Arte povera e sperimentazione musicale: Enrico Perotto dialoga con Gianluca Verlingieri
Musica, arti visive, plastiche e performative: come dialogano e come si influenzano reciprocamente in un periodo, quello a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, in cui tutta l’arte
viene messa in discussione e ripensata nei suoi obiettivi e negli stessi materiali utilizzati?
Prendendo spunto dalla mostra “Giuseppe Penone. Incidenze del Vuoto“, in corso nel Complesso Monumentale di San Francesco, lo storico dell’arte Enrico Perotto e il compositore Gianluca Verlingieri sabato 7 dicembre alle 17, presso lo Spazio Incontri Fondazione CRC (via Roma 15, Cuneo) ci accompagneranno in un viaggio fatto di immagini e suoni attraverso i luoghi, i personaggi e gli eventi che hanno accompagnato la nascita e gli sviluppi del fenomeno culturale dell’Arte Povera e le ricerche musicali di avanguardia dell’epoca.
A partire dagli anni Sessanta si moltiplicano nel nostro paese le mostre in cui si manifestano nuove riflessioni che intendono denunciare la difficile relazione tra individuo e società. Di quel fermento creativo, che il critico Germano Celant definì Arte Povera, fanno parte giovani artisti quali Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, impegnati in operazioni eterodosse rispetto alle forme correnti dell’arte del loro tempo e portati con naturalezza a confrontarsi con l’inclusione nelle loro opere di materiali “poveri”, prelevati dalla vita quotidiana, caricando la propria opera di motivazioni critiche e ideologiche.
Negli stessi anni, nel campo della sperimentazione musicale, alcuni artisti-musicisti cercano di superare l’involuzione intellettualistica e accademica di alcuni esponenti di spicco delle avanguardie artistico-musicali che li hanno preceduti e che continuano ad arroccarsi su posizioni caratterizzate da un crescente dogmatismo. Per uscire dai confini troppo ristretti di un tale radicalismo elitario, si preferisce la spontaneità del fare rispetto alla sopravvalutazione del pensare e ci si rivolge maggiormente al sociale e alle ideologie legate al disagio giovanile, alla rivolta contro il militarismo, alle contestazioni studentesche e operaie. La musica, come l’arte, scende in strada in mezzo alla gente e diventa situazione reale, contingente, quotidiana, da vivere insieme alle persone di ogni strato sociale, a cominciare dai più bassi. La musica diventa “povera”: non è più principalmente idea e luogo mentale, bensì azione e realtà dei fatti, ed esiste solo se è suonata e ascoltata.
Nel corso della serata le immagini delle opere dei principali esponenti dell’Arte Povera (Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio) si alterneranno a filmati e ascolti di performance e brani musicali di artisti come Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti e altri esponenti del movimento Fluxus.
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