da Raffaello
a Bernini
Storia di una collezione
Che fame! Sono alla ricerca di alberelli e trifogli da sgranocchiare…ma devo sbrigarmi! O i custodi si accorgeranno che sono scappata dalla sala del museo! Ehi ma quanti visitatori, curiosi di vedere la mostra ospitata in queste meravigliose sale. Benvenuti! Mi presento, sono la capra Amaltea, una guida un po’ insolita…non trovate? Non preoccupatevi, sono molto preparata sugli artisti e le opere che incontreremo durante il nostro percorso, tutte provenienti dalla Galleria Borghese di Roma. Torneremo indietro nel tempo, fino a 500 anni fa, per conoscere una delle famiglie più importanti di quel periodo: i Borghese. Ne avete mai sentito parlare? Dovete sapere che due personaggi, legati a questa ricca e potente famiglia, erano appassionati di arte e conoscevano tutti gli artisti più importanti dell’epoca. Scommetto che siete curiosi di scoprire di più su questa vicenda…e allora andiamo, il nostro viaggio comincia! Il mio spuntino può aspettare.
Cercate il simbolo di una capra accanto alle opere che osserveremo insieme.
Prima però, ascoltate un racconto sulla villa Borghese.
La Villa Borghese
Tutti i capolavori di questa splendida mostra sono conservati in un Museo…ma che dico! Un prezioso scrigno di tesori, che tutti possono ammirare: la galleria Borghese. Si trova a Roma, ci siete mai stati? È circondata da un enorme parco, il “cuore verde” della città. La sua pianta, infatti è a forma di cuore. Ci sono tantissimi arbusti, erbette rigogliose, alberi da frutta…mmmmh, la mia pancia brontola! Ma non devo distrarmi, torniamo al racconto. La villa viene costruita all’inizio del 1600 e la sua facciata luminosa è decorata con sculture antiche. Per farvi capire meglio la sua architettura elegante e maestosa, avviciniamoci al primo dipinto qui esposto, che rappresenta proprio una Veduta di villa Borghese. Come vi dicevo, il suo nome è legato ad una famiglia molto importante, da cui proviene addirittura un papa! Sto parlando di Camillo Borghese, meglio conosciuto con il nome di Paolo V, che diventa papa nel 1605 e inizia a costruire molte opere importanti per la città di Roma. Ma, soprattutto, dà vita ad una delle collezioni più ricche della storia dell’arte! Non fa tutto questo da solo, ma con l’aiuto di suo nipote: il cardinale Scipione Borghese. Cercate ora il mio simbolo con il numero 2.
Il sonno di Gesù, 1591, olio su rame, cm 43 x 33
Ssssssh! Fate piano! Non disturbate il sonno di Gesù. Anche il personaggio che vedete nel dipinto, a sinistra, con il suo gesto ci dice di fare silenzio. Lo avete riconosciuto? È san Giovannino, mentre dietro di lui c’è santa Elisabetta. Accanto, invece, Maria che copre con dolcezza il suo bambino, e Giuseppe. Sopra le loro teste svolazzano due angioletti. Dovete sapere che il gesto del piccolo Giovanni è un simbolo, ovvero nasconde un significato religioso ben preciso, un messaggio per noi visitatori: la Verità si rivela nel silenzio. Se c’è confusione, quindi, non riusciamo ad ascoltarla. Alla fine del Cinquecento moltissimi dipinti rappresentavano, attraverso i gesti e i comportamenti dei suoi protagonisti, insegnamenti religiosi. Erano come pagine di un libro, da leggere per trovare i suoi significati nascosti! L’artista che ha realizzato quest’opera si chiama Lavinia Fontana. Volete scoprire la sua storia? Allora ascoltate il prossimo commento.
Chi era Lavinia Fontana?
Lavinia Fontana nasce a Bologna nel 1552, quasi 500 anni fa! Non è straordinario che dopo tutto questo tempo sentiamo ancora parlare di lei? Per un’artista donna non era facile raggiungere il successo nel proprio lavoro, perché doveva dedicarsi soprattutto agli impegni di casa e di famiglia. Pensate che Lavinia aveva avuto 11 figli! Era una mamma molto impegnata, ma è riuscita ad affermarsi come pittrice. Anche suo padre Prospero era un pittore ed è stato il suo primo insegnante; poi, come si dice, l’allieva ha superato il maestro! Non a caso Lavinia può essere considerata la prima artista professionista della storia dell’arte.
Ora andiamo a cercare insieme la prossima opera.
Ritratto di uomo, 1502-1504, olio su tavola, cm 46 x 31
Eccoci davanti al Ritratto di un uomo del Cinquecento: ha uno sguardo serio, non trovate? L’autore di questo dipinto è Raffaello Sanzio, uno degli artisti più conosciuti del Rinascimento! Anche lui è figlio d’arte, vuol dire che suo padre era un pittore e gli ha insegnato il mestiere ma – proprio come nel caso di Lavinia Fontana – possiamo dire che l’allievo ha superato il maestro! Il padre, però, non è stato il suo unico maestro, la maggior parte della sua formazione avviene presso la bottega di un altro grande artista, il Perugino, il cui vero nome era Pietro Vannucci. Raffaello, dunque, studia molto e si impegna tantissimo nel suo lavoro, dimostrando ben presto un talento unico. A bottega gli artisti imparavano a padroneggiare al meglio la tecnica pittorica anche copiando i grandi maestri e, lentamente, sviluppavano uno stile personale, fino a ricevere i primi lavori autonomi. Gli anni trascorsi a Roma, a partire dal 1508, rappresentano per Raffaello l’occasione per maturare uno stile inconfondibile. Nelle sue opere tutto diventa leggiadro e delicato, come i lunghi capelli di questo personaggio o i lineamenti del suo volto.
Il nostro viaggio continua, andiamo a scoprire il prossimo dipinto.
Ritratto di Frate Domenicano (San Domenico), 1565-1569 circa, olio su tela, cm 97 x 80
Chi è questo personaggio incappucciato? Non lo sappiamo con certezza, ma possiamo vedere che indossa abiti tipici di un religioso: una tonaca bianca coperta da un mantello nero. Sono proprio questi i colori che dominano nel quadro – il bianco e il nero – in cui si alternano ombre e luci. Non è facile rappresentare questi dettagli in un dipinto, ma Tiziano ci riesce con grande abilità. Sto parlando di uno dei pittori veneti più importanti della storia dell’arte! La sua data di nascita è avvolta nel mistero, ma sappiamo che si è formato a Venezia e diventerà talmente famoso, da ritrarre per ben due volte l’imperatore Carlo V. Non a caso, è proprio il ritratto il genere pittorico in cui la sua bravura raggiunge grandi risultati. Lo stile pittorico di Tiziano si basa sulla centralità del colore e sulla potenza espressiva della luce che, in questa tela, illumina il volto del frate e il suo sguardo pensieroso.
È arrivato il momento di ascoltare un approfondimento per conoscere la figura del collezionista.
Chi è un collezionista?
Avete mai sentito parlare di un collezionista? Chissà se, nel vostro piccolo, anche voi lo siete. Magari vi piace collezionare carte da gioco, figurine, giocattoli particolari e quando trovate un pezzo raro siete al settimo cielo! Anche Scipione Borghese e suo zio, papa Paolo V, erano collezionisti appassionati di opere d’arte. Come vi ho detto, tutte quelle esposte qui in mostra appartenevano alla loro famiglia e, in alcuni casi, per acquistarle zio e nipote hanno vissuto vere e proprie avventure rocambolesche. Non tutti i collezionisti sono disposti a fare degli scambi, non è vero? Per qualsiasi collezione che si rispetti, ci vuole uno spazio dove custodirla con cura. In questo caso si tratta della Galleria Borghese, uno dei musei più visitati al mondo! In quell’epoca collezionare o possedere dipinti e sculture significava essere un personaggio importante, rispettato da tutti.
Ora andiamo, la prossima opera ci aspetta!
Danza Campestre, 1601-1602 circa, olio su tela, cm 81 x 99
Questo dipinto di Guido Reni ci dà il benvenuto nella sezione della mostra dedicata al Barocco; conoscete questa corrente artistica? Dovete sapere che questa parola nasce con un significato negativo, come sinonimo di bizzarria e di esagerazione. Durante il Seicento, il gusto barocco si diffonde da Roma in tutta Europa e l’arte diventa lo strumento più importante utilizzato dalla Chiesa per comunicare con i suoi fedeli. Architetti, pittori e scultori sono incaricati di realizzare opere magnifiche, sontuose e spettacolari per commuovere e attirare l’attenzione dei fedeli. Non è straordinario? L’arte seicentesca non ha più come punti di riferimento l’armonia e le proporzioni, come nei secoli precedenti, ma cerca di suscitare emozioni.
E allora…quale emozione provate osservando questo dipinto? Ci troviamo in campagna, circondati da un paesaggio ricco di alberi e cespugli rigogliosi…ops, mi sono distratto…la fame sta prendendo il sopravvento! I personaggi rappresentati sono seduti in cerchio, mentre al centro una coppia sta danzando, accompagnata dalla musica di alcuni strumenti musicali. Riesci a trovarli?
Quando sarai pronto, trova la prossima opera…ti do un indizio: non si tratta di un quadro!
La capra Amaltea, ante 1615, marmo, altezza cm 45
Eccovi, bravissimi! Questa senza dubbio è la mia opera preferita! Sapete perché? È dedicata a me, sono proprio io la protagonista: la capra Amaltea! Il bambino sdraiato sul mio morbido manto è Zeus, il padre di tutti gli Dei. La leggenda narra che suo padre Crono, dopo aver saputo da una profezia che uno dei suoi figli l’avrebbe spodestato, decide di divorarli tutti. Sua madre Rea, però, vuole salvare almeno uno dei suoi piccoli. Partorisce, quindi, di nascosto sull’isola di Creta – in Grecia – e, al posto di Zeus, consegna al suo perfido marito una grossa pietra avvolta in fasce. Il bambino, protetto dai pastori dell’isola, viene allevato in una grotta…indovinate da chi? Ma da me naturalmente! Alle mie spalle, invece, si trova un piccolo fauno – una creatura dei boschi – che beve il mio latte da una ciotola.
L’autore di questa scultura in marmo rappresenta una delle personalità più importanti del barocco italiano: Gian Lorenzo Bernini, scultore ma anche architetto, pittore, scenografo e disegnatore. Insomma…un artista tuttofare! Per la precisione dei dettagli, le sue opere sembrano prendere vita, animate dal movimento e dai gesti dei protagonisti, conservando una perfetta armonia.
Anche la prossima opera è di Bernini, l’ultima del nostro percorso. Ci vediamo lì!
Autoritratto in età matura, 1635-1640 circa, olio su tela, cm 53 x 43
Eccolo qui il nostro Gian Lorenzo, questo è un suo autoritratto, di quando aveva circa 40 anni. C’è una grande differenza tra il ritratto e l’autoritratto: nel primo caso, disegniamo o dipingiamo il volto e la figura di un’altra persona. Nel secondo, invece, raffiguriamo noi stessi. Ne avete mai realizzato uno? In questa opera, in particolare, l’artista rivela una grande maestria, soprattutto nella rappresentazione del suo volto. Il suo sguardo appare molto autorevole, ci guarda dritto negli occhi senza esitazioni. Dovete sapere che Bernini realizza ritratti anche in marmo, come nel caso di quello che raffigura il cardinale Scipione, custodito sempre nella Galleria Borghese.
Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio alla scoperta dei capolavori della collezione Borghese. Qual è l’opera che vi è piaciuta di più? Potrete disegnarla quando tornerete a casa, a modo vostro, e sentirvi così “artisti per un giorno”. Devo proprio andare, è arrivato il momento del mio spuntino! Ciao!