolgere un’esperienza di lavoro significativa, ma anche possibilità di viaggiare e vivere in altri paesi europei.

Qualche idea di progetto? L’iniziativa tutta italiana di Wintertide, dedicata a pulire e ripristinare le spiagge intorno all’area di Trani, o il Repair Café estone, dove si riparano oggetti e utensili domestici troppe volte buttati via al primo guasto.

Nuovo e molto interessante per i giovani viaggiatori è il programma DiscoverEU, un’azione di Erasmus+ che permette a 35 000 giovani, ogni anno, di esplorare l’Europa grazie ad un travel pass, un voucher per viaggiare, valido un anno.  Ancora, le iniziative EU Youth Dialogue (Dialogo europeo dei giovani) e lo Youth Sounding board, gruppi di giovani che dialogano con rappresentanti dell’UE per sensibilizzare sui temi della partecipazione e dell’empowerment giovanile.

Non va dimenticato che il 2022 è stato l’Anno Europeo Dei Giovani, fondamentale per dare un forte impulso a iniziative europee ma anche nazionali e locali.

E in Italia?

Anche nel nostro Paese le iniziative per i giovani sono frequenti. C’è la proposta del Senato Ragazzi: da diversi anni il Senato si apre ai cittadini e soprattutto ai ragazzi delle scuole, invitando loro ad assistere alle sedute e a partecipare ad attività didattiche dove si approfondiscono i meccanismi legislativi.

La Regione Piemonte dedica molta attenzione al tema della partecipazione giovanile, incoraggiando le iniziative sociali, sostenendo i centri di aggregazione e promuovendo la formazione. Un esempio è il bando Partecipazione dei giovani alla vita sociale e politica dei territori  aperto fino al 18 settembre, finalizzato a promuovere attività per i giovani fra i 15 e 29 anni sul tema della partecipazione, attraverso differenti percorsi formativi.

Ancora più vicino, troviamo la Generazione delle idee, un progetto della Fondazione CRC dedicato ai giovani della provincia di Cuneo, fra i 16 e i 22 anni, a cui sono aperte le porte per un percorso formativo sui  temi della sostenibilità, della comunicazione e dell’innovazione e la possibilità di partecipare in una community di persone che vogliono creare cambiamento.

Progettare per cambiare il futuro: iniziative sui territori

Per cambiare ci vuole un progetto e, se a guidarlo sono i giovani, il cambiamento è il futuro. Alcune iniziative lo dimostrano: il Consiglio dei Giovani ALCOTRA, per esempio, riunisce un gruppo di giovani consiglieri del programma transfrontaliero Italia-Francia che si incontra per discutere idee e punti di vista sui temi sociali e ambientali del territorio. Il cambiamento locale è anche quello sui cui lavora la Rete RIFAI, la Rete Italiana dei giovani Facilitatori delle Aree Interne, che riunisce giovani, e meno giovani, per dare voci alle aree marginali del Paese.

 

Prospettive future

Dare più possibilità ai giovani, e coinvolgerli nei processi decisionali, nella progettazione e nella creazione di nuove politiche, soprattutto su temi come l’ambiente, l’istruzione, i diritti e il lavoro significa dare opportunità per creare nuovi futuri. Solo attraverso una partecipazione attiva e informata, il cambiamento potrà essere una scelta consapevole.

Per approfondire

Industria 4.0? Sì, ma con nuove competenze. Il progetto DIGITAL TWIN

Il settore manifatturiero, strategico per l’economia dell’Unione Europea, da sempre si distingue per qualità, innovazione e sostenibilità.
Oggi questo settore si trova ad affrontare cambiamenti importanti, come la concorrenza globale e la digitalizzazione, e a vivere “la rivoluzione dell’Industria 4.0”, un nuovo modo di pensare e gestire i processi aziendali, caratterizzato dall’integrazione di tecnologie avanzate come l’Internet delle cose (Internet of things, IoT), l’intelligenza artificiale (IA) e l’analisi dei dati, per ottimizzare processi produttivi e migliorare l’efficienza.

Una tecnologia per nuove competenze: il gemello digitale

E’ innegabile che per approfittare al meglio dei vantaggi della tecnologia, aumentare la propria competitività ed efficienza, è necessario che le aziende dispongano delle necessarie competenze. Il progetto “Digital Twin on Smart Manufacturing” o DIGITAL TWIN ha preso avvio da questa considerazione.
Coordinato da Apro Formazione, centro di formazione professionale con sede ad Alba, il progetto ha vinto un finanziamento di oltre un milione e mezzo di euro in una call europea Erasmus+, estremamente competitiva, con un’azione dedicata alle partnership per la cooperazione e scambio di buone pratiche per le imprese.
DIGITAL TWIN, iniziato alla fine di novembre 2023, ha come obiettivo principale quello di mettere a punto un percorso formativo per tecnici IT sull’uso di tecnologie specifiche, fra cui il digital twin, o gemello digitale.

Il sistema del digital twin è infatti una delle principali caratteristiche dell’industria 4.0, ma non è ancora sufficientemente diffuso nelle aziende del territorio e c’è bisogno di molta formazione in merito. Proviamo a comprenderlo meglio: un digital twin (gemello digitale) è un modello virtuale che replica fedelmente un oggetto, processo o sistema fisico, comprese le proprietà fisiche e i comportamenti. Questo gemello virtuale consente simulazioni, analisi e controllo in un ambiente digitale. In breve, si tratta di una copia esatta di un prodotto reale che può essere testata virtualmente per prevedere come il prodotto reale funzionerà in diversi ambienti e condizioni.
Questa tecnologia presenta un duplice vantaggio: da una parte, sperimentare su un oggetto virtuale è molto più economico che effettuare test su un prodotto fisico; dall’altra, la possibilità di simulare in ambiente virtuale situazioni e condizioni in cui il prodotto sarà usato, permette di prevedere in anticipo – e quindi di risolvere- eventuali anomalie o problematicità.

Esigenze delle aziende che hai, proposta formativa che trovi

E’ un dato di fatto che le aziende, per restare al passo con le nuove tecnologie e i processi di digitalizzazione, abbiano sempre più bisogno di personale tecnico formato, con competenze nuove e specifiche.

Il progetto DIGITAL TWIN risponde a questo bisogno proponendo un percorso formativo erogato dagli enti di formazione professionale, concentrandosi sull’uso di modelli virtuali. I settori interessati saranno la virtualizzazione, la business intelligence, la cybersecurity in ambito industriale, ma anche la transizione green, soft skills e competenze imprenditoriali. Tutti i moduli del corso, in modalità e-learning, saranno disponibili in inglese e nelle lingue partner.

Il partenariato coinvolge cinque Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Bulgaria e Svezia) e partner con diverse expertise, fra cui tre agenzie di formazione e alta formazione professionale, due Università, quattro piccole e medie imprese (PMI), un cluster industriale e una camera di commercio. Un partenariato molto ampio, necessario per coprire tutti i settori e le aree interessati dal progetto.
Oltre ad acquisire nuove competenze, è importante che queste siano ufficialmente riconosciute. Per questo il progetto DIGITAL TWIN punta a certificare i futuri moduli attraverso le micro-credentials (micro-credenziali), un nuovo sistema per attestare i risultati di percorsi formativi, anche di breve durata, dedicati a sviluppare le conoscenze, le abilità e le competenze per lo sviluppo personale e professionale.

Vita da progettista

Si può partire dalla scuola per favorire l’incontro fra offerta e domanda di lavoro?
“Uno dei prossimi obiettivi sarà quello di diffondere questo tipo di formazione nelle scuole tecniche e negli istituti professionali, dove i ragazzi hanno un approccio più diretto con la tecnologia e sono abituati a usare l’inglese come lingua di lavoro” ci dicono i coordinatori del progetto, Annalisa Rizzo e Stefano Antona di Apro Tech.

Il partenariato coinvolge cinque Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Bulgaria e Svezia). Come è stato creare un consorzio così grande e diversificato?
“Alcuni partner li conoscevamo già, altri li abbiamo conosciuti proprio per il progetto…ogni progetto è diverso, e questo progetto è solo all’inizio, impareremo a conoscerci.”

Nuove competenze per nuove strade

Il progetto Digital Twin è ambizioso e incontrerà molte sfide, ma l’obiettivo è chiaro ed importantissimo: aiutare il settore manifatturiero, soprattutto nel territorio, ad acquisire tutte quelle competenze digitali che lo renderanno più efficiente e più competitivo.

Per approfondire

www.digitaltwinproject.eu

Info-tecniche

TITOLO

Digital Twin On Smart Manufacturing

PARTENARIATO

Capofila 

Apro Formazione

Altri beneficiari

Italia

  • ATS Team3D srl
  • B&B Automation srl
  • Learningdigital srl
  • Politecnico di Torino

Spagna

  • Politeknika Ikastegia Txorierri
  • GAIA – Electronics and Applied Technology Association
  • GBM Automatización de procesos SL

Svezia

  • Göteborgs Tekniska College

Bulgaria

  • Ruse Chamber of Commerce and Industry

Grecia

  • Hellenic Mediterranean University

NOME DELLA CALL

Erasmus+ – Partnerships for Innovation – Alliances

Bando “Attrazione Risorse – Misura accompagnamento Enti privati no profit o religiosi”

BUDGET TOTALE

Importo totale progetto (incluso cofinanziamento): € 1.844.769

Contributo EU: € 1.475.815

Contributo Fondazione CRC: €.50.000

Durata 3 anni (2024-2026)

DURATA

01.01.2024 – 31.12.2026

 

Formazione, competenze, talento: la proposta dell’Europa e le risposte del territorio

Negli ultimi decenni, le nostre vite e il nostro lavoro sono andati incontro ad una profonda trasformazione. Viviamo nell’era della conoscenza, dove la rivoluzione digitale, l’avanzamento dell’industria 4.0 e una crescente consapevolezza ambientale e dei cambiamenti climatici hanno trasformato la nostra quotidianità. Questi cambiamenti hanno aperto nuove opportunità di sviluppo e crescita, ma richiedono anche una formazione più avanzata, competenze elevate e un sistema che promuova e valorizzi il talento.

Un anno europeo delle competenze

Attualmente più di tre quarti delle imprese dell’Unione Europea (UE) incontrano difficoltà a trovare lavoratori qualificati, e secondo i dati di Eurostat solo il 37% dei lavoratori segue abitualmente corsi di formazione e aggiornamento. Inoltre, quattro cittadini europei su dieci non dispongono delle competenze digitali di base. Una sfida importante per le aziende, soprattutto per le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99% delle aziende in Europa!

È a questa sfida che l’UE ha voluto rispondere proponendo, nel maggio 2023, l’Anno europeo delle competenze. Annualmente, l’Unione Europea, proclama degli “anni europei” dedicati a particolari tematiche (ambiente, giovani, salute) al fine di mettere in risalto temi specifici su cui sensibilizzare l’opinione pubblica e incoraggiare il dibattito, anche a livello politico. Con quest’ultimo anno, l’European year of skills, l’UE ha voluto sottolineare l’importanza della formazione come elemento chiave per sfruttare le opportunità offerte dalla transizione verde e digitale e dare un nuovo slancio alle politiche per l’istruzione e la formazione permanente promuovendo la qualità e l’innovazione nei percorsi educativi.

Ma dedicare un anno non basta: serve un programma, servono investimenti, e servono opportunità.

Erasmus+: un programma per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa

Uno dei programmi principali dell’UE per promuovere e sostenere il talento, la formazione e le competenze, dalle scuole al mondo del lavoro, è il programma Erasmus+.

Il programma finanzia numerosi progetti per offrire una rete di opportunità per giovani, volontari, studenti, lavoratori. L’obiettivo è migliorare le competenze, aumentare l’occupabilità e favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, favorendo la collaborazione fra istituzioni educative e le imprese. Fra gli elementi al cuore del programma: l’inclusione sociale, la sostenibilità ambientale, la transizione verso il digitale e la promozione della partecipazione alla cittadinanza. Particolare importanza è riservata alla mobilità internazionale, intesa come opportunità di scambio e crescita fra i Paesi europei. Erasmus+ è un programma di punta dell’UE, che per il periodo 2021/2027 può contare su un budget di circa 28 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al periodo precedente.

Buone pratiche: talento e competenze in azione

Sono diversi i progetti sul nostro territorio che mostrano come sviluppare, e adoperare nuove competenze, possa aiutare a trovare nuove soluzioni a problemi o situazioni correnti, e creare opportunità per il futuro. Ne presentiamo alcuni, co-finanziati dal programma Erasmus+.

Con il progetto Tourism education of the future (Educazione al turismo del futuro), coordinato da APRO Formazione di Alba, l’obiettivo è creare opportunità di incontro tra le scuole e l’industria del turismo per ridurre quel divario di competenze, conosciuto come “skill gap”, che rallenta la piena integrazione di nuovi lavoratori nel settore.

Attraverso un percorso di formazione diversificato (corsi, seminari, incontri e scambi), il progetto mira ad aumentare le competenze digitali e professionali di studenti e insegnanti, senza trascurare le necessarie soft skills. L’intento è rendere la formazione professionale più adeguata alle esigenze del settore turistico, facilitando un accesso più rapido al mercato del lavoro e migliorando la qualità dell’offerta turistica locale.

Da Alba ci spostiamo a Torino, dove il progetto STEP – UP Supporting Tutor’s Educational and Professional Upgrade guidato dall’associazione CNOS-FAP Regione Piemonte, si concentra sul  “formare i formatori”, dedicandosi alla formazione dei tutor aziendali responsabili dei giovani in tirocinio, stage e apprendistato. Il progetto sviluppa un modello di “work-based learning” per migliorare le competenze pedagogiche dei tutor e incoraggiare l’inclusione di giovani provenienti da contesti svantaggiati.

Sempre a Torino troviamo il progetto EvolYou, coordinato da Volontariato Torino, dedicato a migliorare il livello di competenze e abilità chiave dei giovani in condizioni di svantaggio di età compresa tra i 15 e i 30 anni, attraverso un sistema di formazione e percorsi di mentoring intergenerazionali. Sono state infatti create occasioni di incontro e scambio fra giovani che hanno difficoltà a entrare nel mondo del lavoro, con conseguente rischio di emarginazione, e volontari più senior, che hanno messo a disposizione le loro conoscenze ed esperienze acquisite durante le loro carriere.

Prospettive future: le competenze come chiave per lo sviluppo sociale ed economico

La formazione e i giovani sono al centro delle attività di Fondazione CRC, che ha posto le competenze per l’innovazione e il futuro fra le tre principali sfide su cui si basa l’operato della Fondazione, insieme alla sostenibilità e alla comunità come chiave del benessere. Se allarghiamo lo sguardo, vediamo come la formazione, l’apprendimento permanente e l’acquisizione di nuove competenze siano anche una priorità regionale. Regione Piemonte ha infatti messo a punto specifiche politiche per la formazione professionale, la certificazione delle competenze professionali, l’orientamento e l’inclusione socio-lavorativa. Riconoscendo questi aspetti come cruciali per lo sviluppo sociale ed economico, è indispensabile disporre di investimenti e finanziamenti adeguati.

Tra le principali fonti di finanziamento troviamo non solo il programma Erasmus+, ma anche il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), i programmi Digital Europe, il Fondo Europeo di Adeguamento alla Globalizzazione per i lavoratori espulsi dal lavoro e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze non è solo una strategia per affrontare le sfide del presente, ma una necessità fondamentale per costruire un futuro sostenibile. Le risorse dedicate a migliorare la formazione e le competenze non rappresentano semplicemente una spesa, ma un investimento a lungo termine per società più preparate, innovative, inclusive e resilienti.

Le priorità regionali e nazionali, i programmi europei e iniziative come l’European Year of Skills hanno rappresentato, e continuano a rappresentare, un’importante opportunità per l’UE e per i Paesi membri per investire nell’istruzione e nella formazione, riconoscendoli come fondamentali motori per una crescita economica, sociale e sostenibile.

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