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Autore: Lisa Sappia

Molto più di un buon piatto: dall’agricoltura alla cura dell’ambiente, dall’innovazione all’inclusione

In Europa, il sistema agroalimentare interessa più di 400 milioni di cittadini. Fonte di sostentamento, ma anche di reddito, la produzione agroalimentare  in Europa e in Italia è sottoposta a severi controlli. La sicurezza e la qualità del cibo si declinano anche nel patrimonio culinario di ciascun paese, rendendo la cucina – o meglio, le cucine europee – tra le più varie e apprezzate del mondo.

Le dimensioni del cibo: sostenibilità, protezione ambientale e qualità

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO – Food and Agriculture Organisation), le priorità  per la sicurezza del cibo si inseriscono in un quadro strategico che prevede quattro aspetti da migliorare: una migliore produzione (più sostenibile), una migliore nutrizione (con garanzia di equo accesso al cibo), un ambiente migliore (più rispetto per l’ambiente) e migliori condizioni di vita (che prevedano una crescita economica inclusiva).

Il settore agroalimentare ha un ruolo economico chiave in Europa e interessa più di 30 milioni di posti di lavoro[1]. La politica agricola comune (PAC) rappresenta infatti una delle aree più rilevanti in ambito europeo, con un budget che supera i 386.6 miliardi di euro.

Un settore così cruciale come quello agroalimentare si trova ad affrontare sfide significative, a partire da quella ambientale. La produzione alimentare è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra. Al tempo stesso, l’agricoltura è tra i settori più colpiti dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento atmosferico.

Le politiche europee e nazionali dedicano grande attenzione a questi temi, nonché alla trasformazione dell’intero settore, come dimostrano le diverse discussioni in corso, per esempio la Visione per il cibo e l’agricoltura, la revisione della PAC e il Dialogo strategico per il futuro dell’agricoltura.

La qualità del cibo è un elemento centrale nel settore agroalimentare. Gli standard europei rappresentano una garanzia per la sicurezza alimentare, e non solo: nei Paesi europei circa 3207 cibi e vini sono certificati DOP (Denominazione d’Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita).

Fra questi, l’Italia può vantare il primato europeo, con più di 856 cibi e vini certificati, a cui si aggiungono 35 bevande spiritose, per un totale di 891 indicazioni geografiche[2].  A livello economico, secondo le ultime stime dell’Osservatorio Ismea-Qualivita, il settore del cibo e vino in Italia vale circa 20,19 miliardi di euro.

Finanziamenti e progetti: opportunità di ricerca e sviluppo

In Europa, sono diverse le opportunità per iniziative in questo settore, passando dai progetti di ricerca di Horizon Europe, dedicati all’innovazione, a quelli finanziati nel quadro di LIFE, maggiormente dedicati allo sviluppo e all’attuazione di politiche europee in materia di ambiente e biodiversità.

Nel quadro Horizon, i fondi sono specificatamente attribuiti a progetti dedicati alla qualità del cibo, alle risorse naturali, e alla bioeconomia. Lo scopo è favorire la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione in ambito agricolo, nella pesca e nel settore alimentare.

Il programma LIFE, dedicato a contribuire agli obiettivi del Green Deal europeo, finanzia progetti atti a dimostrare la fattibilità tecnica ed economica di soluzioni a complessi problemi ambientali connessi ai cambiamenti climatici, garantendo la conservazione e la protezione della natura e della biodiversità.

In Italia, anche il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha dedicato importanti risorse al settore agroalimentare, in particolare tramite misure per lo sviluppo della logistica, l’innovazione e la meccanizzazione nel settore, il sostegno ai contratti di filiera, e la resilienza dell’agro-sistema per una migliore gestione delle risorse idriche.

Uno sguardo ai progetti

Osservare alcuni progetti attualmente in corso sul territorio della provincia di Cuneo permette di comprendere in modo più concreto il significato di innovazione e ricerca nel settore agroalimentare.

Per esempio, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo è impegnata in una serie di progetti, nazionali e internazionali, dedicati ai molteplici aspetti del cibo e della nutrizione.

Il Progetto HEALTHYW8 (Empowering healthy lifestyle behaviour through personalised intervention portfolios to prevent and control obesity during vulnerable stages of life), finanziato da Horizon Europe, è dedicato a studiare il fenomeno dell’obesità e a migliorare l’efficacia delle politiche e delle decisioni cliniche e ambientali per favorire l’adozione di uno stile di vita più sostenibile e sano.

Il progetto ACuMe – Atlante del cibo di Cuneo Metromontana, realizzato con il contributo della Fondazione CRC, intende realizzare un atlante del cibo del Cuneese, inteso come strumento di conoscenza, supporto e promozione di decisioni/azioni per la sostenibilità ambientale e la giustizia sociale del sistema del cibo.

Di grande interesse è anche il progetto europeo Scrap the Food Waste, volto a affrontare e modificare i comportamenti che portano allo spreco alimentare.

Altri rilevanti iniziative sono quelle portate avanti dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA dell’Università degli Studi di Torino, come il progetto di ricerca europeo DOMINO, volto a determinare in che modo il consumo di alimenti fermentati apporti benefici alla salute, e a sviluppare nuovi alimenti fermentati a base vegetale, in linea con le crescenti esigenze per un’alimentazione più sana e sostenibile.

Infine citiamo il progetto INTERREG SOIL:OurInvisibleAlly, che studia come un suolo sano possa garantire la resilienza al cambiamento climatico e la produzione di cibo e materie prime.

Cibo, salute e ambiente: un approccio integrato

 

Garantire la qualità del cibo e la sicurezza alimentare non è solo una necessità per la salute pubblica, ma anche una sfida strategica che impatta l’ambiente e l’economia, e che richiede un impegno congiunto tra istituzioni, aziende e consumatori. Le politiche europee per l’agricoltura stanno tracciando un percorso verso un sistema agroalimentare più sostenibile, resiliente e attento alle esigenze dei cittadini e dell’ambiente. Tuttavia, affinché queste misure abbiano un impatto concreto, è fondamentale investire in innovazione e promuovere scelte alimentari consapevoli. Solo attraverso un approccio integrato sarà possibile costruire un futuro in cui la sicurezza alimentare e la qualità del cibo siano garantite per tutti, senza compromettere il benessere delle generazioni future.

 

[1] Fonte: Vision for Agriculture and Food, https://agriculture.ec.europa.eu/vision-agriculture-food_en, rilevato 7 marzo 2025

[2] Fonte: https://www.qualivita.it/osservatorio/osservatorio-ita/, rilevato 7 marzo 2025

L’alimentazione come filo conduttore tra ambiente, sostenibilità e comunità: il progetto Slow Food

Slow Food, organizzazione nata nel 1986 a Bra, in provincia di Cuneo, come movimento culturale internazionale, si dedica fin dalla sua fondazione alla tutela della biodiversità, al rispetto dell’ambiente e alla promozione di un’agricoltura e una produzione alimentare sostenibili.

Per raggiungere questi obiettivi, Slow Food ha riconosciuto fin da subito la necessità di coinvolgere gli attori del territorio, le comunità, i produttori e i rappresentanti della società impegnandosi in iniziative di formazione e sensibilizzazione, affinché i cittadini diventino protagonisti del cambiamento a livello locale, ma con effetti positivi su scala globale.

 

Slow food per…Slow Food

Il progetto di cui parliamo oggi è un progetto finanziato dal programma LIFE, dedicato alle organizzazioni non governative (ONG) impegnate in programmi di protezione ambientale e lotta al cambiamento, della durata di un anno, da gennaio a dicembre 2025. Il progetto rappresenta un avanzamento di una serie di azioni che Slow Food porta avanti da più di dieci anni, volte a difendere la diversità biologica e culturale, a formare e mobilitare i cittadini e ad agire nelle politiche nel settore agroalimentare a livello locale, nazionale, europeo ed internazionale. L’obiettivo principale è aumentare l’impatto di Slow Food nel suo operato per l’ambiente, la natura ed il clima.

Alpine Gray Cattle (Italy, Slow Food Presidium) © Alberto Peroli

Le iniziative sul territorio

Terra Madre © Alessandro Vargiu

Il programma di lavoro di questo progetto include una vasta gamma di attività, che spaziano da interventi operativi sul campo a iniziative di ampio respiro, mirate a influenzare le politiche europee.

Il progetto si sviluppa su tre principali linee di intervento: ispirare, formare e mobilitare i cittadini, influenzare, tramite azioni di advocacy e di rete, le politiche pubbliche e, infine, sviluppare nuove metodologie di lavoro in un’ottica di crescita e miglioramento.

Si parte dalle attività di informazione, di comunicazione e di awareness raising, termine preso in prestito dall’inglese che indica una nuova presa di consapevolezza. I temi sono il cibo e la sua produzione, affinché i cittadini possano orientare le loro scelte verso una maggiore sostenibilità. Oltre agli incontri organizzati sul territorio assumono un ruolo sempre più centrale i grandi eventi, che creano un ponte tra produttori e consumatori, combinando gastronomia e cultura ambientale.

Fra gli eventi principali spicca Terra Madre, un appuntamento che non solo rappresenta un’occasione per approfondire la cultura culinaria, sperimentare nuove cucine e acquisire nuove conoscenze sui temi ambientali, ma che è anche un luogo di scambio internazionale, con partecipanti prevenienti da tutto il mondo. Passeggiando fra gli stand gastronomici, ci si può fermare per partecipare a un workshop, una conferenza, un laboratorio e, perché no, anche a un escape room, un gioco creato riflettere su questioni cruciali su tema alimentare.

O ancora, sono molte le iniziative organizzate proprio vicino alla sede di Slow Food, come la manifestazione Cheese, che si terrà a Bra a Settembre.

Il legame con le politiche europee

Per quanto sia difficile pensarlo, dietro ogni “piatto” che arriva sulla nostra tavola ci sono anni di negoziazioni.

In un sistema politico europeo sempre più interconnesso, le politiche agricole si intrecciano con quelle del libero mercato, del commercio, dell’industria, della qualità e della sostenibilità ambientale. Eppure, a mancare è proprio un quadro unificato: una vera politica alimentare.

Obiettivo difficilissimo da raggiungere, è diventato una sfida raccolta da Slow Food, che porta avanti il dibattito a livello istituzionale come dimostra il suo coinvolgimento nell’EU Food Policy Coalition e nel  Dialogo Strategico per il Futuro dell’agricoltura, un tavolo di lavoro dove stakeholders del settore agroalimentare europeo, della società civile, delle comunità rurali e del mondo accademico si incontrano con l’obiettivo di definire una visione comune per il futuro dei sistemi agricoli e alimentari dell’UE.

Finanziamenti come quelli del programma LIFE permettono di portare avanti le istanze territoriali sui tavoli europei, facilitando un dibattito di ampio respiro e, al contempo, offrono strumenti concreti per “intercettare” problemi e soluzioni, contribuendo a un sistema alimentare più equo e sostenibile per tutti.

Il ruolo delle reti

La particolarità di questo bando LIFE, che finanzia il progetto di Slow Food, è il sostegno a un singolo ente per il potenziamento delle sue attività. Non è prevista la presenza di un partenariato, ma viene data grande rilevanza alla capacità di lavorare in rete e di creare reti.

Le reti di Slow Food sono moltissime: le reti tematiche (Slow Olive, Slow Grains), le coalizioni internazionali (Slow Food Coffee Coalition, Slow Wine Coalition), e le alleanze globali, come la Cooks’ Alliance, una rete di chef che si impegnano, nei loro ristoranti, cantine, bistrot e locali a supportare i piccoli produttori e lavorare con prodotti locali.

Inoltre, ci sono i progetti internazionali (ad esempio Beautifood) che permettono di lavorare in rete con altre organizzazioni attive nell’ambito ambientale e della sostenibilità alimentare.

Slow Food Cooks’ Alliance (Albania) © Ivo Danchev
Slow Food Cooks’ Alliance (Albania) © Ivo Danchev

La conoscenza come chiave di miglioramento

Orto in Condotta (Italy) © Alessandro Vargiu
Orto in Condotta (Italy) © Alessandro Vargiu

Un progetto di questa portata attribuisce alla conoscenza un ruolo centrale nel processo di cambiamento. Oltre alle attività di sensibilizzazione e capacity building è fondamentale anche il miglioramento continuo dell’organizzazione stessa.

Per questo Slow Food si impegna in un percorso costante di formazione e di miglioramento dei sistemi di valutazione, trasformandoli in uno strumento strategico di gestione, contribuendo a rendere le azioni più efficaci e mirate.

Vita da progettista

Paola Roveglia, che con le colleghe Martina Dotta e Cristina Agrillo lavora al progetto, racconta ciò che più continua ad appassionarla, dopo più di 30 anni nella progettazione: “in molti progetti europei, persone di diversi Paesi, con diverse esperienze, e con culture diverse, si siedono intorno a un tavolo per parlare, discutere, scontrarsi anche, ma soprattutto per lavorare insieme a soluzioni comuni. E questo significa fare l’Europa, costruirla.”

“Certo, ogni grande progetto o iniziativa va costruito, e il “sistema” dietro ai progetti, la preparazione di un grant, l’amministrazione, non è mai semplice. Per questo avere gli strumenti, le risorse e le possibilità di formarsi sono preziose”.

Concludiamo con una riflessione: dall’inizio di Slow Food, che cosa è cambiato? “Se il cibo e la produzione alimentare prima erano visti come un corollario della politica ambientale, ora è chiaro che costituiscono elementi centrali per la salvaguardia dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico. Oggi tutti siamo più consapevoli delle nostre scelte alimentari: l’attenzione alla propria salute e a quella dell’ambiente intorno, inclusa quella degli animali, è aumentata sensibilmente. Stiamo andando sulla strada giusta”.

Terra Madre Parade © Tullio Puglia

Informazioni tecniche

TITOLO DEL PROGETTO

Slow Food

CORDINATORE E PARTENARIATO 

Slow Food

NOME DELLA CALL 

LIFE-2024-NGO-OG-SGA

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • Project cost: €1,235,914.50
  • Contribution: €550,000.00

DURATA

Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2025

 

 

Un nuovo bando Ager per un’alimentazione sostenibile

1,5 milioni di euro destinati alla ricerca scientifica di eccellenza dalle Fondazioni aderenti ad Ager-Agroalimentare e ricerca. Con il bando “Colture Proteiche: innovazioni per un’alimentazione sostenibile”,  Ager ribadisce e rafforza il proprio impegno per sostenere le filiere agroalimentari italiane, sempre più penalizzate dalla crisi climatica. C’è tempo fino al 13 marzo 2025 per candidare i progetti.

Il bando “Colture Proteiche: innovazioni per un’alimentazione sostenibile” è guidato dall’intento di Ager di unire innovazione e tradizione per affrontare le nuove sfide del sistema agroalimentare e contribuire a nutrire il mondo in modo sano e sostenibile. A livello globale, si sta cercando di bilanciare meglio le proteine animali e vegetali, con un’attenzione crescente al rispetto dell’ambiente attraverso l’adozione di sistemi colturali altamente sostenibili. Inoltre, si punta a migliorare l’efficienza delle risorse naturali e degli input per ridurre le emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento globale.

Le colture proteiche sono un tasto dolente per l’Italia: la crisi climatica sta causando una forte diminuzione delle produzioni, disincentivando l’ampliamento delle superfici coltivate e spingendo sempre più il ricorso alle importazioni. Per contrastare questa tendenza, Ager ha pubblicato il bando “Colture Proteiche: innovazioni per un’alimentazione sostenibile” destinando 1,5 milioni di euro a progetti di ricerca scientifica per le colture leguminose (ad esempio soia, fagiolo, pisello, cece). Una scelta finalizzata ad aumentare la produzione e il consumo di proteine vegetali, migliorando nel contempo la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle produzioni agricole italiane.

Con questo bando, chiediamo agli enti di ricerca di rendere le colture leguminose resilienti ai ritmi stagionali irregolari dovuti alla crisi climatica, in particolare all’instabilità idrica e agli sbalzi termici, ampliando così la gamma di specie coltivabili a disposizione degli agricoltori – dichiara Claudia Sorlini, Presidente Ager. “ “Con i risultati delle ricerche intendiamo anche garantire ai cittadini prodotti italiani di qualità e tutelarli dai rincari dei prodotti agricoli conseguenti ai cambiamenti climatici”.  

NOVITA’ E PUNTI DI ATTENZIONE DEL BANDO

Tra le novità del bando, la richiesta agli enti di ricerca di rafforzare l’adozione di modelli collaborativi che, affiancando tradizione e innovazione, prevedono il coinvolgimento diretto degli operatori, come ad esempio agricoltori e tecnici di campo.

Le soluzioni innovative nasceranno dalla collaborazione tra ricercatori e gli stessi operatori, unendo le conoscenze scientifiche a conoscenze tecniche ed esperienze sul campo. Questo approccio consente di valorizzare le varietà locali, salvaguardare la biodiversità e integrare le competenze tradizionali con le più moderne tecnologie, facilitando la generazione di innovazioni e la loro trasferibilità e applicabilità alle filiere delle leguminose in ambito territoriale e nazionale. Un aspetto che anche in questo bando rimane un punto di forza delle progettualità sostenute da Ager.

In continuità con i precedenti bandi, le proposte dovranno coinvolgere giovani ricercatori inserendoli in ruoli di responsabilità, creando una concreta opportunità formativa e di crescita professionale per nuove generazioni di scienziati.

PRESENTAZIONE E REPERIBILITA’ DEL BANDO

Il bando, insieme alle informazioni utili per candidare progetti, è pubblicato sul sito Ager alla pagina Bandi – Progetto Ager | Bandi nel settore agroalimentare e sarà illustrato al pubblico in occasione di un incontro che si terrà esclusivamente on line venerdì 13 dicembre dalle 14.30 alle 16.30. La partecipazione è libera e non prevede l’iscrizione preliminare. Per collegarsi all’incontro di presentazione del bando CLICCARE QUI

Le domande di contributo dovranno essere presentate entro le ore 17 del 13 marzo 2025. 

LE FONDAZIONI SOSTENITRICI

L’uscita del bando è stata possibile grazie alla rinnovata alleanza tra Fondazioni di origine bancaria – la terza della storia di Ager – che comprende Fondazione Cariplo, riconfermata capofila, Fondazione CRC, Fondazione Cariparma, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Perugia, Fondazione di Sardegna, Fondazione Tercas, Fondazione Friuli, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Fondazione CON IL SUD.

Disabilità e inclusione: la strada che passa dai diritti

Conoscere per capire

Il 3 dicembre ricorre ogni anno la giornata internazionale delle persone con disabilità. Secondo le Nazioni Unite, quasi un miliardo e mezzo di persone, di cui 87 milioni in Europa,  una persona su sei nel mondo, soffre di una forma di disabilità.

Il tema della disabilità è complesso e, per riuscire ad affrontarlo anche solo parzialmente, è necessario capire che non esiste un solo tipo di disabilità ma ce ne sono molte, più o meno visibili.  Oltre alla disabilità fisica, stanno ricevendo sempre maggior riconoscimento le disabilità cognitive, quelle legate alla salute mentale e quelle definite “invisibili”, come le malattie croniche. La disabilità, in qualsiasi sua forma, è una realtà intrinseca nella natura umana; quello che può realmente fare la differenza è come la disabilità viene integrata e inclusa nella società.

Nothing About Us Without Us”, niente su di noi senza di noi. Questo famoso motto del movimento globale per i diritti delle persone con disabilità sottolinea l’importanza imprescindibile della partecipazione, rappresentazione e inclusione affinché le misure, le politiche e le iniziative rivolte alle persone con disabilità siano concepite, sviluppate e attuate insieme e dalle stesse persone con disabilità. È un cambiamento di prospettiva importante, perché la disabilità non è più un problema da sistemare, ma una realtà di vita, piena e complessa come tutte le altre.

Una delle priorità globali nell’agenda della disabilità dell’ONU è proprio l’avanzamento della capacità di leadership, ovvero di guidare e di decidere, delle persone con disabilità. Come farlo? Adottando un approccio inclusivo alla disabilità ogni volta che si deve affrontare un tema di interesse per le persone con disabilità, per esempio attraverso azioni di consultazione, raccolta dati, advocacy.

Iniziative nazionali ed europee

Nel corso degli anni sempre più iniziative, a livello internazionale, europeo e nazionale hanno preso avvio, in un’ottica di inclusione e di avanzamento dei diritti delle persone con disabilità.

Uno dei capisaldi nella legislazione sulla disabilità è la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) che stabilisce  standard minimi per i diritti delle persone con disabilità. La CRDP è stata anche la prima convenzione sui diritti umani firmata dall’Unione Europea come contraente.

In Europa il tema della disabilità è chiave, come emerge dai finanziamenti a disposizione (fondi strutturali e programma CERV) ma anche dallo sviluppo di politiche sempre più inclusive, dai trasporti (come il regolamento sui passeggeri con ridotta mobilità) al web ( come la Web Accessibility Directive, che prevede l’obbligo per gli uffici pubblici di rendere i propri siti e le proprie app accessibili) al pacchetto di misure per l’impiego delle persone con disabilità che prevede, fra le altre cose, accessibilità al posto di lavoro e il mantenimento del posto di lavoro per le persone che abbiano malattie croniche o acquisiscano disabilità sul luogo di lavoro.

Per sottolineare l’importanza dell’accessibilità degli spazi per tutti, in particolare per le persone con disabilità, l’Unione Europea ha istituito nel 2010 l’Access City Award, un premio che riconosce e valorizza le città che hanno posto l’accessibilità al centro delle proprie priorità. Una città è accessibile quando, per esempio, sono prese misure perché le persone con disabilità possano prendere autonomamente i mezzi pubblici, usare spazi pubblici come parchi e aree verdi, aver accesso e usare pienamente servizi come le biblioteche, i servizi comunali, le aree sportive.  Quest’anno il premio è stato vinto da Vienna.

In Italia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) include, all’interno della Missione 5 “Inclusione e coesione”, l’attuazione della riforma della legge quadro della disabilità, che mira a incentivare l’autonomia delle persone con disabilità attraverso una serie di misure e finanziamenti.

Passi avanti

Nonostante la strada sia ancora molto lunga, grazie a una nuova consapevolezza e una maggiore conoscenza, accompagnate da importanti investimenti, qualcosa sta cambiando in molti settori. Nell’ambito dell’istruzione, sono sempre di più le iniziative dedicate a rendere gli ambienti didattici più inclusivi e adattativi. Analogamente, anche gli ambienti di lavoro si stanno attrezzando, non solo rimuovendo barriere architettoniche ma creando ambienti più accessibili e modalità di lavoro più flessibili.

Un settore chiave che ha contribuito a rappresentare una nuova visione della disabilità è senza dubbio lo sport. Le Paralimpiadi, in particolare, rappresentano un momento fondamentale per celebrare tutte le discipline sportive, dove atleti e atlete con disabilità diverse competono con lo stesso spirito di determinazione e sfida.

Anche la tecnologia contribuisce al cambiamento. Diverse tecnologie, sia mediche che assistive, possono offrire un supporto fondamentale alle persone con disabilità in svariati ambiti della vita quotidiana, dall’istruzione al lavoro, fino alla vita sociale e alla salute. Tuttavia, è fondamentale che queste tecnologie vengano progettate e sviluppate in collaborazione diretta con le persone con disabilità, tenendo conto delle loro esigenze specifiche e della loro esperienza diretta.

Dalla teoria alla pratica

Alcuni progetti ci danno l’esempio di come un approccio più inclusivo e più attento a necessità diverse possa portare non solo a importanti risultati, ma anche ad innovazioni e nuove vie di sviluppo.

È il caso dei progetti VIBE e Beam up, in ambito artistico e museale, finanziati dal programma Europa Creativa, che hanno visto l’elaborazione di programmi di visite a mostre di arte contemporanea accessibili ai non vedenti.

Il Progetto Erasmus + IRENE – Increase the empoweRment of adults and migrants with spEcific learNing disordErs, +, coordinato dall’ente piemontese En.A.I.P., è invece rivolto a adulti e migranti tra i 18 e i 35 anni con difficoltà di apprendimento, spesso scoraggiati nell’apprendere una lingua straniera. Il progetto offre loro un’opportunità, al di fuori dei tradizionali percorsi scolastici, sfruttando tecnologie virtuali e strumenti di realtà digitale per facilitare l’apprendimento.

Sempre in Piemonte, il progetto Moon Climbers, guidato dalla Società Cooperativa Sociale “Il Sogno di una Cosa” O.N.L.U.S. di Collegno (TO),  ha offerto a più di 40 adulti con disabilità intellettiva un percorso di accompagnamento verso l’autonomia e autodeterminazione.

O ancora, il progetto Autonomia e Disabilità, realizzato da Fondazione CRC e conclusosi recentemente, è dedicato a promuovere una comunità inclusiva su base provinciale attraverso percorsi di accompagnamento alle famiglie, iniziative formative per gli operatori della rete dei servizi e sperimentazioni a livello territoriale. L’obiettivo principale del progetto è stato favorire azioni per aumentare l’autonomia e la piena inclusione sociale, abitativa, lavorativa e culturale delle persone con disabilità.

È importante ricordare anche il Buono Servizi Lavoro per le persone con disabilità messo a disposizione da Regione Piemonte. Il buono permette alle persone con disabilità di essere accompagnate da un esperto nella ricerca di un impiego, e alle aziende di usufruire di incentivi per l’inserimento lavorativo.

La via per l’inclusione è ancora lunga, ma solo un dialogo aperto e costruttivo sulla disabilità potrà portare ad un vero cambiamento e a nuove soluzioni, politiche e iniziative efficaci, inclusive e capaci di migliorare concretamente la qualità della vita delle persone, con o senza disabilità.

Più autonomia per una maggiore inclusione: il progetto Aiutami a fare da solo

“La grande sfida è diventare tutto ciò che hai la possibilità di diventare”. Questa è la prima frase che emerge del sito web della Cooperativa In Volo di Manta (CN) e riassume la missione di questa organizzazione, anticipando gli obiettivi del progetto di cui raccontiamo oggi: Aiutami a fare da solo.

A fronte di una crescente richiesta di aiuto e supporto, il progetto racconta di un’esperienza che ha permesso di riflettere sui modi nei quali viene vissuta la disabilità, sia da chi la vive in prima persona, sia da chi se ne fa carico tutti i giorni. Aiutami a fare da solo porta a riflettere sulle opportunità di una vita migliore per le persone con disabilità cognitive e autismo, senza negare le difficoltà e gli ostacoli quotidiani, ma mettendo in luce tutto quanto è possibile realizzare.

Due realtà, un obiettivo: aiutare a farcela da soli

Per le persone con disabilità il passaggio graduale verso una vita con maggiore autonomia e indipendenza non è sempre facile. Spesso attività come vivere in una casa da soli o con qualcuno che non sia della propria famiglia di provenienza, cercare e mantenere un lavoro e gestire le proprie attività quotidiane richiede uno sforzo aggiuntivo. In questi casi arrivare a fine giornata diventa un traguardo.

Per realizzare il proprio progetto di vita sono necessari il sostegno e l’aiuto che gli operatori dei servizi per la disabilità offrono quotidianamente, creando un rapporto di fiducia con le persone e le loro famiglie e attuando interventi che, passo dopo passo, promuovono l’inclusione nella società.

Aiutami a fare da solo è un progetto Erasmus plus cofinanziato dall’Unione Europea e realizzato con il contributo della Fondazione CRC. L’attività prende vita dalla collaborazione tra due realtà, la Cooperativa in Volo (Italia) e la Fundación Autisme Mas Casadevall (Spagna), unite dall’obiettivo di rafforzare le proprie competenze e condividere buone pratiche per offrire un sostegno più efficace alle persone con disabilità nel loro cammino verso l’autonomia e l’indipendenza.

Nonostante le differenze di ambiente e contesto le due organizzazioni si sono subito trovate in linea con gli obiettivi e le attività.

Insegnare l’indipendenza

Le attività del progetto si sono articolate in due ambiti principali: da un lato, un percorso formativo e uno scambio di esperienze tra gli operatori degli enti; dall’altro, l’elaborazione di training e di esperienze formative dedicate all’apprendimento e alla socializzazione degli adulti coinvolti.

Nel dettaglio, le due organizzazioni hanno partecipato a una formazione dedicata, mirata all’acquisizione di nuove metodologie e strategie di intervento, nonché al rafforzamento delle competenze necessarie per supportare i giovani adulti con disabilità cognitive nel costruire una vita più autonoma e più integrata nel contesto sociale. Attraverso gli incontri e lo scambio di buone pratiche, i due enti hanno avuto l’opportunità di condividere le proprie conoscenze e sviluppare soluzioni innovative per educare all’indipendenza, con l’obiettivo di generare un impatto positivo sulla qualità della vita delle persone coinvolte.

I partecipanti al progetto (gruppi di adulti italiani e spagnoli con disabilità cognitive e autismo) hanno poi intrapreso un’attività di formazione e di co-creazione, pensata per offrire loro uno spazio in cui poter esprimere le proprie esigenze e condividere i desideri per una vita più indipendente.

Il viaggio e l’incontro

Un momento importantissimo per i partecipanti al progetto è stato il viaggio della delegazione della Cooperativa in Volo in Spagna, durante il quale gli operatori della Cooperativa hanno accompagnato alcuni ragazzi a Serinyà, in Catalogna, dove ha sede l’associazione Fundación Autisme Mas Casadevall.

Durante il soggiorno, sia gli operatori che i ragazzi hanno partecipato a una serie di escursioni sul territorio e a laboratori proposti dalla Fondazione spagnola, dall’orto alla lavorazione della ceramica e alla produzione delle candele. I ragazzi si sono messi in gioco in un ambiente nuovo, lontano dal contesto famigliare e abitativo usuale e, con il supporto degli operatori, hanno potuto vivere un’esperienza di autonomia.

Vita da progettista

Le progettiste e le esperte delle Cooperativa In Volo raccontano: “Le attività di gestione di un progetto possono essere complesse, sia da un punto di vista amministrativo che da quello linguistico, ma con pazienza, impegno, e soprattutto la collaborazione dei Partner è possibile gestire con successo tutte le attività e soddisfare le richieste amministrative e di reportistica”.

E ancora: “Questo tipo di lavoro non è semplice, spesso per ogni passo avanti se ne fa uno indietro, ma vedere i ragazzi vivere con orgoglio la loro esperienza di viaggio, lontani dalla realtà quotidiana, e capaci di adeguarsi e apprezzare un nuovo contesto è un motivo di grande orgoglio e di ispirazione, e ci dà tutta la motivazione per proseguire su questo percorso”.

 

Informazioni tecniche

TITOLO DEL PROGETTO

ADU IN! AIUTAMI A FARE DA SOLO – EDUCARE ALL’INDIPENDENZA!

CORDINATORE E PARTENARIATO 

Capofila: IN VOLO SOC. COOP. SOCIALE ONLUS
Partner: FUNDACIO AUTISME MAS CASADEVALL

NOME DELLA CALL 

ERASMUS+ KA210-ADU – Small-scale partnerships inn adult education

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • 60.000,00 €  BUDGET TOTALE
  • 60.000,00 €  CONTRIBUTO

DURATA

1 ottobre 2022 – 31 marzo 2024

Bando Fuoriclasse

Secondo le evidenze emerse nell’ambito dell’iniziativa “Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere: dalle esperienze progettuali alle azioni di sistema in carcere e fuori dal carcere”, organizzata il 16 aprile 2024 dal CNEL insieme al Ministero della Giustizia, e in particolare quanto riportato nello studio di The European House – Ambrosetti, solo il 6% del totale dei detenuti risulta coinvolto in percorsi di formazione professionale. Tuttavia, in termini di corsi offerti, tra il 2021 e il 2023, è aumentato sia il numero di detenuti iscritti che i corsi attivati, le cui tipologie più frequentate includono settori quali cucina e ristorazione, giardinaggio e agricoltura, edilizia. Infatti, dal report della Fondazione Censis emerge che il digitale è oggetto di meno del 5% dei corsi di formazione professionale offerti in carcere.  

Con l’obiettivo di sostenere progetti per il reinserimento sociale delle persone detenute attraverso la formazione digitale, per contrastare il fenomeno della recidiva, il Fondo per la Repubblica Digitale, in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) e il Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha pubblicato il bando “Fuoriclasse”. 

Il bando mette a disposizione 5 milioni di euro.

Le proposte potranno essere presentate da partenariati formati da un minimo di due ad un massimo di cinque soggetti. Il Soggetto responsabile dovrà essere un soggetto privato senza scopo di lucro. I partner potranno essere enti pubblici o privati senza scopo di lucro.

Le proposte progettuali, corredate di tutta la documentazione richiesta, devono essere compilate e inviate esclusivamente online attraverso la piattaforma Re@dy, entro il 7 febbraio 2025. 

Iscriviti ai webinar aperti a tutti

📆 3 dicembre ore 11:30. Clicca qui per registrarti> 

📆 5 dicembre ore 15:00. Clicca qui per registrarti>

Per essere sempre aggiornato visita il sito web del Fondo per la Repubblica Digitale> 

Per info fuoriclasse@fondorepubblicadigitale.it 

Arte e cultura come forme di espressione per la sostenibilità

Negli ultimi anni il dialogo tra arte e sostenibilità ambientale è diventato sempre più centrale, riflettendo i cambiamenti nella consapevolezza ambientale della nostra società e promuovendo una riflessione critica sul nostro rapporto con il pianeta. L’arte e la cultura possono essere uno strumento potentissimo per favorire la transizione verde: l’arte, infatti, non è solo un mezzo espressivo, ma anche un motore di cambiamento, capace di ispirare azioni concrete e di stimolare nuove forme di consapevolezza ecologica.

L’Unione Europea si è impegnata, con il Green Deal, a rendersi un’economia senza carbone entro il 2050, investendo su tecnologie green, industria sostenibile, e riduzione dell’inquinamento; in questo contesto, anche i settori artistici e culturali devono essere considerati come parte integrante della transazione. Tutto questo è ben illustrato nel rapporto Greening the Creative Europe Programme” [1] , che offre una panoramica di come il settore creativo e culturale possa contribuire agli sforzi comunitari per integrare le azioni sul clima attraverso il programma Europa Creativa.

Progetti di arte e di ambiente

Che il legame fra arte, cultura e ambiente sia sempre più forte viene illustrato nei molti progetti raccolti nel registro EcoArts Nexus, il cui obiettivo principale è quello di dare visibilità a tutte quelle espressioni culturali che comunicano, attraverso il linguaggio artistico, i temi ambientali.  Attraverso la presentazione di progetti e iniziative, l’archivio EcoArts Nexus evidenzia il ruolo unico delle arti e della cultura nel promuovere un futuro sostenibile. Anche il programma Europa Creativa permette di ricercare, attraverso una pagina dedicata, tutti i progetti che combinino espressioni artistiche (teatro, musica, fotografia, pittura, scultura) e sostenibilità.

L’arte per comunicare il cambiamento climatico

L’arte può essere uno straordinario mezzo per descrivere l’ambiente, per raccontare la natura, ma anche per denunciare i cambiamenti climatici. Ad esempio, il progetto europeo Landscape Together, attraverso un fitto programma di eventi, workshops, residenze artistiche, e incontri, punta a far dialogare artisti, cittadini e istituzioni  sui temi dell’arte, del territorio e del cambiamento climatico. O ancora, l’esperimento artistico immersivo Oblivion dell’artista Sarah Vanhee, racconta di come si possa vivere un anno senza buttare niente, facendo ripensare a tutto quello che definiamo, e trattiamo, come scarto.

Materiali d’artista

Soprattutto negli ultimi decenni, numerosi artisti hanno cominciato a utilizzare materiali e tecniche sostenibili nelle loro creazioni. Molti artisti scelgono materiali riciclati, naturali o a basso impatto ambientale. Alcuni realizzano opere utilizzando materiali di scarto e rifiuti, altri lavorano con materiali naturali che si decompongono nel tempo. Il progetto MaDe – Material Designers, Boosting talent towards circular economies, realizzato con il finanziamento di Europa Creativa, vuole promuovere lo sviluppo di nuove competenze dei designers all’interno del paradigma dell’economia circolare. MaDe è dedicato a mostrare, e dimostrare, l’impatto positivo dei Material Designer, ovvero progettisti e designer che riprogettano, riutilizzano e ridefiniscono i materiali dando loro uno scopo completamente nuovo.

Salvaguardare il patrimonio artistico per proteggere l’ambiente

Come sappiamo, l’Unione Europea punta a diventare il primo continente a raggiungere la neutralità climatica. Per realizzare questo ambizioso obiettivo, la transizione verde deve coinvolgere ogni settore, incluso quello del patrimonio culturale. La sostenibilità è infatti uno degli elementi centrali del Quadro di azione europeo per il patrimonio culturale: cultura e patrimonio possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere uno sviluppo sostenibile, ad esempio migliorando la sostenibilità degli edifici storici.

È questo per esempio il caso del Green Art Project, che si concentra sul ricercare soluzioni sicure ed efficaci per la conservazione del patrimonio culturale, utilizzando materiali rispettosi dell’ambiente e a basso impatto, ottenuti da fonti naturali rinnovabili o rifiuti riciclati.

Inoltre, merita particolare attenzione l’iniziativa New European Bauhaus (NEB), una policy e un nuovo canale di finanziamento dell’UE, dedicato a promuovere soluzioni improntate alla sostenibilità, all’inclusione e al rispetto dell’ambiente, in un’ottica di transizione verde. L’iniziativa mira a costruire ponti e connessioni tra i settori della scienza, della tecnologia, dell’arte e della cultura, proponendo soluzioni innovative per le sfide legate alla transizione ecologica e digitale. Sul sito è possibile dare uno sguardo ai progetti finanziati finora, e alle opportunità di finanziamento aperte.

Un’alleanza per l’ambiente: arte, cultura e sostenibilità

Tutte le espressioni artistiche possono essere strumenti efficaci per promuovere la sostenibilità e l’educazione ambientale. Si tratta di un dialogo continuo, di nuove forme di espressività, il cui compito non è solo accrescere la consapevolezza sui temi ambientali, ma ispirare le persone e gli altri artisti a fare di più e abbracciare pienamente la transizione verde. Arte e cultura hanno il potere di offrire a persone di ogni età le conoscenze e le competenze necessarie per affrontare le sfide come il cambiamento climatico, invitando ad affrontare questi problemi da prospettive nuove e sensibilizzare al tema.


 

[1] European Commission: Directorate-General for Education, Youth, Sport and Culture, Kruger, T., Mohamedaly, A., Muller, V., Rodriguez, A. et al., Greening the Creative Europe Programme – Final report, Kruger, T.(editor), Mohamedaly, A.(editor), Muller, V.(editor), Rodriguez, A.(editor), Feifs, T.(editor) and Buiskool, B.(editor), Publications Office of the European Union, 2023, https://data.europa.eu/doi/10.2766/625636

Cultura, tradizione e sostenibilità: la storia del progetto Roots/Routes

Può succedere che qualche cosa dal passato ci bussi inaspettatamente alla porta e che ci faccia cambiare direzione. E se quel qualcosa fosse un castagneto? Inizia così la storia del progetto Roots/Routes, un esempio di cura del territorio e di riscoperta della bellezza.

 

Un titolo, una missione, due Paesi

Quando l’architetta Simona Rossi, vicepresidente dell’associazione Arborea, eredita un castagneto nella Valle Mongia, si domanda cosa fare di un terreno che non solo è parte di un bosco, ma anche parte di un territorio e di una comunità. Lavorare su un castagneto non è certo un’impresa semplice. E come farlo al meglio, assicurandone la piena armonia con i boschi intorno? Da questa riflessione, condivisa con il regista Sandro Bozzolo residente nel luogo, nasce il progetto Roots/Routes, un gioco di parole, un’assonanza di “radici” e “strade” presa in prestito dall’inglese. Le radici sono quelle degli alberi, ma anche quelle delle famiglie che abitano e custodiscono le terre dei castagneti.  Le strade sono percorsi, itinerari che aprono a nuove direzioni. Per secoli, i castagneti hanno rappresentato un luogo di lavoro e una risorsa per le famiglie locali. Lavorando il bosco, i castanicoltori sono stati a lungo anche i principali responsabili della salvaguardia del territorio. Oggi questi castagneti sono ben più di un luogo di lavoro: sono i custodi di una storia che parla di arte, cultura, tradizione e sostenibilità.

Il progetto si sviluppa coinvolgendo territori del Piemonte e della Corsica, in particolare il Comune di Viola (CN) nella Valle Mongia e il Comune di Bocognano (dipartimento della Corsica del Sud). Attraverso una serie di diverse azioni, il progetto Roots/Routes si concentra sulla tutela e valorizzazione dei castagneti per creare nuove connessioni fra gli abitanti dei territori, le organizzazioni civiche, le associazioni, le istituzioni locali e gli artisti.

 

Le attività del progetto, la risposta del territorio

Una delle attività più significative realizzate finora è stata l’organizzazione di eventi culturali. Attraverso un programma di residenze d’artista, due artiste sono state invitate a prendere parte ad alcuni incontri e laboratori con le organizzazioni e i residenti locali: Anna Benotto, originaria del Roero, autrice e illustratrice di libri, e Vannina Bernard Leoni, originaria di Bastia in Corsica, scrittrice e co-redattrice di una rivista di arte e fondatrice della start-up “castagnina”, che si occupa di artigianato. Le due artiste sono state ospitate in aziende agricole locali e, durante il loro soggiorno, hanno preso attivamente parte alla vita della comunità, partecipando a visite, passeggiate e momenti di convivialità quotidiani.

Di grande rilievo è stata la manifestazione “Castagneto acustico”, tenutasi a luglio 2024. Questo festival si è svolto in un castagneto secolare. Gli artisti, attraverso performance realizzate senza l’uso di elettricità, hanno esplorato molti temi legati alla cultura del castagneto, come l’architettura rurale, gli alberi secolari, le memorie delle comunità.

Le attività non si fermano qui: è infatti prevista la pubblicazione di un articolo-reportage che approfondirà le iniziative realizzate sul territorio piemontese, tracciando parallelismi culturali con la Corsica, e la realizzazione di pannelli da posizionare sui percorsi di visita con un QRcode che riporterà al documentario “La Custode, mappa filmica dei castagneti Italiani”, un cortometraggio presentato a settembre 2024 in occasione del festival “Terra Madre” di Torino.

Parlare con il luogo, parlare del luogo

Eventi come la Residenza d’artista e il Castagneto acustico non solo hanno permesso di attirare visitatori e appassionati, ma anche di dare nuova vita al territorio, grazie alla partecipazione attiva della comunità locale. I residenti hanno attivamente partecipato agli eventi e hanno anche contribuito al successo delle iniziative dialogando con gli artisti e raccontandosi. Un grosso impegno viene impiegato nella comunicazione del progetto e delle sue attività, con una maggiore presenza sui social e la pubblicazione di più notizie. L’obiettivo è valorizzare il territorio, mostrando come dietro al progetto ci sia molto di più di un lavoro: si tratta di offrire agli abitanti del luogo uno spazio per raccontare in prima persona le proprie esperienze e tradizioni, recuperando anche il dialetto piemontese.

In questo contesto si inserisce una delle prossime attività del progetto: la creazione dell’“abbecedario”, di Anna Benotto.  Si tratterà di una creazione artistica, da posizionare all’aperto, dedicata al tema delle storie raccontate dagli abitanti del paese e ambientate nel secolo scorso. Le lettere e parole saranno in dialetto piemontese.

 

Vita da progettista

Un progetto che prende le mosse dalla protezione e conservazione dell’ambiente per raccontarne la cultura, la bellezza e le tradizioni. Un percorso che va dalla sostenibilità all’arte, dall’arte alla cultura, e dalla cultura al dialogo. Ma come si riesce a realizzare tutto questo?

La coordinatrice del progetto lo spiega così: “prendersi cura di un luogo vuol dire preservarlo, ma anche fare in modo che la sua storia e le sue tradizioni continuino a vivere. Quale miglior mezzo se non l’arte per farlo?  I residenti e le famiglie locali hanno accolto molto bene, meglio di come ci aspettavamo, gli artisti invitati, e hanno partecipato con grande entusiasmo agli eventi, ai laboratori e alle attività”.

Gestire un progetto di questa portata, realizzato grazie ai contributi del PNRR, della Fondazione CRC e dell’European Cultural Foundation, presenta certamente delle sfide. “La gestione finanziaria è impegnativa, e richiede molta “pazienza” per coordinarsi con i tempi di tutti gli attori coinvolti.”

Come anticipato, un aspetto molto importante è la comunicazione.  “La comunicazione dei progetti, e di questo in particolare, è essenziale per far conoscere le attività e per raggiungere un pubblico sempre più vasto, dalla popolazione locale ai potenziali visitatori. Comunicare è un’attività a tutto tondo, dall’ideazione del messaggio alla scelta dei mezzi per trasmetterlo”.

L’impegno è molto, ma quando un progetto genera tanto interesse, e quando le attività e la partecipazione sono così vive, è senz’altro un segnale positivo per proseguire su questa strada.

 

Informazioni tecniche

TITOLO DEL PROGETTO

ROOTS / ROUTES

CORDINATORE E PARTENARIATO 

Coordinatore: Associazione Arborea APS (ex Terre di Mongia)
Partner: partenariato Associazione Ubiquità associazione con sede in Corsica

NOME DELLA CALL 

COS Fund Just Transition Interregional Edition

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • 16.875,00€ BUDGET TOTALE
  • 13.500,00€ CONTRIBUTO ECF
  • 3.375,00€ CONTRIBUTO COFINANZIAMENTO

DURATA

1 maggio 2024 – 12 aprile 2025

Il digitale per la cultura: le esperienze di Kalatà e di Casa do Menor

I progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale sono diventati fondamentali per preservare, valorizzare e rendere accessibili opere e conoscenze. La digitalizzazione non ha solo cambiato il modo in cui accediamo alla cultura, ma ha influenzato profondamente il mondo del lavoro nel settore culturale. In questo articolo presentiamo due esperienze diverse, ma unite dallo stesso obiettivo: adottare soluzioni digitali per un’offerta culturale più ampia e più accessibile.

Kalatà: uscire dagli schemi per vivere l’arte

Kalatà è un’impresa culturale, con sede a Mondovì ma attiva in tutta Italia. Nata dalla passione per la cultura e dall’idea che l’arte debba essere accessibile a tutti, Kalatà è una realtà che si dedica a valorizzare il patrimonio culturale, dando una nuova luce ai tesori architettonici italiani, proponendo percorsi che offrano la possibilità di imparare, di divertirsi, di unire profondità e leggerezza. Fondata nel 2014, nel corso degli anni Kalatà ha intrapreso un percorso di trasformazione. In un panorama di offerte turistiche tradizionali, con guide che illustrano e visitatori che ascoltano, Kalatà ha deciso di cambiare prospettiva, proponendo esperienze di visita molto più immersive, anche grazie ad un linguaggio più accessibile e coinvolgente.

Gestire processi complessi come prenotazioni, organizzazione dei gruppi e fidelizzazione dei clienti, non è stato semplice; se l’intenzione era quella di focalizzarsi su un’offerta nuova, più moderna e più competitiva, era necessario anche un cambiamento che consentisse di ottimizzare questi processi. È stato dunque grazie all’impegno, e ai contributi del PNRR e della Fondazione CRC, che Kalatà ha potuto intraprendere la strada verso una maggiore digitalizzazione, introducendo numerosi cambiamenti. Fra i principali un sito internet più completo, in cui le opzioni di visita sono più chiare, un sistema di prenotazione online semplificato, la possibilità di creare pacchetti di esperienze personalizzate, l’accesso a promozioni e sconti, e l’opzione di coinvolgere amici e lasciare feedback. La digitalizzazione di alcuni processi ha permesso di gestire più facilmente i visitatori, favorendo un processo di fidelizzazione, i cui risultati sono evidenti: fra giugno e settembre, Kalatà ha registrato un incremento di più del 20% dei clienti.

Kalatà ha affrontato un significativo cambiamento organizzativo, superando anche alcune resistenze legate ad un turismo più tradizionale.  L’energia e la determinazione nell’adottare nuove tecnologie, unite alla volontà di “far vivere una storia”, oltre alla semplice visita, hanno spinto Kalatà verso un percorso di crescita e di creazione di un nuovo modello di fruizione del patrimonio.

Casa do Menor: un viaggio dal Brasile al Piemonte, passando per l’arte e l’incontro

La storia di Casa do Menor parte dal Piemonte nel 1978, quando Padre Renato Chiera dalla Diocesi di Mondovì si sposta in quella di Nova Iguaçu, nella periferia di Rio de Janeiro. Fin da subito, il Parroco si impegna nell’aiutare i ragazzi e le famiglie del luogo, soprattutto quelle più in difficoltà, fino alla creazione delle Casa do Menor nel 1986, nome scelto dagli stessi bambini che lì avevano trovato una casa. Casa do Menor “ritorna” in Italia nel 1996, con l’obiettivo di sviluppare progetti per la cooperazione allo sviluppo, mantenendo uno stretto legame con il Brasile. Dal 2020, la sua casa è il Monastero di San Biagio.

Il Monastero non è solo la sede dell’associazione, ma un luogo di grande rilevanza per il territorio, che attira numerosi visitatori grazie alla sua storia e alle iniziative culturali. Eventi come la rassegna Tessere, i festival medievali e il Festival della Leggerezza sono solo alcuni degli appuntamenti che rendono questo luogo vivace e attrattivo. Il fatto di avere un Monastero per sede ha un forte impatto sulla missione e sulla visione culturale di Casa do Menor: così come il Monastero ha attraversato i secoli, raccogliendo storie passate e presenti, anche l’arte che custodisce deve essere capace di intrecciare le narrazioni del passato con le voci contemporanee. È dalla convinzione che l’antico e il moderno si fondano, e che le immagini sacre medievali possano ancora parlarci e trasmettere un messaggio, che nasce la volontà di Casa do Menor di offrire un nuovo approccio all’esperienza del patrimonio culturale.

Attraverso un’intensa fase di progettazione, resa possibile grazie ai finanziamenti del bando Attrazione Risorse della Fondazione CRC e ai contributi del PNRR, è stato avviato un percorso di innovazione digitale e tecnologica per rendere le visite al Monastero più complete, autonome e accessibili. Fra le innovazioni previste vi sono una bacheca multimediale che spieghi l’arte e gli affreschi della Chiesa, due video divulgativi e un tavolo interattivo che permetterà di approfondire la storia e i progetti di Casa do Menor. Inoltre, è in fase di sviluppo un’app che offrirà un percorso di visita autonomo, raccontando la storia e l’arte dell’Abbazia. In collaborazione con un’associazione per non vedenti, si sta lavorando anche a una modalità di visita per chi ha difficoltà visive, per garantire un’esperienza inclusiva per tutti.

Lo scopo ultimo di queste attività è far conoscere il Monastero ed il territorio circostante come luogo di storia e cultura, in cui realtà culturali, sociali e spirituali si incontrano.

Vita da progettista

Nonostante le differenze fra le realtà e i progetti, le esperienze di Kalatà e di Casa do Menor si incontrano su un punto: la digitalizzazione ha liberato il tempo, prima dedicato ad attività di routine, permettendo di impiegarlo in attività più complesse e focalizzate. Questo ha reso possibile offrire un servizio più diversificato e interessante, migliorando l’esperienza complessiva per i visitatori.

Nicola Facciotto, CEO di Kalata, spiega: “In passato, oltre a seguire e gestire le numerose attività di Kalatà, parte del nostro staff doveva dedicare molto tempo a rispondere a chiamate per fornire orari, gestire prenotazioni o modificare appuntamenti. Ora, grazie alla digitalizzazione e all’ottimizzazione di alcuni processi, il nostro team può concentrarsi maggiormente sulla creazione di nuovi percorsi di visita e sul miglioramento dell’offerta esistente, continuando comunque a garantire un servizio di assistenza clienti efficiente e puntuale”.

Le parole di Marco Giusta, Responsabile Monastero di San Biagio, sede di Casa do Menor Italia, in qualche modo gli fanno eco: “una delle ragioni che ci ha spinto a sviluppare un percorso di visita più autonomo e coinvolgente è stata la necessità di ridurre le interruzioni al nostro team da parte dei visitatori in cerca di informazioni. In passato, le richieste frequenti rallentavano il nostro lavoro e, a causa di tempi e spazi limitati, le risposte che potevamo offrire erano inevitabilmente parziali. Questo sistema non soddisfaceva pienamente i visitatori né ci permetteva di concentrarci sulle nostre attività. Ora, con il nuovo approccio, possiamo dedicarci al nostro lavoro, mentre i visitatori possono godere di un’esperienza più ricca e completa, gestendo i loro tempi in autonomia”.

Gli esempi di Kalatà e Casa do Menor dimostrano chiaramente come il digitale possa essere una leva fondamentale per ridefinire l’esperienza culturale, offrendo un nuovo paradigma di fruizione del patrimonio che sia più completo, immersivo e inclusivo.

 


Informazioni tecniche 

TITOLO DEL PROGETTO

Piattaforma digitale Kalatà

PARTENARIATO 

Kalatà (unico beneficiario)

NOME DELLA CALL 

PNRR: M1C3 3.3.2 Sostegno ai settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione digitale

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • BUDGET PNRR 75.000 €
  • BUDGET FONDAZIONE CRC 6.000 €

DURATA

In corso


TITOLO DEL PROGETTO

Priorato San Biagio – Rigenerazione Spazi Espositivi

PARTENARIATO 

Casa do Menor (unico beneficiario)

NOME DELLA CALL 

PNRR: M1C3 3.3.2 Sostegno ai settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione digitale

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • BUDGET PNRR 75.000 €
  • BUDGET FONDAZIONE CRC 6.000 €

DURATA

In corso

 

La cultura diventa digitale: nuove modalità per preservare, promuovere e diffondere il patrimonio culturale

Negli ultimi anni, le tecnologie digitali hanno aperto nuove opportunità alla cultura. Musei, gallerie d’arte, teatri e biblioteche hanno iniziato a utilizzare le tecnologie digitali per preservare, rendere più accessibile e innovare il patrimonio culturale, creando nuove esperienze per i visitatori e nuove opportunità per gli operatori del settore.

Proteggere e condividere il patrimonio culturale

Uno dei principali vantaggi della digitalizzazione nel settore culturale è la possibilità di conservare e rendere accessibile il patrimonio, condividendolo con un pubblico più ampio, attraverso modalità innovative. Sono numerosi, in Italia e in Europa, i musei che hanno aumentato la loro presenza online, offrendo visite virtuali, esposizioni interattive e archivi digitali. Questo

cambiamento, accelerato durante e dopo il 2020, ha permesso a milioni di persone in tutto il mondo di visitare mostre e musei, ascoltare concerti e assistere a spettacoli teatrali senza muoversi dalla propria abitazione.

In Piemonte, un esempio arriva dal Museo Egizio di Torino che offre diverse possibilità di tour virtuali anche con specifici percorsi per ragazze e ragazzi. In Europa, il museo Louvre di Parigi ha, da una parte, digitalizzato una vasta parte delle sue collezioni, permettendo ai visitatori di esplorare opere d’arte tramite tour virtuali ad alta definizione e, dall’altra, ha creato percorsi multimediali, podcast e video per conoscere più approfonditamente l’arte esposta. A Madrid, il Museo del Prado, ha creato dieci itinerari virtuali per esplorare le opere e conoscere gli artisti. Un’attenzione particolare va poi a Google, che ha una sezione dedicata all’arte e cultura grazie alla quale è possibile esplorare numerose collezioni d’arte di tutto il mondo.

Innovazione, competenze e nuove risorse

Cosa comporta investire nella digitalizzazione della cultura?

Per quanto le risorse finanziarie siano essenziali, investire nella digitalizzazione della cultura non significa soltanto impegnare fondi nella trasformazione digitale ma, anche e soprattutto, cambiare prospettiva su cosa significhi visitare un museo, assistere a un concerto o a uno spettacolo teatrale. Se l’esperienza “in persona” regala emozioni uniche, la distanza, i costi e – a volte – le barriere architettoniche hanno creato ostacoli raramente sormontabili, rendendo parti importanti del patrimonio culturale difficilmente raggiungibile per molti.

Grazie ai nuovi strumenti digitali (virtual tour, video, podcast, e spettacoli “on demand”) la cultura può essere più accessibile, ma quello che appare semplice dietro un click richiede uno sforzo economico e un impegno di risorse notevole. Per esempio, un museo che voglia ampliare la propria offerta culturale attraverso il digitale, dovrà garantire che il suo personale possieda le competenze adeguate. Saranno infatti richiesti professionisti della digitalizzazione per rendere le sale accessibili da remoto, sviluppatori di applicazioni per facilitare l’esperienza dei visitatori online e specialisti di marketing digitale per promuovere l’offerta e comprendere le abitudini del nuovo pubblico.

L’Unione Europea, attraverso programmi come Horizon Europe e Europa Creativa, mette a disposizione diverse opportunità di finanziamento in ambito culturale, dalla letteratura all’architettura fino alla cooperazione internazionale. I fondi europei sono dedicati a finanziare progetti che migliorino l’accesso e la conservazione del patrimonio culturale tramite l’uso di nuove tecnologie. Inoltre, una parte dei finanziamenti è dedicata anche alla mobilità e lo scambio di esperienze fra artisti e operatori del settore culturale.

Cultura 4.0: uno sguardo all’Italia

L’Italia è il Paese che può contare sul numero più alto di siti UNESCO  e su alcuni dei musei più visitati nel mondo. Se spesso si lamenta una scarsità di risorse per proteggere e promuovere un patrimonio così grande, è pur vero che grazie anche alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia le cose stanno cambiando. In particolare, nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sono previsti specifici fondi per promuovere la digitalizzazione del settore culturale. Sulla base del concetto della “Cultura 4.0, il PNRR prevede importanti investimenti per rilanciare il patrimonio culturale italiano, anche in chiave digitale, favorendo lo sviluppo di nuovi servizi che migliorano l’attrattività, l’accessibilità (sia fisica che digitale) e la sicurezza.

Nuove connessioni culturali: quando unire cultura e digitale è una scelta vincente

La digitalizzazione non solo migliora la conservazione e l’accesso ai patrimoni culturali, ma crea anche nuove forme di connessione culturale; le piattaforme digitali vanno ben oltre i confini nazionali, e avvicinano Paesi e culture. Alcuni progetti, resi possibili dai finanziamenti europei, sono chiave per capire cosa stia succedendo.

Per esempio, l’European Heritage Hub, un progetto con più di 20 partner, mira a mettere in comune le risorse per creare il più grande movimento mai realizzato in Europa a favore del patrimonio culturale, favorendo le sinergie e la cooperazione fra attori del mondo della cultura.

Il progetto Europeana, ha permesso la creazione di una piattaforma che raccoglie milioni di immagini, testi, video e registrazioni audio dal patrimonio culturale europeo, facilmente accessibili online.

Da segnalare anche il progetto INDICES, dedicato principalmente alle politiche e alla governance europea del patrimonio culturale. Rivolgendosi ai decisori politici e agli operatori culturali, l’obiettivo di INDICES è far comprendere appieno l’impatto sociale ed economico della digitalizzazione nel settore culturale, favorendo un (ri)uso innovativo dei beni culturali.

E in Italia? Il progetto I.Pac, Infrastruttura e Servizi Digitali per il Patrimonio Culturale, punta a creare una piattaforma digitale per la conservazione, valorizzazione e accesso ai beni culturali italiani, integrando tecnologie avanzate per rendere i dati culturali più fruibili e interoperabili.

L’infrastruttura di ricerca DARIAH, Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities, supporta la ricerca nelle arti e nelle scienze umanistiche, offrendo strumenti digitali, risorse e servizi per facilitare la collaborazione, l’accesso ai dati e la condivisione di metodologie digitali tra ricercatori.

Prossimi passi

La digitalizzazione sta trasformando il mondo della cultura aprendo nuove opportunità per la condivisione e l’innovazione del patrimonio culturale. Gli investimenti di oggi (come Horizon Europe, Next Generation EU, il PNRR o il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale) e le risorse dedicate alla digitalizzazione della cultura, avranno un ruolo centrale per la salvaguardia del patrimonio del passato e per proiettarlo verso il futuro, per una ricchezza culturale condivisa.

L’inclusione fa canestro: l’esperienza del progetto STREETBALL4INCLUSION

A volte basta una partita di basket, un tre contro tre, a cambiare una realtà. Anzi, due. Da questo punto di partenza è nata l’idea di STREETBALL4INCLUSION, un progetto Erasmus+ guidato dalla scuola spagnola Colegio Santiago Apóstol che vede fra i suoi partner l’associazione sportiva Streetball Patacona, di Valencia, e la società sportiva B.C. Gators, di Savigliano (CN).

Due realtà, una italiana e una spagnola, lontane geograficamente ma vicine per valori, obiettivi, e passione: quella della pallacanestro.

Sport è partecipazione

Il progetto STREETBALL4INCLUSION vuole offrire a ragazzi che arrivano da situazioni di svantaggio socioeconomico la possibilità di giocare a basket, nella versione 3-contro-3, in uno spazio sicuro e sotto la guida di coach esperti. In Spagna, i ragazzi provengono principalmente da famiglie gitane, spesso esposte a elevati rischi di esclusione sociale, discriminazione e con una significativa incidenza di problemi di salute. In Italia, invece, i giovani devono far fronte prevalentemente a difficoltà economiche e sociali.

L’obiettivo principale del progetto è quindi quello di utilizzare lo sport come un potente mezzo per lottare contro le discriminazioni e l’esclusione e dare, al contempo, opportunità di incontro, socializzazione e scambio.

Sia a Valencia che a Savigliano, i ragazzi e le ragazze non solo si sono allenati con impegno costante, ma hanno anche partecipato attivamente all’ideazione e alla gestione degli allenamenti, con il supporto dei coach e l’uso di strumenti informatici. I risultati, a volte molto creativi, hanno permesso loro di sentirsi coinvolti e responsabili delle attività sportive, imparando inoltre a utilizzare alcuni strumenti digitali anche per il progetto stesso, ad esempio occupandosi della realizzazione di foto e video da inserire nel sito internet.

Allenare il corpo per nutrire la mente

Grazie agli allenamenti, i ragazzi hanno potuto svolgere con regolarità un’attività sportiva, cosa non sempre facile, ed hanno avuto l’occasione di imparare, grazie a seminari specifici, elementi importanti riguardanti il cibo sano ed una corretta alimentazione- temi cruciali per una fascia di popolazione in cui l’obesità raggiunge livelli significativi.

Spagna Italia-Italia Spagna: cambio di campo

Un aspetto importante del progetto è quello della mobilità e degli scambi fra Paesi. Oltre ai meeting di coordinamento, che hanno visto i Partner visitare i reciproci Paesi, il progetto STREETBALL4INCLUSION ha permesso a delegazioni di giovanissimi giocatori di andare a visitare i campi dei propri “colleghi” europei.

Con il primo scambio alcuni ragazzi di Savigliano, accompagnati dai coach e da rappresentanti di B. C. Gators, sono stati a Valencia, durante la settimana dello sport. Oltre ad aver conosciuto e giocato con gli altri ragazzi, la delegazione piemontese ha ricevuto anche una sorpresa: la visita di un rappresentante della Commissione Europea, venuto a conoscere più da vicino la realtà del progetto.

Durante la seconda mobilità, la delegazione spagnola ha visitato il Piemonte, dove presso il centro sportivo PalaTorre di Torre San Giorgio si sono svolti allenamenti e partite di basket. È importante sottolineare che, grazie ai fondi del progetto, è stato possibile installare nel centro sportivo un campo da basket con materiali ecologici e sostenibili.

In questa visita è stata coinvolta anche l’associazione Oasi Giovani, che collabora con B. C. Gators in un progetto, “Oasi Gioco & Basket”, in cui vengono organizzati corsi di basket gratuiti ai ragazzi che vengano da contesti difficili.

Vita da progettista

“È bellissimo vedere ragazzi di Paesi diversi incontrarsi, fare amicizia e organizzare prossime occasioni per rivedersi. Questo progetto ha davvero creato un’opportunità unica per combinare sport, ospitalità e inclusione”, racconta Daniele Scotta, il Vice-Presidente della società B. C. Gators.  “Anche se uno degli obiettivi era imparare l’inglese, almeno l’inglese tecnico del gioco, i ragazzi hanno praticato soprattutto l’itagnolo, un bel mix di italiano e spagnolo, ma è stato fantastico anche così”.

“Questo progetto ci ha portato a lavorare anche su nuove proposte progettuali, ma è innegabile che l’amministrazione dietro questi bandi non sia semplice e richieda molto tempo. È stata comunque una buona esperienza e ci ha permesso di imparare molto -ora siamo più preparati e pronti a lavorare come coordinatori”.

Per saperne di più

Informazioni tecniche 

TITOLO DEL PROGETTO

STREETBALL4INCLUSION – Basketball to fight social exclusion

PARTENARIATO 

Capofila

Colegio Santiago Apóstol (Valencia)

Altri Beneficiari

  • ASD B.C. Gators (Savigliano)
  • Streetball Patacona (Valencia)

NOME DELLA CALL 

Erasmus KA210-SPORT project no. 101087614

BUDGET TOTALE E CONTRIBUTI

  • BUDGET ERASMUS 60.000 €
  • BUDGET FONDAZIONE CRC 4.000 €

DURATA

1.12.2022 – 30.11.2024

Molto di più di un gioco di squadra: lo sport come priorità per l’Europa

Lo sport è un elemento rilevante nella vita di moltissimi cittadini europei. Lo è per gli atleti, per chi lo pratica saltuariamente, per chi si ritrova a guardarlo, trasformandolo in una occasione di incontro.  Oltre alle sfide sportive e alle competizioni, lo sport in Europa rappresenta anche un mezzo per promuovere l’inclusione sociale, migliorare la salute pubblica e favorire lo sviluppo economico, dal momento che il settore sportivo impiega milioni di cittadini e genera un fatturato significativo. Le istituzioni nazionali ed europee, attraverso numerose iniziative, hanno riconosciuto l’importanza dello sport anche come strumento per la promozione di una società più giusta e più coesa.

2024: un anno speciale

Parlando di sport, con un focus sull’Europa, non possiamo che iniziare dalle ultime Olimpiadi. Le Olimpiadi e Paralimpiadi rappresentano un momento di grande importanza per lo sport a livello globale e quest’anno hanno avuto un significato particolare per l’Europa. Per l’occasione è stato pubblicato un nuovo sito che ha permesso di monitorare le medaglie del “team Europa” e, per la prima volta, la bandiera europea è stata esposta e celebrata durante la cerimonia di apertura, sotto il motto “Uniti nella diversità”.

Investire nello sport

Lo sport è una realtà in costante evoluzione, che richiede importanti investimenti. Secondo il Sole 24Ore, nel 2022 Pil dello sport è valso circa 22 miliardi di euro, contribuendo al Pil nazionale per l’1,3 per cento, con importanti ricadute occupazionali. Al contempo, crisi energetiche e globali hanno messo a dura prova il sistema sportivo italiano.

La sfida attuale riguarda l’ammodernamento energetico e ambientale degli impianti sportivi, molti dei quali hanno oltre 40-50 anni. Inoltre, c’è una disparità nella distribuzione degli impianti, con meno di un terzo situato nel sud Italia, offrendo di fatto opportunità molto diverse all’interno del Paese. Grazie al PNRR e ad altre iniziative nazionali e regionali – come il Bando della Regione Piemonte -, si punta ora a intervenire sugli impianti sportivi per migliorare e potenziare l’offerta sportiva.

Tuttavia è fondamentale ricordare che lo sport non si limita a infrastrutture e competizioni: lo sport è cultura, salute e inclusione. Gli investimenti europei e nazionali seguono proprio questa direzione. Infatti, il programma Erasmus+ ha dedicato una sezione specifica allo sport collegandola ai temi dell’inclusione, della partecipazione e della sostenibilità, e il Dipartimento dello Sport ha recentemente pubblicato un avviso che associa il tema dello sport a quello della salute.

Nella Regione Piemonte sono stati finanziati progetti grazie alle misure “Sport per tutti” e “Progetti a favore dei soggetti con disabilità”.

Anche la Fondazione  CRC si distingue per l’attenzione a dedicare risorse e attenzione alla promozione dell’attività sportiva. Ad aprile 2024 è stato pubblicato il Quaderno 46 “Occhio allo sport. Ruolo, impatto e prospettive dell’attività fisica e sportiva”, coordinato dall’Ufficio Studi e Ricerche di Fondazione CRC in collaborazione con il SUISM dell’Università di Torino e grazie al supporto di CONI, Sport e Salute e il Comitato Italiano Paralimpico. La ricerca propone un approfondimento quantitativo e qualitativo sul settore sportivo in provincia di Cuneo, fornendo una mappatura e una descrizione delle associazioni e società sportive provinciali.

Lo Sport in Europa: inclusione, salute e sostenibilità

I princìpi dello sport si intrecciano sempre di più con i temi dell’inclusione, della salute e della sostenibilità. Vengono promosse attività che affrontano questioni sociali attuali e rilevanti, come l’adozione di uno stile di vita sano, sia in giovane età che nella terza età, la lotta contro l’esclusione sociale e il rispetto per l’ambiente. Un esempio? Il premio “be inclusive”, dedicato ai progetti che si sono distinti per aver trasformato lo sport in azione chiave per l’inclusione e l’innovazione sociale.

Oltre agli investimenti del programma Erasmus+, sono state avviate nuove iniziative, come i Pilot Project / Preparatory Actions (PPPAs). Questi progetti pilota, in base ai risultati ottenuti, potrebbero in futuro diventare veri e propri programmi di finanziamento. Alcuni esempi riguardano azioni che promuovono lo sport come strumento di integrazione e inclusione per i rifugiati, oltre a favorire un nuovo approccio alla sostenibilità.

Anche il tema delle pari opportunità nello sport è una priorità crescente in Europa. La Commissione Europea ha avviato diverse iniziative per promuovere l’uguaglianza di genere nello sport, evidenziando la necessità di aumentare la partecipazione femminile e di migliorare la rappresentanza delle donne in ruoli di leadership sportiva. Alcuni risultati sono stati già raggiunti: per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, si è raggiunta la parità nel numero di atleti e atlete!

Settimana Europea dello Sport

Per tutti gli appassionati di sport, c’è un evento da segnare sul calendario: la Settimana Europea dello Sport, che quest’anno si tiene dal 23 al 30 settembre. Con un’ampia gamma di attività organizzate in ogni angolo d’Europa, l’evento rappresenta un’opportunità unica per sperimentare nuovi sport, incontrare atleti e atlete e contribuire ai temi dell’educazione della salute, della solidarietà e della democrazia. Attraverso investimenti, iniziative e il costante impegno per l’inclusione, l’Europa dimostra come lo sport possa essere un veicolo per il cambiamento positivo, un richiamo alla nostra responsabilità collettiva di costruire un futuro più equo e sostenibile attraverso lo sport.

Ambiente, cambiamento climatico e un nuovo patto: perché la sostenibilità passa per l’Europa

L’Unione Europea (UE) ha da tempo riconosciuto l’importanza della tutela ambientale e della sostenibilità. Negli ultimi decenni, ha sviluppato una serie di politiche e iniziative volte a combattere il cambiamento climatico, proteggere la biodiversità e favorire la transizione energetica, adottando una politica di sostenibilità basata sulla collaborazione fra Paesi, Regioni e territori.

Un piano verde per l’Europa: il Green Deal (e altre misure)

Uno dei pilastri delle politiche ambientali dell’UE è il Green Deal europeo, lanciato nel dicembre 2019. Il piano, molto ambizioso, mira a rendere l’Europa un continente a impatto zero entro il 2050 attraverso una transizione verde, che mantenga la competitività dei Paesi (e delle loro aziende) ma che permetta di proteggere e preservare l’ambiente.  Fra le misure previste: riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, adattamento e resilienza al cambiamento climatico, aumento dell’efficienza energetica e incremento dell’uso di energie rinnovabili​.

Oltre al Green Deal, l’Europa ha adottato numerose altre iniziative per tutelare gli ambienti naturali e contrastare il degrado degli ecosistemi. Queste includono l’espansione delle aree protette e la promozione dell’agricoltura sostenibile.  Ecosistemi sani, infatti, non solo preservano le risorse naturali, ma permettono di mitigare, se non di prevenire, disastri naturali.

Una parte rilevante della strategia comunitaria concerne la transizione energetica, intesa come lo sviluppo e l’adozione di energie rinnovabili, come l’eolica e la solare. Al momento in Italia il 19% dell’energia deriva da fonti rinnovabili: un buon risultato, simile a quello della media UE (23%) ma ancora lontano da quello della Norvegia (75%) e della Svezia (66%).

Un altro aspetto cruciale delle politiche ambientali dell’UE, messo in rilevanza nel green deal, è l‘economia circolare, ovvero l’applicazione di una serie di misure per migliorare il ciclo di vita dei prodotti, ridurre i rifiuti e promuovere il riciclaggio. Questo approccio non solo contribuisce alla sostenibilità ambientale, ma crea anche nuove opportunità economiche e posti di lavoro​. La Regione Piemonte ha riconosciuto il modello dell’economia circolare come fondamentale nella propria Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile.

Il cambiamento climatico e le politiche ambientali per contrastarlo impattano molto il mondo del lavoro: se, da una parte, si creano nuove opportunità di impiego, dall’altra molte aziende – e molti lavoratori- rischiano di trovarsi in grosse difficoltà, con nuove regole a cui sottostare e cambiamenti strutturali.  Un equilibrio delicato e difficile, quello fra lavoro e competitività e protezione ambientale. Per questo sono stati sviluppati una serie di misure di investimento e finanziamento come il Fondo per una transizione giusta e il Fondo sociale per il clima.

Focus sull’acqua

In Europa oltre l’85% dei luoghi in cui è possibile fare il bagno ha una qualità dell’acqua altissima, e il 90% delle acque di scarico viene gestito in linea con i criteri e gli standard europei. Buone notizie? Certo, ma i rischi non mancano. Negli ultimi anni, circa il 40% della popolazione europea ha avuto danni per la siccità, che ha interessato poco meno di un terzo del territorio europeo. Anche in Piemonte ne sappiamo qualcosa: l’inizio del 2024 ha visto le temperature medie regionali al di sopra della media, e le piogge (o nevicate) sono state inferiori del 25% rispetto alla media.

Siamo quello che mangiamo

Nei Paesi dell’UE, soprattutto nel nostro, la qualità del cibo e delle materie prime è fondamentale.

L’Italia, con più di 800 prodotti, è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica.

Se da un lato l’agricoltura biologica e gli allevamenti più attenti al benessere animale stanno aumentando, coltivazioni e allevamenti intensivi sono ancora molto presenti, e sono responsabili di larga parte dell’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria.  Considerando queste nuove sfide, è ancora più urgente ripensare l’agricoltura e i sistemi alimentari per renderli resilienti e sostenibili.

L’UE prova a rispondere con una strategia (e una serie di investimenti) dal nome molto chiaro: “Dalla fattoria alla forchetta”.  La strategia punta a rendere e la produzione di cibo più sostenibile mantenendola, al contempo, accessibile. Infatti, se lo spreco di cibo è un fenomeno ben presente, e molto preoccupante, in UE circa 37 milioni di persone hanno difficoltà ad accedere regolarmente a un pasto di buona qualità.

One health: l’importante è la salute, di tutti e di tutto

La nostra salute è la priorità, ma lo è anche quella degli animali e dell’ambiente che ci circonda.

Deforestazione e cambiamento climatico impattano enormemente sulla vita e sulla salute degli animali, il cui habitat è cambiato profondamente. Più del 60% delle nuove malattie infettive ha origine dagli animali. Molti batteri, virus e parassiti responsabili di queste malattie possono essere resistenti agli antibiotici, dando vita ad una delle sfide più grandi per la salute, animale ed umana.

Con il principio di “one health”, una salute, si intende quell’approccio integrato e di insieme che riconosce la salute umana, degli animali e dell’ambiente (piante ed ecosistemi) come strettamente connesse e interdipendenti. È sostenendo quest’approccio che l’UE promuove un grande lavoro di coordinamento multilivello, nazionale, regionale e internazionale per prevenire, identificare e monitorare le minacce esistenti ed emergenti e ridurne la diffusione.

Passi avanti, ma la strada per la sostenibilità è ancora lunga

Ci sono molti esempi di progetti e buone pratiche in ambito di sostenibilità, e molti proprio nel nostro territorio, finanziati sia localmente che con risorse europee.

Per esempio CClimaTT, un progetto INTERREG – ALCOTRA che punta a coinvolgere gli attori territoriali nella lotta al cambiamento climatico nell’area transfrontaliera che comprende i Parchi nazionali Mercantour ed Ecrins in Francia e, in Italia, le aree protette delle Alpi Marittime e del Parco fluviale Gesso e Stura e l’area delle Colline del Barolo, riconosciuta sito UNESCO.

C’è Val d’Oc, un altro progetto INTERREG ALCOTRA, dedicato al ripristino di una coltivazione tipica- la castanicoltura da frutto- allo scopo di salvaguardare il territorio e di sviluppare una filiera di mercato. Il progetto è guidato dall’Unione Montana Valle Stura.

Ancora, il progetto BeyondSnow, un INTERREG ALPINE SPACE, che mira ad accrescere la resilienza, climatica e sociale, del turismo della neve. Fra i molti partner, italiani, francesi, svizzeri, sloveni e tedeschi, il Comune di Torino ed il Politecnico rappresentano la Regione Piemonte.

Infine, il progetto CLIMate Adaptation for the PO river basin district, un progetto LIFE che coinvolge numerosi attori, fra cui Regione Piemonte, dedicato a migliorare l’adattamento climatico nel distretto del fiume Po attraverso una gestione “smart” delle risorse idriche e l’implementazione delle misure della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici.

L’Unione Europea è all’avanguardia nelle politiche ambientali, con un impegno forte e continuo verso la sostenibilità. Dal green deal, passando per la protezione delle risorse naturali e la biodiversità, agli investimenti per la transizione energetica e l’economia circolare, l’UE sta lavorando per un futuro più verde e resiliente. È tuttavia solo con l’impegno, sia individuale che globale, che davvero si può sperare in un futuro più sostenibile, per le generazioni di oggi e quelle future.

Per saperne di più:

L’educazione alla cittadinanza globale che passa per la protezione dell’ambiente: il progetto Lungo le Vie Dell’acqua

“L’acqua è una parte fondamentale di ogni aspetto della nostra vita”: questo è l’incipit della Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2023 e le cose non potrebbero essere diverse. Fiumi, laghi e torrenti sono fonti di energia, di sostentamento, di biodiversità e di bellezza, ma sono anche una risorsa preziosa e limitata. Ogni giorno osserviamo gli effetti del cambiamento climatico. Un problema globale, certo, ma con impatti diversi su luoghi e Paesi: non si tratta (più) solo dei nostri territori, ma anche di quelli più lontani, perché tanto lontani alla fine non sono.

È necessario che il nostro sguardo all’ambiente cambi, diventando più ampio, più consapevole e solidale: è così che nasce il progetto “Lungo le Vie dell’Acqua: Ambiente, Cultura, Qualità di Vita per Educare alla Cittadinanza Globale”.

Una strategia nazionale per un obiettivo globale

Facciamo un passo indietro: nel 2017, il Consiglio Nazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo ha richiesto la costituzione di un gruppo di lavoro, composto da diversi attori, per elaborare una Strategia Nazionale per l’Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG), mirata ad aumentare la comprensione e la consapevolezza delle connessioni tra i livelli locale e globale, e, di conseguenza, a rafforzare il dialogo tra istituzioni, scuole, società civile, media e mondo del lavoro su temi come cittadinanza, pace, diritti, diversità e sostenibilità. L’idea è quella di sviluppare un nuovo concetto di cittadinanza, vista come appartenenza a una comunità globale con uguali diritti, e quindi come responsabilità verso un mondo più sostenibile e giusto. In questo contesto l’educazione e l’istruzione giocano un ruolo fondamentale: secondo una dichiarazione del Ministero dell’Istruzione, del lontano 2012 ma ancora valida, la scuola deve formare cittadini italiani che siano nello stesso tempo cittadini dell’Europa e del mondo, come un’unica comunità di destino planetaria. Una cittadinanza globale non può non includere il tema delle risorse naturali e della protezione delle stesse, e l’acqua è la più preziosa.

Lungo le vie dell’acqua: gruppi di lavoro per rafforzare consapevolezza e educare

Il progetto “Lungo le vie dell’acqua” coinvolge tre territori: Rovereto, Mantova e Cuneo. In ciascuno di essi sono state create comunità educanti e gruppi di lavoro dedicati alla lotta contro il cambiamento climatico, alla tutela dell’ambiente e alla gestione sostenibile dell’acqua, con un approccio sia locale che globale e inclusivo.

Il progetto si articola intorno a due grandi obiettivi:

  •  la formazione multilivello sui temi dell’ECG per amministratori e funzionari, operatori culturali e del terzo settore, esperti tecnici e insegnanti. Tramite una serie di attività, fra cui scambi di esperienze e visite studio, creazione di laboratori nelle scuole e ideazione di campagne di sensibilizzazione, l’obiettivo è quello di diffondere i principi dell’educazione alla cittadinanza globale ed inserirli nei programmi e nelle politiche locali;
  • il coinvolgimento della cittadinanza: attraverso campagne di sensibilizzazione ed eventi, i cittadini sono invitati a partecipare e diventare loro stessi attori attivi nella protezione delle risorse naturali e nella gestione responsabile dell’acqua, come risorsa locale, nazionale e globale.

I gruppi di lavoro, uno per ciascun Comune coinvolto, sono costituiti da diversi rappresentanti di enti e realtà, tra cui enti locali, operatori culturali, terzo settore, scuole, imprese e giornalisti. I membri dei gruppi sono chiamati a sviluppare un piano comunale e linee guida per i presìdi ECG. Il Piano comunale di Educazione alla Cittadinanza Globale è un documento programmatico che include un compendio di risorse, iniziative e buone pratiche locali, ovvero tutte quelle pratiche che contribuiscono alla strategia ECG a livello territoriale. I presìdi di educazione alla cittadinanza globale sono luoghi di attivazione culturale e civica aperti a tutti, con un focus sulla sostenibilità. Promuovono azioni comunitarie e affrontano temi legati alle sfide globali, favorendo la partecipazione della società civile al dibattito pubblico e alla formulazione di politiche per ridurre l’impatto ambientale e favorire l’inclusione.

Ad ogni città il suo tema

L’attenzione al territorio, la cura dell’ambiente e la protezione delle risorse naturali sono al cuore delle attività di Fondazione CRC e della città di Cuneo. Per attuare pienamente la Strategia Nazionale per l’Educazione alla Cittadinanza Globale a livello locale, sono state elaborate azioni di formazione e progettazione culturale che valorizzano le peculiarità e le competenze di ciascun territorio: a Mantova il focus è la cultura, a Rovereto la promozione della città della Pace, e a Cuneo la tutela ambientale.

Lungo le vie dell’acqua a Cuneo

Una cittadinanza globale passa dalla consapevolezza e dall’impegno di ciascuno. Gli eventi e le attività organizzate nel contesto del progetto dalla Città di Cuneo vanno proprio in questo senso.

Qualche esempio? Quest’anno, per la prima volta a Cuneo, si è tenuta la Settimana Civica, rinominata “Globalmente”. Si tratta di un evento che ha visto l’organizzazione di incontri, workshop, dibattiti, laboratori e passeggiate in centro, dedicati a coinvolgere i cittadini sui temi della sostenibilità e della partecipazione democratica. All’interno della manifestazione si è tenuta anche la mostra “Archeoplastica”, che racconta del viaggio della plastica dal mare alla terra. Un incontro al cinema, Dal viaggio alla scienza, ciò che vediamo, ciò che accade, è stato organizzato per discutere di ambiente, passando dalla scienza allo sport, con gli studenti delle scuole secondarie di ambiente. Ancora, il Parco fluviale Gesso e Stura ha organizzato la formazione, “Le valigie del cambiamento”, aperta alle scuole primarie, per approfondire il cambiamento climatico con attività interattive. Infine, il talk Lungo le vie dell’acqua ha dato l’opportunità di parlare dell’acqua e del clima nel territorio che abbraccia le Alpi Marittime e la pianura cuneese con alcuni esperti del settore.

Vita da Progettista

Attraverso le attività di formazione e di sensibilizzazione abbiamo l’opportunità di parlare, coinvolgere e connettere diversi attori locali, dalle organizzazioni ambientali a quelle culturali, dalle scuole agli enti del terzo settore– ci racconta l’Ufficio Sportello Europa del Comune di Cuneo- ed è questa la cosa importante: aumentare la partecipazione sui temi della cittadinanza globale, perché siano davvero integrati nelle azioni e nelle attività. Solo questo determinerà il successo del progetto.

Tutti i progetti richiedono collaborazione. Come si lavora con i partner?

Lavorare insieme a realtà simili ma in territori diversi ci permette di venire a conoscenza di pratiche e attività che possono trasformarsi in soluzioni di problemi comuni. Le buone pratiche altrui possono diventare anche le nostre? Come possiamo adattarle nostro territorio? E che cosa, invece, possiamo insegnare noi? Questo dà origine a uno scambio di idee, opinioni e conoscenze che rafforza la collaborazione con i partner e contribuisce al successo del progetto”.

Per saperne di più

 

Informazioni tecniche 

TITOLO DEL PROGETTO

Lungo le vie dell’ACQUA: Ambiente, Cultura, QUAlità di vita per Educare alla Cittadinanza Globale (ACQUA)

PARTENARIATO 

Capofila

Città di Rovereto, Soggetto Proponente

Altri beneficiari

  • Comune di Cuneo, rappresentato dell’Ufficio Sportello Europa, dal Settore Promozione e Sviluppo Sostenibile del Territorio ed in qualità di Ente gestore del Parco fluviale Gesso e Stura;
  • Comune di Mantova;
  • Centro per la Cooperazione Internazionale (CCI);
  • ARCI;
  • Mantova Aps;
  • Mantova Festival;
  • Internazionali;
  • Ma. Mantova;
  • InCo – Interculturalità & Comunicazione;
  • Filoalto SrL.

NOME DELLA CALL 

Bando 2021 dell’agenzia Italiana Per La Cooperazione Allo Sviluppo per iniziative di sensibilizzazione ed educazione alla cittadinanza globale– (Codice AID 012618/01/7 – CUP B23I23000030005)

BUDGET TOTALE 

Contributo finanziario complessivo pari ad Euro 747.673,46

Comune di Cuneo Euro 162.650,00

DURATA

15.02.2023 – 14.02.2025

Le proposte per la partecipazione e il territorio nei progetti Esprimere futuri e Comunità giocanti

Un progetto per l’infanzia, e uno per chi cerca la sua strada: che cosa possono avere in comune? Molto, se la base di partenza è la stessa: dare risposta a un bisogno locale di partecipazione, di iniziative, di comunità.

Oggi vi parliamo di due progetti, Comunità giocanti ed Esprimere futuri. Il primo è dedicato ai più piccoli, ai loro spazi e al loro diritto al gioco. Il secondo ai ragazzi, che possono vedere nella cultura una proposta di impegno, rete, e lavoro. Ma andiamo in ordine.

 

 

 

Il diritto al gioco: un diritto non scontato

Quante volte, soprattutto negli anni passati, ci siamo fermati a riflettere sui bambini e i ragazzi più giovani, e abbiamo provato a capire come hanno vissuto gli anni in cui la solitudine era la norma? E tuttora, quante volte, nell’organizzazione di sagre, di eventi, o in generale degli spazi pubblici, viene considerato uno spazio per loro?

Da queste domande è nato il progetto Comunità giocanti, partendo da un principio tanto semplice quanto prezioso: il diritto al gioco.

Comunità Giocanti, guidato dall’associazione B612 Lab APS, si rivolge ai bambini dai 6 ai 12 anni, residenti nelle aree montane della valle Po, Varaita, Bronda e Infernotto. Alcuni studi sul territorio hanno infatti mostrato come in queste aree siano molto scarse le associazioni che si occupino di infanzia o di supporto alla famiglia, e ancora meno siano le attività disponibili per i bambini oltre l’orario scolastico.

Il progetto si inserisce in questo contesto. L’idea alla base è coinvolgere i bambini, le famiglie, le associazioni ma anche le scuole e gli enti pubblici in un progetto che, partendo da attività di gioco, riesca a rafforzare i legami fra gli abitanti del territorio, renda più forte la consapevolezza del ruolo del gioco nell’infanzia e porti ad un ripensamento, più inclusivo, degli spazi pubblici.

Il progetto inizia con una fase di coinvolgimento di enti culturali, amministrativi e sociali del territorio attraverso tavoli di coordinamento, durante i quali vengono analizzati i bisogni della comunità.

Successivamente, si passa alla fase di co-realizzazione, dove scuole ed enti culturali collaborano per offrire una proposta di laboratorio di giochi, resa successivamente accessibile a tutta la comunità. Questa fase è importantissima, perché prevede che diverse organizzazioni locali lavorino insieme nel definire le attività, aumentando così l’attenzione sui temi del gioco, dell’infanzia e delle famiglie e rafforzando la rete degli attori locali.

Segue poi il momento di “restituzione” al territorio, con l’organizzazione di una serie di attività ludiche e laboratori per bambini, molti dei quali si svolgono durante eventi pubblici.

L’obiettivo a lungo termine del progetto è far comprendere sempre di più alla comunità locale l’importanza di investire nelle politiche sociali per l’infanzia e l’adolescenza, in un’ottica di sviluppo del territorio.

Scuola, diploma, laurea…e poi?

Il secondo progetto che raccontiamo, Esprimere futuri, riguarda invece i giovani dai 14 ai 25 anni.

Si tratta di giovani che, durante la scuola, hanno difficoltà a proseguire nel percorso educativo perché non vedono dei chiari sbocchi professionali o giovani che, una volta laureati in città più grandi, tornano a casa e non trovano le opportunità di lavoro che vorrebbero, soprattutto in ambito culturale.

Da una parte, quindi, il rischio di dispersione scolastica è molto alto, e dall’altro, la possibilità di uno svuotamento dei paesi e dei territori è molto concreto.

L’offerta culturale, e la creazione di cultura, sono le chiavi di avvio del progetto.

“Come si fa un video? E un blog? Che lavoro è l’operatore culturale? Che cos’è un linguaggio artistico?” a queste domande l’associazione Ratatoj, coordinatrice di progetto, risponde con u

na serie di attività formative, di seminari e hackathon, laboratori di progettazione artistica e culturale.

Anche in questo caso, il punto di partenza sono tavoli di coordinamento con i soggetti culturali, sociali ed amministrativi del territorio, che si riuniscono per discutere delle reali necessità a cui rispondere.

In seguito, vengono organizzate una serie di attività tematiche. Queste attività spaziano dalla progettazione artistica per l’arredamento dello spazio al design, al disegno e …ai manga. Inoltre, si trattano argomenti come la storia del teatro, la gestione di uno spazio culturale e l’uso delle nuove tecnologie.

Alcuni laboratori prevedono la partecipazione di professionisti esterni come formatori, ciascuno specializzato in un linguaggio artistico specifico (musica, video, disegno, ecc.).  In occasione di questi laboratori, l’opportunità è doppia: non solo chi partecipa i seminari impara a conoscere realtà e opportunità diverse, ma anche i formatori invitati scoprono un territorio, e un gruppo di persone, con moltissime potenzialità.

L’obiettivo è presentare la cultura non solo come un bene in sé, ma anche come una possibile scelta professionale, fornendo la formazione necessaria per intraprendere questa carriera.

Grazie alla collaborazione con enti culturali e istituzioni, i giovani avranno anche opportunità occupazionali, lavorando nell’organizzazione di eventi, nella comunicazione delle iniziative territoriali e nel supporto logistico e amministrativo.

Vita da progettista

Gabriele Pappalardo, di Ratatoj, sta seguendo entrambi i progetti.

“Al momento siamo felici della positiva risposta del territorio. Entrambi i progetti sono ancora in corso, ma l’avvio delle attività è senz’altro promettente. Con il progetto Comunità Giocanti ci siamo resi conto di quanto sia importante non dimenticare il ruolo dell’infanzia nelle politiche di un territorio. Il diritto al gioco, la possibilità di fruire di spazi pubblici…non sono sempre diritti scontati. Eppure, i bambini sono cittadini, esattamente come tutti”.

“Durante la pandemia, i parchi giochi sono stati chiusi e le scuole nel nostro Paese sono state tra le ultime a riaprire al termine dell’emergenza. Sebbene fosse necessario, quel periodo ha rappresentato grande sacrificio per i più giovani. È proprio mettendo il gioco al centro di un processo partecipativo che vogliamo riportare l’attenzione sull’infanzia.”

Risposta positiva anche per il progetto Esprimere futuri?

“Sì, anche in questo caso. In questo tipo di progetti spesso la vera difficoltà è affrontare il senso di sconforto, purtroppo molto comune fra i giovani, verso il futuro. Ma organizzare seminari e vedere gruppi di 50, 60 ragazzi, interessati e impegnati, non solo è indicativo del successo dell’iniziativa da soprattutto della possibilità di cambiare le cose, in meglio”.

Per saperne di più:

Informazioni tecniche 

TITOLO DEL PROGETTO

Comunità giocanti: Diritto al gioco per i minori in territori montani

PARTENARIATO 

Capofila

B612 Lab APS

Altri beneficiari

  • Insieme Per ODV, Via Bianco n. 2, Barge (CN)
  • Terzo Tempo ASD, Via Busca 5 Costigliole Saluzzo (CN)
  • Luogo Comune APS, Piazza G. Marconi n. 3, Melle (CN)
  • Urca APS, Via Salita al Castello n. 26 (CN)
  • Comune di Barge, Piazza Garibaldi n. 11 – 12032 Barge (CN)
  • Comune di Costigliole Saluzzo , Via Vittorio Veneto, 59 – 12024 Costigliole Saluzzo (CN),
  • Comune di Isasca, Piazza del Municipio, 5 – 12020 Isasca (CN)
  • Comune di Melle, Piazza Marconi, 1 – 12020 Melle (CN)
  • Comune di Ostana, Piazza Caduti per la Libertà, 49 – 12030 Ostana (CN)
  • Comune di Paesana, Via Barge, 6 – 12034 Paesana (CN)
  • Comune di Revello, Piazza Denina 212036 Revello (CN)
  • Comune di Rifreddo, Via Vittorio Emanuele II, 1 – 12030 Rifreddo (CN)
  • Comune di Venasca, Via G. Marconi, 19 – 12020 Venasca (CN)
  • Comune di Verzuolo, Piazza Martiri della Libertà, 1 – 12039 Verzuolo (CN)
  • Istituto Comprensivo Sanfront Paesana, Corso Marconi n.22 – Sanfront (CN)
  • Istituto Comprensivo di Barge, Viale Mazzini, 2 – 12032 BARGE (CN)
  • Ameno SNC, Piaza Martiri della Libertà, Venasca (CN)
  • CSV – Centro Servizi Volontariato Società Solidale ets csv, Piazzale Croce Rossa Italiana 1, 12100 Cuneo (CN)

NOME DELLA CALL 

Sostegno a progetti di rilevanza locale promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del Terzo Settore: Bando 7

BUDGET TOTALE 

Budget Totale: € 71.500

Contributo Regionale: € 50.000

Contributo  Fondazione CRC: € 2.000

DURATA

15.11.2023 – 26.03.2025

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TITOLO DEL PROGETTO

Esprimere futuri: Pratiche culturali per riattivare la fiducia dei giovani e per prevenire il rischio della dispersione scolastica

PARTENARIATO 

Capofila

Ratatoj APS

Altri beneficiari

  • Società Cooperativa Sociale Armonia srl Impresa Sociale ONLUS, Via U. Pedrini, 11 – 12036 Revello
  • Società Cooperativa Sociale Caracol, Via Santuario, 3D – 12084 Mondovì (CN)
  • Comune di Rifreddo, Via Vittorio Emanuele II, 1 – 12030 Rifreddo (CN)
  • Comune di Revello, Piazza Denina, n.2 – 13036 Revello (CN)
  • Comune di Verzuolo, Piazza Martiri della Libertà, 1 – 12039 Verzuolo (CN)
  • Comune di Ostana, Piazza Caduti per la Libertà, 49 – 12030 Ostana (CN)
  • Comune di Paesana, Via Barge, 6 – 12034 Paesana (CN)
  • Comune di Melle, Piazza Marconi, 1 – 12020 Melle (CN)
  • Comune di Costigliole Saluzzo , Via Vittorio Veneto, 59 – 12024 Costigliole Saluzzo (CN)
  • Comune di Isasca, Piazza del Municipio, 5 – 12020 Isasca (CN)
  • Comune di Venasca, Via G. Marconi, 19 – 12020 Venasca (CN)
  • Consorzio Monviso Solidale, Corso Trento, 4 – 12045 Fossano (CN)
  • Istituto di Istruzione Superiore Soleri-Bertoni, Via traversa del quartiere, 2 – 12037 Saluzzo (CN)
  • CSV – Centro Servizi Volontariato Società Solidale ets csv, Piazzale Croce Rossa Italiana 1, 12100 Cuneo (CN)

NOME DELLA CALL 

Sostegno a progetti di rilevanza locale promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del Terzo Settore: Bando 7

BUDGET TOTALE 

Budget Totale: € 71.500

Contributo Regionale: € 49.000

Contributo Fondazione CRC: € 10.000

DURATA

15.11.2023 – 26.03.2025

Giovani, partecipazione e cittadinanza attiva. Idee e iniziative dall’Europa e dal territorio

Negli ultimi anni, la partecipazione e la cittadinanza attiva dei giovani sono diventate temi rilevanti sia a livello locale che europeo. I giovani rappresentano una risorsa fondamentale per lo sviluppo delle comunità e la costruzione di una società più inclusiva. Grazie a iniziative locali e programmi europei ci sono sempre più opportunità per i ragazzi di viaggiare e partecipare attivamente alla vita civile e sociale.

Chi sono i giovani Europei?

Iniziamo da qualche numero. Nel 2020, una persona su 6 in Europa aveva un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, pari a 73,6 milioni di persone su un totale di circa 447 milioni, la popolazione totale dell’UE. Si tratta del 16% della popolazione.

Nel 2023, circa l’ 11.2 % dei giovani fra i 15-29 dell’Unione Europea (UE) si trovava ad essere NEET, dall’inglese neither in employment nor in education or training, ovvero senza un impiego e non coinvolto in percorsi di studio o di formazione. Questo dato va letto tenendo presenti le grandi diversità fra i Paesi dell’UE, con un tasso di NEET del 19% in Romania e del 5% in Olanda.  Situazione non rosea per l’Italia, che vede il tasso dei NEET attestarsi intorno al 16%. Un dato alto, ma in miglioramento rispetto agli anni precedenti.

Al contempo, la popolazione laureata fra i più giovani non è mai stata così alta: nel 2023, più del 40 % delle persone fra i 25-34 anni ha raggiunto un livello di istruzione terziaria (università o equivalente).

Sempre più giovani europei sono attivamente coinvolti in attività di volontariato (circa il 25%) e in altre attività associative in settori che riguardano l’educazione, la salute, lo sport e l’ambiente.

Alzi la mano chi non conosce i Fridays For Future, le iniziative di protesta ispirate da Greta Thunberg per sollevare l’attenzione dei governi sul cambiamento climatico.

Partecipazione e cittadinanza attiva: molte sfide, moltissime opportunità

Gli anni passati sono stati una sfida per molti, soprattutto per i più giovani. Le scuole chiuse, la solitudine, un uso eccessivo dei social media; o ancora, un mercato del lavoro complesso in un mondo ancora più complesso, per fenomeni che vanno ben oltre il potere o la volontà del singolo. Eppure, in uno scenario che non sembrerebbe dei migliori, le possibilità per un cambiamento reale esistono, e non sono mai state così accessibili.

Cosa propone l’Europa?

Parlando di opportunità, in questo articolo non potevamo che iniziare dall’Europa. Avevamo già trattato il tema dell’Erasmus+, uno dei più grandi programmi europei per i giovani, dedicato alla formazione, all’apprendimento lungo l’arco della vita, e alla mobilità. Ma le iniziative europee non si fermano qui.

Il Corpo europeo di solidarietà (fino al 2018 Servizio di Volontariato Europeo), è un programma aperto a tutti i giovani fra i 18 e i 30 anni che offre opportunità per attività di volontariato, partecipazione a progetti locali di solidarietà e supporto nel settore degli aiuti umanitari. Si tratta di una delle più grandi iniziative di volontariato, che ha permesso a moltissimi giovani non solo di svolgere un’esperienza di lavoro significativa, ma anche possibilità di viaggiare e vivere in altri paesi europei.

Qualche idea di progetto? L’iniziativa tutta italiana di Wintertide, dedicata a pulire e ripristinare le spiagge intorno all’area di Trani, o il Repair Café estone, dove si riparano oggetti e utensili domestici troppe volte buttati via al primo guasto.

Nuovo e molto interessante per i giovani viaggiatori è il programma DiscoverEU, un’azione di Erasmus+ che permette a 35 000 giovani, ogni anno, di esplorare l’Europa grazie ad un travel pass, un voucher per viaggiare, valido un anno.  Ancora, le iniziative EU Youth Dialogue (Dialogo europeo dei giovani) e lo Youth Sounding board, gruppi di giovani che dialogano con rappresentanti dell’UE per sensibilizzare sui temi della partecipazione e dell’empowerment giovanile.

Non va dimenticato che il 2022 è stato l’Anno Europeo Dei Giovani, fondamentale per dare un forte impulso a iniziative europee ma anche nazionali e locali.

E in Italia?

Anche nel nostro Paese le iniziative per i giovani sono frequenti. C’è la proposta del Senato Ragazzi: da diversi anni il Senato si apre ai cittadini e soprattutto ai ragazzi delle scuole, invitando loro ad assistere alle sedute e a partecipare ad attività didattiche dove si approfondiscono i meccanismi legislativi.

La Regione Piemonte dedica molta attenzione al tema della partecipazione giovanile, incoraggiando le iniziative sociali, sostenendo i centri di aggregazione e promuovendo la formazione. Un esempio è il bando Partecipazione dei giovani alla vita sociale e politica dei territori  aperto fino al 18 settembre, finalizzato a promuovere attività per i giovani fra i 15 e 29 anni sul tema della partecipazione, attraverso differenti percorsi formativi.

Ancora più vicino, troviamo la Generazione delle idee, un progetto della Fondazione CRC dedicato ai giovani della provincia di Cuneo, fra i 16 e i 22 anni, a cui sono aperte le porte per un percorso formativo sui  temi della sostenibilità, della comunicazione e dell’innovazione e la possibilità di partecipare in una community di persone che vogliono creare cambiamento.

Progettare per cambiare il futuro: iniziative sui territori

Per cambiare ci vuole un progetto e, se a guidarlo sono i giovani, il cambiamento è il futuro. Alcune iniziative lo dimostrano: il Consiglio dei Giovani ALCOTRA, per esempio, riunisce un gruppo di giovani consiglieri del programma transfrontaliero Italia-Francia che si incontra per discutere idee e punti di vista sui temi sociali e ambientali del territorio. Il cambiamento locale è anche quello sui cui lavora la Rete RIFAI, la Rete Italiana dei giovani Facilitatori delle Aree Interne, che riunisce giovani, e meno giovani, per dare voci alle aree marginali del Paese.

 

Prospettive future

Dare più possibilità ai giovani, e coinvolgerli nei processi decisionali, nella progettazione e nella creazione di nuove politiche, soprattutto su temi come l’ambiente, l’istruzione, i diritti e il lavoro significa dare opportunità per creare nuovi futuri. Solo attraverso una partecipazione attiva e informata, il cambiamento potrà essere una scelta consapevole.

Per approfondire

Industria 4.0? Sì, ma con nuove competenze. Il progetto DIGITAL TWIN

Il settore manifatturiero, strategico per l’economia dell’Unione Europea, da sempre si distingue per qualità, innovazione e sostenibilità.
Oggi questo settore si trova ad affrontare cambiamenti importanti, come la concorrenza globale e la digitalizzazione, e a vivere “la rivoluzione dell’Industria 4.0”, un nuovo modo di pensare e gestire i processi aziendali, caratterizzato dall’integrazione di tecnologie avanzate come l’Internet delle cose (Internet of things, IoT), l’intelligenza artificiale (IA) e l’analisi dei dati, per ottimizzare processi produttivi e migliorare l’efficienza.

Una tecnologia per nuove competenze: il gemello digitale

E’ innegabile che per approfittare al meglio dei vantaggi della tecnologia, aumentare la propria competitività ed efficienza, è necessario che le aziende dispongano delle necessarie competenze. Il progetto “Digital Twin on Smart Manufacturing” o DIGITAL TWIN ha preso avvio da questa considerazione.
Coordinato da Apro Formazione, centro di formazione professionale con sede ad Alba, il progetto ha vinto un finanziamento di oltre un milione e mezzo di euro in una call europea Erasmus+, estremamente competitiva, con un’azione dedicata alle partnership per la cooperazione e scambio di buone pratiche per le imprese.
DIGITAL TWIN, iniziato alla fine di novembre 2023, ha come obiettivo principale quello di mettere a punto un percorso formativo per tecnici IT sull’uso di tecnologie specifiche, fra cui il digital twin, o gemello digitale.

Il sistema del digital twin è infatti una delle principali caratteristiche dell’industria 4.0, ma non è ancora sufficientemente diffuso nelle aziende del territorio e c’è bisogno di molta formazione in merito. Proviamo a comprenderlo meglio: un digital twin (gemello digitale) è un modello virtuale che replica fedelmente un oggetto, processo o sistema fisico, comprese le proprietà fisiche e i comportamenti. Questo gemello virtuale consente simulazioni, analisi e controllo in un ambiente digitale. In breve, si tratta di una copia esatta di un prodotto reale che può essere testata virtualmente per prevedere come il prodotto reale funzionerà in diversi ambienti e condizioni.
Questa tecnologia presenta un duplice vantaggio: da una parte, sperimentare su un oggetto virtuale è molto più economico che effettuare test su un prodotto fisico; dall’altra, la possibilità di simulare in ambiente virtuale situazioni e condizioni in cui il prodotto sarà usato, permette di prevedere in anticipo – e quindi di risolvere- eventuali anomalie o problematicità.

Esigenze delle aziende che hai, proposta formativa che trovi

E’ un dato di fatto che le aziende, per restare al passo con le nuove tecnologie e i processi di digitalizzazione, abbiano sempre più bisogno di personale tecnico formato, con competenze nuove e specifiche.

Il progetto DIGITAL TWIN risponde a questo bisogno proponendo un percorso formativo erogato dagli enti di formazione professionale, concentrandosi sull’uso di modelli virtuali. I settori interessati saranno la virtualizzazione, la business intelligence, la cybersecurity in ambito industriale, ma anche la transizione green, soft skills e competenze imprenditoriali. Tutti i moduli del corso, in modalità e-learning, saranno disponibili in inglese e nelle lingue partner.

Il partenariato coinvolge cinque Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Bulgaria e Svezia) e partner con diverse expertise, fra cui tre agenzie di formazione e alta formazione professionale, due Università, quattro piccole e medie imprese (PMI), un cluster industriale e una camera di commercio. Un partenariato molto ampio, necessario per coprire tutti i settori e le aree interessati dal progetto.
Oltre ad acquisire nuove competenze, è importante che queste siano ufficialmente riconosciute. Per questo il progetto DIGITAL TWIN punta a certificare i futuri moduli attraverso le micro-credentials (micro-credenziali), un nuovo sistema per attestare i risultati di percorsi formativi, anche di breve durata, dedicati a sviluppare le conoscenze, le abilità e le competenze per lo sviluppo personale e professionale.

Vita da progettista

Si può partire dalla scuola per favorire l’incontro fra offerta e domanda di lavoro?
“Uno dei prossimi obiettivi sarà quello di diffondere questo tipo di formazione nelle scuole tecniche e negli istituti professionali, dove i ragazzi hanno un approccio più diretto con la tecnologia e sono abituati a usare l’inglese come lingua di lavoro” ci dicono i coordinatori del progetto, Annalisa Rizzo e Stefano Antona di Apro Tech.

Il partenariato coinvolge cinque Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Bulgaria e Svezia). Come è stato creare un consorzio così grande e diversificato?
“Alcuni partner li conoscevamo già, altri li abbiamo conosciuti proprio per il progetto…ogni progetto è diverso, e questo progetto è solo all’inizio, impareremo a conoscerci.”

Nuove competenze per nuove strade

Il progetto Digital Twin è ambizioso e incontrerà molte sfide, ma l’obiettivo è chiaro ed importantissimo: aiutare il settore manifatturiero, soprattutto nel territorio, ad acquisire tutte quelle competenze digitali che lo renderanno più efficiente e più competitivo.

Per approfondire

www.digitaltwinproject.eu

Info-tecniche

TITOLO

Digital Twin On Smart Manufacturing

PARTENARIATO

Capofila 

Apro Formazione

Altri beneficiari

Italia

  • ATS Team3D srl
  • B&B Automation srl
  • Learningdigital srl
  • Politecnico di Torino

Spagna

  • Politeknika Ikastegia Txorierri
  • GAIA – Electronics and Applied Technology Association
  • GBM Automatización de procesos SL

Svezia

  • Göteborgs Tekniska College

Bulgaria

  • Ruse Chamber of Commerce and Industry

Grecia

  • Hellenic Mediterranean University

NOME DELLA CALL

Erasmus+ – Partnerships for Innovation – Alliances

Bando “Attrazione Risorse – Misura accompagnamento Enti privati no profit o religiosi”

BUDGET TOTALE

Importo totale progetto (incluso cofinanziamento): € 1.844.769

Contributo EU: € 1.475.815

Contributo Fondazione CRC: €.50.000

Durata 3 anni (2024-2026)

DURATA

01.01.2024 – 31.12.2026

 

Podcast Academy: “Ascoltare la letteratura”

Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla Podcast Academy “Ascoltare la letteratura”. L’iniziativa, proposta da CRC Innova e Fondazione Cesare Pavese in collaborazione con Chora Media, è volta alla realizzazione di un podcast dedicato ai Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese.

Per aderire, presenta la tua proposta per trasformare l’opera di Pavese in un contenuto audio: se sarà selezionata potrai partecipare al progetto “Ascoltare la letteratura” a cura di Chora Academy e realizzare una puntata pilota della tua idea.

La più efficace e originale diventerà un episodio extra del podcast Era sempre festa, serie ideata da Fondazione Cesare Pavese e Chora Media per raccontare l’opera di Cesare Pavese attraverso lo sguardo di lettori d’eccezione dal mondo della letteratura, della musica e dello spettacolo.

L’Academy

L’Academy “Ascoltare la letteratura” consiste in tre giornate di laboratorio. Si svolgerà a Santo Stefano Belbo, paese natale di Cesare Pavese e sede della Fondazione Cesare Pavese, dal 9 all’11 settembre 2024. Gli incontri in presenza saranno preceduti da due sessioni preparatorie onlineil 28 agosto e il 4 settembre 2024.

L’Academy nasce con gli obiettivi di creare nuove occasioni di produzione e divulgazione culturale attraverso l’utilizzo di linguaggi nuovi e innovativi, ed è stato individuato Chora Media come il partner ideale per realizzarli.  

Come partecipare

Invia una mail con oggetto “Podcast Academy – Ascoltare la letteratura” a formazione@fondazionecesarepavese.it entro il 23 giugno 2024 con:

  • profilo personale e motivazione
  • ambito specifico di interesse (letteratura, scrittura, sound design, voce…)
  • proposta progettuale (titolo e abstract di massimo 1000 battute spazi inclusi + eventuali allegati audio per un totale di massimo 5 minuti)

Se la tua proposta rientrerà tra le 10 selezionate per il laboratorio ti contatteremo entro la fine di luglio.

Due posti saranno riservati a residenti della provincia di Cuneo.

I partecipanti soggiorneranno presso strutture convenzionate con la Fondazione Cesare Pavese e CRC Innova, che coprirà i costi di vitto e alloggio nelle tre giornate del laboratorio. I costi di viaggio sono invece a carico dei singoli partecipanti.

Formazione, competenze, talento: la proposta dell’Europa e le risposte del territorio

Negli ultimi decenni, le nostre vite e il nostro lavoro sono andati incontro ad una profonda trasformazione. Viviamo nell’era della conoscenza, dove la rivoluzione digitale, l’avanzamento dell’industria 4.0 e una crescente consapevolezza ambientale e dei cambiamenti climatici hanno trasformato la nostra quotidianità. Questi cambiamenti hanno aperto nuove opportunità di sviluppo e crescita, ma richiedono anche una formazione più avanzata, competenze elevate e un sistema che promuova e valorizzi il talento.

Un anno europeo delle competenze

Attualmente più di tre quarti delle imprese dell’Unione Europea (UE) incontrano difficoltà a trovare lavoratori qualificati, e secondo i dati di Eurostat solo il 37% dei lavoratori segue abitualmente corsi di formazione e aggiornamento. Inoltre, quattro cittadini europei su dieci non dispongono delle competenze digitali di base. Una sfida importante per le aziende, soprattutto per le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99% delle aziende in Europa!

È a questa sfida che l’UE ha voluto rispondere proponendo, nel maggio 2023, l’Anno europeo delle competenze. Annualmente, l’Unione Europea, proclama degli “anni europei” dedicati a particolari tematiche (ambiente, giovani, salute) al fine di mettere in risalto temi specifici su cui sensibilizzare l’opinione pubblica e incoraggiare il dibattito, anche a livello politico. Con quest’ultimo anno, l’European year of skills, l’UE ha voluto sottolineare l’importanza della formazione come elemento chiave per sfruttare le opportunità offerte dalla transizione verde e digitale e dare un nuovo slancio alle politiche per l’istruzione e la formazione permanente promuovendo la qualità e l’innovazione nei percorsi educativi.

Ma dedicare un anno non basta: serve un programma, servono investimenti, e servono opportunità.

Erasmus+: un programma per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa

Uno dei programmi principali dell’UE per promuovere e sostenere il talento, la formazione e le competenze, dalle scuole al mondo del lavoro, è il programma Erasmus+.

Il programma finanzia numerosi progetti per offrire una rete di opportunità per giovani, volontari, studenti, lavoratori. L’obiettivo è migliorare le competenze, aumentare l’occupabilità e favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, favorendo la collaborazione fra istituzioni educative e le imprese. Fra gli elementi al cuore del programma: l’inclusione sociale, la sostenibilità ambientale, la transizione verso il digitale e la promozione della partecipazione alla cittadinanza. Particolare importanza è riservata alla mobilità internazionale, intesa come opportunità di scambio e crescita fra i Paesi europei. Erasmus+ è un programma di punta dell’UE, che per il periodo 2021/2027 può contare su un budget di circa 28 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al periodo precedente.

Buone pratiche: talento e competenze in azione

Sono diversi i progetti sul nostro territorio che mostrano come sviluppare, e adoperare nuove competenze, possa aiutare a trovare nuove soluzioni a problemi o situazioni correnti, e creare opportunità per il futuro. Ne presentiamo alcuni, co-finanziati dal programma Erasmus+.

Con il progetto Tourism education of the future (Educazione al turismo del futuro), coordinato da APRO Formazione di Alba, l’obiettivo è creare opportunità di incontro tra le scuole e l’industria del turismo per ridurre quel divario di competenze, conosciuto come “skill gap”, che rallenta la piena integrazione di nuovi lavoratori nel settore.

Attraverso un percorso di formazione diversificato (corsi, seminari, incontri e scambi), il progetto mira ad aumentare le competenze digitali e professionali di studenti e insegnanti, senza trascurare le necessarie soft skills. L’intento è rendere la formazione professionale più adeguata alle esigenze del settore turistico, facilitando un accesso più rapido al mercato del lavoro e migliorando la qualità dell’offerta turistica locale.

Da Alba ci spostiamo a Torino, dove il progetto STEP – UP Supporting Tutor’s Educational and Professional Upgrade guidato dall’associazione CNOS-FAP Regione Piemonte, si concentra sul  “formare i formatori”, dedicandosi alla formazione dei tutor aziendali responsabili dei giovani in tirocinio, stage e apprendistato. Il progetto sviluppa un modello di “work-based learning” per migliorare le competenze pedagogiche dei tutor e incoraggiare l’inclusione di giovani provenienti da contesti svantaggiati.

Sempre a Torino troviamo il progetto EvolYou, coordinato da Volontariato Torino, dedicato a migliorare il livello di competenze e abilità chiave dei giovani in condizioni di svantaggio di età compresa tra i 15 e i 30 anni, attraverso un sistema di formazione e percorsi di mentoring intergenerazionali. Sono state infatti create occasioni di incontro e scambio fra giovani che hanno difficoltà a entrare nel mondo del lavoro, con conseguente rischio di emarginazione, e volontari più senior, che hanno messo a disposizione le loro conoscenze ed esperienze acquisite durante le loro carriere.

Prospettive future: le competenze come chiave per lo sviluppo sociale ed economico

La formazione e i giovani sono al centro delle attività di Fondazione CRC, che ha posto le competenze per l’innovazione e il futuro fra le tre principali sfide su cui si basa l’operato della Fondazione, insieme alla sostenibilità e alla comunità come chiave del benessere. Se allarghiamo lo sguardo, vediamo come la formazione, l’apprendimento permanente e l’acquisizione di nuove competenze siano anche una priorità regionale. Regione Piemonte ha infatti messo a punto specifiche politiche per la formazione professionale, la certificazione delle competenze professionali, l’orientamento e l’inclusione socio-lavorativa. Riconoscendo questi aspetti come cruciali per lo sviluppo sociale ed economico, è indispensabile disporre di investimenti e finanziamenti adeguati.

Tra le principali fonti di finanziamento troviamo non solo il programma Erasmus+, ma anche il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), i programmi Digital Europe, il Fondo Europeo di Adeguamento alla Globalizzazione per i lavoratori espulsi dal lavoro e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze non è solo una strategia per affrontare le sfide del presente, ma una necessità fondamentale per costruire un futuro sostenibile. Le risorse dedicate a migliorare la formazione e le competenze non rappresentano semplicemente una spesa, ma un investimento a lungo termine per società più preparate, innovative, inclusive e resilienti.

Le priorità regionali e nazionali, i programmi europei e iniziative come l’European Year of Skills hanno rappresentato, e continuano a rappresentare, un’importante opportunità per l’UE e per i Paesi membri per investire nell’istruzione e nella formazione, riconoscendoli come fondamentali motori per una crescita economica, sociale e sostenibile.

Per saperne di più

Superare i confini: la cooperazione territoriale fra le Regioni e i Paesi d’Europa

La Cooperazione Territoriale Europea (CTE), nota anche come INTERREG, è un programma dell’Unione Europea (UE) volto a favorire la collaborazione tra i Paesi e le Regioni europee. Concentrandosi principalmente sullo sviluppo di infrastrutture, servizi e politiche condivise tra le Regioni e i Paesi confinanti, la CTE mira a promuovere la crescita economica, la sostenibilità ambientale e la coesione sociale e territoriale.

Dove c’è un confine può esserci cooperazione

La storia della CTE, o INTERREG, inizia negli anni 90: siamo agli albori del mercato unico, e lo scopo della cooperazione transfrontaliera è quello di ridurre gli ostacoli, fisici, burocratici e politici, alle relazioni e agli scambi fra Stati dell’UE- all’epoca meno di 15. Nel corso degli anni la missione e l’area di attività della CTE si estendono: aumentano i Paesi membri dell’UE, partono i primi programmi di cooperazione con i paesi dell’Europa dell’est, e successivamente la CTE diventa parte integrante della politica di coesione, ovvero quella politica comunitaria volta a ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali tra le regioni dell’UE.

Incontrare INTERREG

Capita, a volte, davanti a palazzi storici recentemente ristrutturati, all’ingresso di una strada che prima non c’era, all’inizio di un nuovo percorso per biciclette in montagna,

di trovare una targa che riporta “realizzato grazie al contributo di INTERREG”, con il logo dell’Unione Europea.

Queste targhe sono indizi dell’attività del programma INTERREG, grazie al quale vengono finanziate azioni volte a migliorare i trasporti, le connessioni e la mobilità tra aree confinanti, a sviluppare servizi comuni (culturali, turistici, educativi) e promuovere lo scambio di esperienze e il trasferimento di buone prassi.  Ciò che rende il programma unico è che queste azioni avvengono fra Paesi e Regioni che condividono confini o “sfide” (ambientali, sociali, infrastrutturali) comuni.

Il territorio e INTERREG: reti, cambiamenti, sviluppo

La nostra Regione è coinvolta in diversi tipi di progetti di cooperazione territoriale. I progetti più numerosi riguardano l’area transfrontaliera, in particolare i territori fra Italia e Francia e Italia e Svizzera. Ci sono però anche progetti che si estendono al di là dei confini regionali, abbracciando territori più vasti, come l’intero spazio alpino (programma Alpine Space) o l’Europa Centrale (Central Europe).

Per capire gli impatti delle iniziative INTERREG, dobbiamo guardare ai risultati raggiunti finora dai progetti finanziati. Concentrandoci sul programma Italia-Francia, particolarmente rilevante per la nostra Regione e la nostra provincia, vediamo come i progetti finanziati hanno interessato territori diversi e affrontato temi diversi. Alcuni esempi?

C’è il tema dell’arte, con il progetto PROSPETTIVE, grazie al quale sono stati organizzati eventi e seminari per diffondere conoscenza sui temi del cambiamento climatico attraverso l’arte. Il progetto ha interessato i territori di Torino, Cuneo e Alpes-Maritimes.

Ci sono i temi dell’agricoltura e dell’agroindustria, con il progetto ANTES, grazie al quale sono state sviluppate e attuate iniziative per supportare la filiera agricola locale specializzata in fiori, vino, ed erbe aromatiche. Attraverso attività di promozione e formazione rivolte alle piccole e medie imprese, il progetto ha favorito lo sviluppo dei settori delle piante aromatiche e dei fiori eduli, anche incoraggiando l’inserimento lavorativo di giovani.

C’è il tema del turismo, con i progetti VERMENAGNA-ROYA II e il nuovoVERMENAGNA-ROYA III. Attraverso questi progetti è stato possibile creare, all’interno delle stazioni e nei borghi attraversati dalla linea ferroviaria della Cuneo-Ventimiglia-Nizza, un percorso multimediale e innovativo per far conoscere il territorio: una serie di spazi immersivi, reali e virtuali, e installazioni multimediali raccontano ai viaggiatori la storia della linea Cuneo-Ventimiglia-Nizza. Una volta a bordo del treno, i visitatori possono continuare l’esperienza grazie a un kit di viaggio completo di mappa, bussola e audioguide scaricabili, che li guiderà alla scoperta tutte le particolarità dell’itinerario.

Qualche dato sulla CTE nella programmazione precedente

La Cooperazione Territoriale Europea viene programmata in settennati. Nel periodo 2014-2020, sono stati 1779 i progetti finanziati da programmi di cooperazione territoriale europea, per un totale di quasi 3 miliardi di euro. La partecipazione italiana è stata importantissima: su 1779 progetti, 1657 (pari al 93%) hanno visto la partecipazione di partner italiani.

I Programmi Italia-Austria e Francia-Italia Alcotra, che vedono in prima fila Regione Piemonte, sono stati quelli con il maggior numero di progetti finanziati, 171 e 158 rispettivamente.

La nostra Regione è la prima in Italia per numero di partner che hanno partecipato a progetti INTERREG (n.229) e seconda per risorse assegnate: € 126.587.729, su un totale € 1.118.289.036,36.

Come abbiamo visto, i progetti INTERREG coprono una ampia gamma di aree (obiettivi tematici, in gergo tecnico): dall’ambiente ai trasporti, dal cambiamento climatico all’innovazione, dall’occupazione all’istruzione. L’obiettivo tematico a cui sono state dedicate più risorse è stato quello relativo all’ “Ambiente ed uso efficiente delle risorse”. Regione Piemonte è stata la prima Regione in Italia per risorse ottenute su questo obiettivo (53 Milioni di euro), confermando l’impegno del territorio per la protezione dell’ambiente.

Per saperne di più:

La montagna, in bicicletta: la proposta del progetto Velo-PLUF!

Abituati a muoverci velocemente per raggiungere le nostre destinazioni, spesso dimentichiamo di apprezzare la bellezza del paesaggio circostante. E se scegliessimo di viaggiare più lentamente preferendo la bicicletta all’auto? Oggi vi raccontiamo Velo-PLUF!, un progetto europeo del Comune di Saluzzo che propone di ampliare l’offerta turistica per le famiglie in montagna tra Italia e Francia unendo sei Unioni Montane del territorio piemontese e tre enti del territorio francese.

Velo-PLUF! La famiglia in bicicletta

L’idea alla base del progetto Velo-PLUF!, finanziato nell’ambito del programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia (ALCOTRA), è quella di promuovere un’idea di viaggio che inviti a immergersi nella natura, nella storia e nella cultura del territorio, privilegiando gli spostamenti in bicicletta per scoprire il territorio montano intorno al Monviso, in un’area che abbraccia le Hautes-Alpes, le Alpi dell’Alta Provenza e la provincia di Cuneo. Il progetto si rivolge in particolare alle famiglie con bambini, attente a trovare soluzioni di soggiorno family friendly che offrano possibilità di divertimento con e per i più piccoli, a contatto con la natura in un ambiente sicuro.

Fra i principali obiettivi ci sono quelli di creare aree attrezzate lungo tutti i percorsi ciclabili disponibili e di organizzare servizi di animazione e intrattenimento, proponendo un programma completo di eventi estivi. 17 saranno infatti le nuove aree ludico-tematiche realizzate e attrezzate con postazioni di gioco per bambini, due bike park destinati a bambini e ragazzi e due interventi di infrastrutturazione su percorsi ciclabili già esistenti. Le aree gioco saranno realizzate in valle Po, a Paesana, in valle Infernotto, a Bagnolo Piemonte, e in valle Grana, a Caraglio, e in valle Stura; i bike park, con postazioni gioco, saranno realizzati in valle Varaita. Infine, gli interventi di infrastrutturazione verranno effettuati in valle Maira, sulla ciclovia della bassa valle Maira e sul percorso Alta Maira Bikers.

Il progetto propone non solo nuove attrezzature, ma anche attività di animazione territoriale estive dedicate ai più piccoli e alle famiglie, sarà infatti creato un gioco-avventura sul formato degli “escape game”, su modello del precedente “Pluf! Gioca con le terre del Monviso”.

Il progetto Velo-PLUF! crede nel turismo lento, ad alta quota, che permette ai visitatori di vivere più consapevolmente il patrimonio paesaggistico, artistico e gastronomico delle terre del Monviso.

 

Nuove reti per il futuro della montagna

Iniziato nel maggio 2023, Velo-PLUF! prende forma da due iniziative precedenti che hanno interessato lo stesso territorio: il progetto PLUF! e il progetto Vélo-Viso. PLUF! si è rivolto agli operatori turistici locali, promuovendo il turismo familiare, mentre Vélo-Viso ha sviluppato percorsi cicloturistici transfrontalieri, da Saluzzo a Serre-Ponçon.

Velo-PLUF! ha unito queste due anime progettuali coniugando l’offerta turistica outdoor con nuove proposte per le famiglie e lavorando sulla costruzione di reti sul territorio, attraverso il coinvolgimento delle comunità montane, degli uffici del turismo e di alcuni Comuni parte dei precedenti progetti. Questa zona transfrontaliera ha infatti una lunga storia legata al ciclismo – molti percorsi previsti dal Tour de France e dal Giro d’Italia sono stati realizzati sui valichi di montagna di questi territori. Quest’anima transfrontaliera si ritrova anche nell’evento “Scalate leggendarie nelle Terre del Monvisoche vedrà la sua terza edizione nell’estate 2024. Una vera e propria manifestazione di nove giorni per gli amanti del ciclismo, che potranno percorrere su due ruote strade storiche e ricche di fascino nelle valli Stura, Grana, Maira, Varaita,

Po-Bronda e Infernotto, in provincia di Cuneo. L’evento avverrà parallelamente all’analoga iniziativa dal lato francese, la Tournée des Grand Cols. Altro importante appuntamento promosso da Velo-PLUF! è il Tour du Lac, un giro del lago di Serre-Ponçon che si è tenuto a settembre dell’anno scorso su varie tipologie di bicicletta, come MTB, gravel e bici da strada. Tutti gli appuntamenti e il progetto in generale sono stati presentati allo scorso Outdoor Festival Terres Monviso, che si è tenuto a marzo a Saluzzo.

Il progetto si inserisce all’interno della strategia di valorizzazione del patrimonio territoriale e umano delle comunità del Monviso, che prevede un programma di iniziative promosse sempre in ambito INTERREG dal PITer (Piano Integrato Territoriale),  Terres Monviso. Questo territorio, che può contare su radici comuni per storia e cultura, vede le istituzioni locali, le Unioni montane e altri enti, impegnati a lavorare insieme sui temi del cambiamento climatico, dell’economia verde, della ricerca e dello sviluppo turistico, sociale e culturale.

Strade da percorrere e direzioni future

La montagna transfrontaliera, è collaborazione, comunità e convivenza. Per capire meglio le modalità di condivisione del territorio fra più attori è nata l’indagine “Come conciliare gli usi della montagna?” Attraverso due questionari online, uno rivolto a chi frequenta la montagna e uno indirizzato ai professionisti del settore turistico e agli amministratori locali, si indaga se fra tutti coloro che si trovano a vivere, frequentare o lavorare in montagna esistano situazioni di conflitto o difficoltà che potrebbero essere affrontate o ridotte mediante specifiche iniziative di sensibilizzazione e mediazione. Gli esiti diventeranno una strategia migliore per la condivisione di spazi e risorse fra tutti coloro che frequentano le valli del Monviso, dai residenti ai turisti, ma anche gli operatori turistici, coltivatori e allevatori.

Per saperne di più:

https://www.interreg-alcotra.eu/it/velo-pluf-la-famiglia-bicicletta

https://www.alcotra-pluf.com/

Informazioni tecniche

Nome del Progetto:
“Velo-PLUF! – La famiglia in bicicletta
Partenariato:
Capofila

Comune di Saluzzo (IT)

Partner

Communauté de communes Serre-Ponçon (FR)
Communauté de communes du Guillestrois et du Queyras (
FR)

Office de Tourisme du Guillestrois et du Queyras (FR)
Unione Montana Valle Varaita
(IT)
Unione Montana Valle Maira
(IT)
Unione Montana Valle Grana
(IT)
Unione Montana Valle Stura
(IT)
Unione Montana dei Comuni del Monviso
(IT)
Unione Montana Barge-Bagnolo Piemonte
(IT)

Nome della call
ALCOTRA 2021-2027 Bando “Transizione” Progetto n. 8452 VéloPLUF!
Budget totale
  Budget totale
ITALIA 592 106,39
FRANCIA 183 200
TOTALE 775 306,39
Contributo CRC (Misura Progettazione) 4.000

Durata

       29.05.2023-02.11.2024