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Ambiente, cambiamento climatico e un nuovo patto: perché la sostenibilità passa per l’Europa

Ambiente, cambiamento climatico e un nuovo patto: perché la sostenibilità passa per l’Europa

L’Unione Europea (UE) ha da tempo riconosciuto l’importanza della tutela ambientale e della sostenibilità. Negli ultimi decenni, ha sviluppato una serie di politiche e iniziative volte a combattere il cambiamento climatico, proteggere la biodiversità e favorire la transizione energetica, adottando una politica di sostenibilità basata sulla collaborazione fra Paesi, Regioni e territori.

Un piano verde per l’Europa: il Green Deal (e altre misure)

Uno dei pilastri delle politiche ambientali dell’UE è il Green Deal europeo, lanciato nel dicembre 2019. Il piano, molto ambizioso, mira a rendere l’Europa un continente a impatto zero entro il 2050 attraverso una transizione verde, che mantenga la competitività dei Paesi (e delle loro aziende) ma che permetta di proteggere e preservare l’ambiente.  Fra le misure previste: riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, adattamento e resilienza al cambiamento climatico, aumento dell’efficienza energetica e incremento dell’uso di energie rinnovabili​.

Oltre al Green Deal, l’Europa ha adottato numerose altre iniziative per tutelare gli ambienti naturali e contrastare il degrado degli ecosistemi. Queste includono l’espansione delle aree protette e la promozione dell’agricoltura sostenibile.  Ecosistemi sani, infatti, non solo preservano le risorse naturali, ma permettono di mitigare, se non di prevenire, disastri naturali.

Una parte rilevante della strategia comunitaria concerne la transizione energetica, intesa come lo sviluppo e l’adozione di energie rinnovabili, come l’eolica e la solare. Al momento in Italia il 19% dell’energia deriva da fonti rinnovabili: un buon risultato, simile a quello della media UE (23%) ma ancora lontano da quello della Norvegia (75%) e della Svezia (66%).

Un altro aspetto cruciale delle politiche ambientali dell’UE, messo in rilevanza nel green deal, è l‘economia circolare, ovvero l’applicazione di una serie di misure per migliorare il ciclo di vita dei prodotti, ridurre i rifiuti e promuovere il riciclaggio. Questo approccio non solo contribuisce alla sostenibilità ambientale, ma crea anche nuove opportunità economiche e posti di lavoro​. La Regione Piemonte ha riconosciuto il modello dell’economia circolare come fondamentale nella propria Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile.

Il cambiamento climatico e le politiche ambientali per contrastarlo impattano molto il mondo del lavoro: se, da una parte, si creano nuove opportunità di impiego, dall’altra molte aziende – e molti lavoratori- rischiano di trovarsi in grosse difficoltà, con nuove regole a cui sottostare e cambiamenti strutturali.  Un equilibrio delicato e difficile, quello fra lavoro e competitività e protezione ambientale. Per questo sono stati sviluppati una serie di misure di investimento e finanziamento come il Fondo per una transizione giusta e il Fondo sociale per il clima.

Focus sull’acqua

In Europa oltre l’85% dei luoghi in cui è possibile fare il bagno ha una qualità dell’acqua altissima, e il 90% delle acque di scarico viene gestito in linea con i criteri e gli standard europei. Buone notizie? Certo, ma i rischi non mancano. Negli ultimi anni, circa il 40% della popolazione europea ha avuto danni per la siccità, che ha interessato poco meno di un terzo del territorio europeo. Anche in Piemonte ne sappiamo qualcosa: l’inizio del 2024 ha visto le temperature medie regionali al di sopra della media, e le piogge (o nevicate) sono state inferiori del 25% rispetto alla media.

Siamo quello che mangiamo

Nei Paesi dell’UE, soprattutto nel nostro, la qualità del cibo e delle materie prime è fondamentale.

L’Italia, con più di 800 prodotti, è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica.

Se da un lato l’agricoltura biologica e gli allevamenti più attenti al benessere animale stanno aumentando, coltivazioni e allevamenti intensivi sono ancora molto presenti, e sono responsabili di larga parte dell’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria.  Considerando queste nuove sfide, è ancora più urgente ripensare l’agricoltura e i sistemi alimentari per renderli resilienti e sostenibili.

L’UE prova a rispondere con una strategia (e una serie di investimenti) dal nome molto chiaro: “Dalla fattoria alla forchetta”.  La strategia punta a rendere e la produzione di cibo più sostenibile mantenendola, al contempo, accessibile. Infatti, se lo spreco di cibo è un fenomeno ben presente, e molto preoccupante, in UE circa 37 milioni di persone hanno difficoltà ad accedere regolarmente a un pasto di buona qualità.

One health: l’importante è la salute, di tutti e di tutto

La nostra salute è la priorità, ma lo è anche quella degli animali e dell’ambiente che ci circonda.

Deforestazione e cambiamento climatico impattano enormemente sulla vita e sulla salute degli animali, il cui habitat è cambiato profondamente. Più del 60% delle nuove malattie infettive ha origine dagli animali. Molti batteri, virus e parassiti responsabili di queste malattie possono essere resistenti agli antibiotici, dando vita ad una delle sfide più grandi per la salute, animale ed umana.

Con il principio di “one health”, una salute, si intende quell’approccio integrato e di insieme che riconosce la salute umana, degli animali e dell’ambiente (piante ed ecosistemi) come strettamente connesse e interdipendenti. È sostenendo quest’approccio che l’UE promuove un grande lavoro di coordinamento multilivello, nazionale, regionale e internazionale per prevenire, identificare e monitorare le minacce esistenti ed emergenti e ridurne la diffusione.

Passi avanti, ma la strada per la sostenibilità è ancora lunga

Ci sono molti esempi di progetti e buone pratiche in ambito di sostenibilità, e molti proprio nel nostro territorio, finanziati sia localmente che con risorse europee.

Per esempio CClimaTT, un progetto INTERREG – ALCOTRA che punta a coinvolgere gli attori territoriali nella lotta al cambiamento climatico nell’area transfrontaliera che comprende i Parchi nazionali Mercantour ed Ecrins in Francia e, in Italia, le aree protette delle Alpi Marittime e del Parco fluviale Gesso e Stura e l’area delle Colline del Barolo, riconosciuta sito UNESCO.

C’è Val d’Oc, un altro progetto INTERREG ALCOTRA, dedicato al ripristino di una coltivazione tipica- la castanicoltura da frutto- allo scopo di salvaguardare il territorio e di sviluppare una filiera di mercato. Il progetto è guidato dall’Unione Montana Valle Stura.

Ancora, il progetto BeyondSnow, un INTERREG ALPINE SPACE, che mira ad accrescere la resilienza, climatica e sociale, del turismo della neve. Fra i molti partner, italiani, francesi, svizzeri, sloveni e tedeschi, il Comune di Torino ed il Politecnico rappresentano la Regione Piemonte.

Infine, il progetto CLIMate Adaptation for the PO river basin district, un progetto LIFE che coinvolge numerosi attori, fra cui Regione Piemonte, dedicato a migliorare l’adattamento climatico nel distretto del fiume Po attraverso una gestione “smart” delle risorse idriche e l’implementazione delle misure della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici.

L’Unione Europea è all’avanguardia nelle politiche ambientali, con un impegno forte e continuo verso la sostenibilità. Dal green deal, passando per la protezione delle risorse naturali e la biodiversità, agli investimenti per la transizione energetica e l’economia circolare, l’UE sta lavorando per un futuro più verde e resiliente. È tuttavia solo con l’impegno, sia individuale che globale, che davvero si può sperare in un futuro più sostenibile, per le generazioni di oggi e quelle future.

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